Anno 2025: Dante Alighieri è tornato, ma non come se lo immaginavano gli accademici, i dantisti accaniti e Roberto Benigni. È tornato come trend su TikTok, con un audio di “Tanto gentile e tanto onesta pare” che rimbalza tra balletti idioti e musica di Lana Del Rey. Come prevedibile, si è scatenata la guerra civile tra i paladini della “cultura seria” e quelli che semplicemente vogliono divertirsi. In mezzo al campo di battaglia, Edoardo Prati sorseggia un thè e si lancia in un attacco ai moralisti, a chi crede che il sommo poeta debba rimanere rinchiuso nei manuali di scuola a prendere polvere, lontano dai sociale. Pars destruens, ok, ma un dubbio viene: non sarà che Prati difende i social perché gli hanno fatto fare fortuna? “State facendo del male alla cultura” dice, ma in fondo la domanda ontologica sul male vale ancora: è assenza di bene o è un'entità a sè stante? Portare Dante su TikTok farà davvero in modo che qualcuno si appassioni alla Commedia, oppure è l'ennesimo riempitivo farlocco che occupa il vuoto cognitivo di persone che, al posto di guardare un video, potrebbero aprire un libro?
Vero è, come dice Prati, che c'è una categoria di persone che vive per sentirsi superiore. Quelli che, se leggi Dante senza aver preso almeno un dottorato in filologia, ti guardano come se avessi bestemmiato in chiesa. Il declino culturale è distopia o realtà? “Non siete le vestali del sacro cuore della cultura”, ringhia Prati contro chi critica il trend di TikTok perché “non c’è lo studio dietro”. È vero, magari chi usa l’audio di Dante non sa nemmeno chi sia Beatrice, e che il povero Virgilio sia soltanto uno spin-off. La poesia, dice Prati, non è una materia da museo: “La donna mia quando l’altrui saluta lo abbiamo provato tutti, perché siamo umani”. Giusto, ma perché nelle ore di italiano non insegnano direttamente Tony Effe, che anche lui spiega i sentimenti umani e parla di donne sue e donne altrui che altri altrui salutano? Prati val bene un neologismo, anche se come neologismo non è un granché: cooltura. Diventare strafighi parlando di letteratura, un po' quello che criticava lo stesso Prati, senza farla davvero. Perché anche Baricco ai tempi era un teen idol, ma contemporaneamente scriveva dei libri della madonna. Ma dicendo questo continuiamo a girare intorno all'aporia di partenza: cos'è la cultura?
E qui veniamo al punto: accostare Dante a Lana Del Rey, per molti, è uno scandalo. “Ma come si fa?” dicono. Eppure, Prati ribatte con una semplicità disarmante: perché no? Perché la cultura deve essere sempre trattata come qualcosa di sacro e intoccabile? Il letterato più letterario dei social, che sono l’antiletteratura, racconta di come lui stesso si sia innamorato dell’audio virale: “Cammino per le strade ascoltando Lana Del Rey con Dante recitato sotto e mi sento Maria Callas”. Una confessione che farebbe resuscitare sia Aristotele Onassis che l'omonimo filosofo di Stagira, soltanto per farli svenire entrambi. La cultura, dice Prati, è un diritto universale. “Il diritto di emozionarsi deve essere aperto a tutti”, spiega. Ma siamo sicuri che le emozioni siano cultura? Ed eccolo il colpo finale, che Prati lancia come una frecciata velenosa: “Non vi va giù che la gente si diverta”. Ecco cosa c’è sotto, il vero scandalo. L’idea che qualcuno possa accostare la cultura al divertimento. Che si possa leggere Dante senza sentirsi in dovere di farsi venire il mal di testa. Contemporaneamente, però, dopo aver assimilato la cultura alle emozioni, adesso Prati la identifica col divertimento. Epicuro sarebbe d'accordo: ridere, e insieme filosofare. Ammesso che un Dante featuring Lana Del Rey serva anche alla seconda, e non soltanto alla prima, altrimenti tutto il ragionamento decade. Un passaggio, nel discorso di Prati, è rivelatore: tutta la critica borghese sullo svilimento della cultura, questa volta contro Dante su TikTok, “è quello che state facendo pesare a me da due anni a questa parte”. Eccoci: la linea tra divulgare e intrattenere dev'essere sottile, ma se non si apre mai un libro che sia uno, e non si invoglia a farlo, quello che rimane è solo un video di tre minuti, schiacciato tra una challenge e un paio di chiappe. La cultura è divertimento, è amore, Prati ha ragione su tutta la linea. Basta che non diventi soltanto influencer marketing. Questo no.