C’è chi arriva da un talent, chi esplode su TikTok, chi firma un contratto appena maggiorenne con una major e rischia di perdersi subito dopo. E poi c’è chi ci mette il tempo che serve, non cerca scorciatoie, lavora sottotraccia, e quando emerge lo fa davvero con qualcosa da dire. Lara Dei – all’anagrafe Ilaria De Amicis, abruzzese trapiantata a Roma – rientra a pieno titolo in quest’ultima categoria. A 28 anni ha appena pubblicato il primo singolo Ex, un brano indie pop con influenze synth anni ’80 in anteprima del prossimo album (ma prima ci saranno altri singoli). Melodie leggere e parole affilate che suonano come un biglietto da visita ironico ma già a fuoco: “La mia forza è la scrittura. Sono una che non gira intorno alle cose, uso parole semplici ma dirette”, ci racconta in questa intervista dove è entusiasta perché, dopo tanto vagare, una porticina della discografia si è aperta e ha accolto il suo talento.

Ma nonostante il tono dolce e il viso acqua e sapone, ha un piglio deciso e una visione chiara del proprio percorso artistico. Il brano è solo la prima tappa di un progetto più ampio, seguito dall’etichetta Oya del produttore Carlo Di Francesco e di sua moglie Fiorella Mannoia (sì, proprio quella che immaginate) e dopo aver ottenuto il massimo del contributo Siae per le nuove produzioni. Un risultato non banale, che premia un lavoro lungo e costante: “Scrivo da sempre e avevo tantissime canzoni nel cassetto. Ho cercato qualcuno che si interfacciasse al mio mondo. Sono stata strafortunata: ho trovato una realtà che mi sostiene davvero”. Il suo è un pop che sembra disimpegnato, ma appena sotto la superficie è carico di umanità. Quella che, probabilmente, rappresenta in pieno i giovani di oggi: emotivi, disillusi, ma con uno sguardo costantemente rivolto al futuro. Un cantautorato femminile in equilibrio tra fragilità e sarcasmo, che guarda con speranza a un mercato che, forse, sta iniziando a cambiare: “Credo che la gente si sia stancata dei prodotti finti. Quando c’è verità si percepisce. Lucio Corsi, per esempio, in questo è stato bravissimo”. Laureata in giurisprudenza, cresciuta all’Aquila in una comunità segnata dal terremoto, Lara Dei è arrivata alla musica passando per esperienze che l’hanno resa più consapevole. Oggi è una delle voci più interessanti del nuovo cantautorato italiano. E qualcuno se n’è accorto, finalmente.
Lara, nel tuo percorso sta iniziando a muoversi qualcosa di importante.
Sì, ho trovato, dopo tanto tempo, una realtà che mi sembrava valida e che potesse darmi un buon supporto. Perché comunque sono grande, ho 28 anni.
Vabbè, adesso non esagerare. In generale, nella tua generazione, c’è un po’ quest’ansia di dovercela fare entro una certa età?
Assolutamente sì. C'è proprio una data di scadenza, come se, passati i 30 anni, se non hai fatto qualcosa, sei fuori dai radar discografici. Io facendo indie pop ho un pubblico giovane, e la paura è quella di non riuscire più a parlare la stessa lingua. Anche sui social: un ragazzo di 20 anni ti fa una diretta su TikTok in un attimo. Io no. Loro hanno capacità già diverse.
Ormai non basta più scrivere belle canzoni, no? Bisogna sapersi anche promuovere da soli.
Esatto! Ci vuole un coraggio diverso. Non c’è più attenzione sul brano in sé. La gente si aspetta che tu sappia fare tutto: devi essere simpatico, intrattenere, poi magari puoi anche scrivere delle belle canzoni. Questo ovviamente non vale per tutti, ma se sai anche fare questo, hai un passo in più. È un mondo molto competitivo. Non è indispensabile, ma è un plus. Però c'è tanta gente brava che non emerge, e magari è perché non vuole occuparsi della parte social. Ma quella parte lì ti dà visibilità, ti promuove.
Non è da oggi che scrivi canzoni, giusto?
Scrivo da sempre, infatti ho tantissime canzoni, tantissimo materiale. Ho cercato di metterle da parte, farle girare un po’ e vedere se c’era qualcuno che potesse interfacciarsi alle mie idee e al progetto. E sono strafortunata, perché ho trovato davvero una situazione assurda.
Traduci questa assurdità con parole tue…
È difficile anche da spiegare. Io sono strana, nel senso che ho una laurea in giurisprudenza, che è stata un po’ la scusa per scappare a Roma. Quindi vado a studiare giurisprudenza, poi inizio a suonare, e dopo la laurea lavoro in uno studio che si occupava di diritto d’autore, quindi con artisti. Mi arrivavano sempre delle mail alle quali rispondere. Quando sono andata via, cercavo ancora persone di riferimento e mi sono ricordata di una di queste di cui avevo il contatto per il precedente lavoro. Gli ho scritto: "Ciao, scrivo anche canzoni, ti andrebbe di ascoltarle?". Da quel messaggio lui si è mostrato subito interessato. Tanto che poi è diventato il mio punto di riferimento, il mio manager, Paolo D’Alessandro ((manager di Caparezza e dei Nickelback, ndr). E da lì ha deciso di seguirmi per trovare un’etichetta. Così è arrivata l’opportunità con la Oya di Carlo Di Francesco e di Fiorella Mannoia.
Sei scappata a Roma, ma partendo da dove?
Dall’Aquila. La mia famiglia è nel mondo dell’arte, ma non ho mai pensato alla musica come un lavoro: per me è sempre stata parte della vita. A 18 anni mi sono trasferita a Roma. Il terremoto mi ha segnato: non c’erano più luoghi di condivisione. È stata una adolescenza difficile. Ma ora L’Aquila è rinata, è bellissima e la qualità della vita è tornata altissima.
Da qualche tempo ti seguo sui social, dove sei molto attiva, e ho notato che, oltre alle canzoni, sei anche particolarmente telegenica. Hai mai pensato ad altre strade nel mondo dello spettacolo?
Sinceramente non ci ho mai pensato, anche se mi sento a mio agio in vari contesti. Però non mi vedo a fare altro se non questo mestiere, cioè la cantautrice. Quando penso al famoso “piano B” non so cosa rispondere. Forse contadina? Almeno sarei a contatto con me stessa e senza tutte le pressioni dei social.
“Perché nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandi” canta Lucio Corsi in uno dei suoi brani più famosi. Lui, dopo Sanremo, non ha dato fiducia ai tanti che ci provano senza voler fare scorciatoie?
Sì, anche perché sono convinta che le persone si siano stancate dei prodotti finti. Lucio ha sempre seguito se stesso e le proprie ispirazioni, e questa autenticità è arrivata alla gente. Quando sei vero, chi alla fine ti ascolta lo percepisce. E la televisione, secondo me, amplifica questa verità. Non è sceso a compromessi, e si vede quando è a disagio nelle interviste. Questo lo capisco: quando scendi a compromessi, ti senti a disagio con te stesso.
Lui è arrivato al successo a 32 anni. Hano ancora davanti qualche anno…
E ci sono anche i Måneskin, che hanno fatto un percorso diverso, ma nessuno si aspettava sarebbero esplosi nel mondo. L’importante è fare e non mollare mai. Perché in fondo, anche solo riuscire a mantenersi con la propria passione è già un successo.
A proposito del tuo singolo Ex, è questo che ha colpito i produttori o un progetto più strutturato?
Ho presentato un progetto con più brani, perché con una canzone sola è difficile capire chi hai davanti. Il mio progetto è legato all’ironia su se stessi e sull’emotività. Melodie ballabili, leggere, ma con parole dirette e senza fronzoli. Sono una persona positiva, anche se succede la cosa peggiore del mondo, io cerco costantemente di affrontarla con serenità.
Fiorella Mannoia l’hai mai incontrata?
L’ho incontrata a casa sua, con suo marito. Volevano sentire le mie canzoni. Lei era di passaggio e io mi sono ritrovata sul divano a pensare: “Wow”. Era pazzesco che da un’idea che ho sviluppato nella mia camera potessi ritrovarmi in una situazione del genere. Lei non mi ha detto niente, per ora, è una persona molto riflessiva e credo stia ancora cercando di inquadrarmi al meglio. Sta cercando di capire chi sono.
È una delle tue cantautrici di riferimento?
Ho tanta stima nei suoi confronti. L’ho vista dal vivo. È solida, presente, capace di trattare tematiche difficili, come quelle sul mondo femminile, in tempi in cui era più complicato, con grande personalità. Ha fatto scelte coraggiose e aperto la strada a tante altre.
Dopo Ex cosa dobbiamo aspettarci?
Pubblicheremo un singolo dopo l’altro fino a settembre. L’album dovrebbe uscire entro la fine dell’anno o poco oltre. Abbiamo vinto il contributo Siae, quindi abbiamo delle scadenze da rispettare. E sono molto grata alla Siae. Abbiamo ottenuto il massimo del contributo. È tanto per un’artista emergente. Infatti la difficoltà, come capita a molti, è che ho sempre fatto tutto da sola. Adesso invece devo imparare a fidarmi degli altri. Ma quando hai persone come Fiorella Mannoia e Carlo Di Francesco vicino è anche un piacere farlo.
Se dovessero arrivare le sirene di un talent?
Non sono contro a niente. Fino ad ora l’unico motivo per cui non sarei andata è la paura. Anche se non voglio farmi bloccare da quella. Io non sono solo un’interprete o solo un’autrice, sono una cantautrice pura. Per questo l’idea di interpretare soltanto delle cover non mi entusiasma. Poi, però, se ci penso sono anche una kamikaze e mi piace buttarmi ovunque. Quindi, se in ambito musicale, ben venga qualunque opportunità in cui possa esprimermi.
