Anima e cuore. Spiritualità e amore. Ma forse anche solo spiritualità e spiritualità. O amore e amore. Da sempre è il cuore, un muscolo, a essere identificato come la parte del corpo umano preposto a contenere i sentimenti. Sarà per quel suo essere così fondamentale, o per quel suo procedere in maniera ostinata, almeno finché non si spezza, non arriva quello che appunto si chiama crepacuore. L’anima, vallo a sapere, potrebbe anche non esistere. C’è chi riteneva fosse appunto contenuto nel cuore, chi nel cervello, in genere indicato invece come luogo del raziocinio, del ragionamento. Anima e cuore, quindi, sono da sempre al centro del nostro domandarci intorno al senso della vita, l’amore motore primo del nostro vivere, oggetto di miliardi di canzoni. Una, Anima e core, scritto così, in napoletano, approderà a brevissimo nel luogo dove l’amore lo si è cantato davvero in tutte le salse possibili, l’Ariston di Sanremo, dove andrà di scena la settantacinquesima edizione del Festival della Canzone Italiana. Attenzione, spoiler, stavolta non ci sarà spazio a nessuna polemica come quelle piovute ingiustamente addosso a Geolier l’anno scorso, per quel suo aver cantato una canzone tutta (tranne una frase piccola piccola) in napoletano. Stavolta di napoletano, e ricordiamo quanto la canzone italiana sia comunque figlia della canzone napoletana, c’è solo il titolo. Del resto, pur riconoscendo appunto a quel patrimonio culturale un ruolo fondamentale nelle proprie radici, la cantautrice che canterà "Anima e core" non è napoletana, il suo omaggiare Napoli e Pino Daniele, spirito guida, è dovuto ma quindi non scontato, mentre la canzone è tutta in italiano e in pugliese, essendo la Puglia la sua terra, quella dove è cresciuta e dove, spiritualmente, siamo sempre lì, ancora vive (solo spiritualmente, però). La cantante, questo mio giochino di spostare sempre un po’ più in là i dettagli fondamentali mi è venuto a noia, per oggi, è Serena Brancale, per alcuni, me compreso, un vero e proprio mito. Per molti, immagino, parlo soprattutto di quella porzione di spettatori televisivi tipici di Rai1, diciamo in fascia d’età da umarell, un enigma, ora, una bella sorpresa appena la sentiranno cantare. Cantautrice e pianista di grande talento, cresciuta studiando jazz, dieci anni fa si è affacciata in quella ribalta per Sanremo Giovani con la ballad jazz "Galleggiare", che ai tempi bollai ingenerosamente come di maniera, forse anche un po’ paracula. Fu poi mia premura chiederle pubblicamente scusa, perché se si prende una toppa, e toppa era, è sempre bene dirlo sinceramente, torna sul luogo del crimine forte di un paio di tormentoni incredibili, "Baccalà" e "La zia", usciti di botto su Tik Tok e presto diventati viralissimi.
Due canzoni nate dalla collaborazione con un giovane talento, e due, Dropkick_M, suonatore di finger picking, una tecnica nuova di suonare le percussioni elettroniche con le dita. Un gioco, forse, che però col suo giocare con il barese, per molti inizialmente quegli strani suoni erano portoghese, e con sonorità del sud del mondo, leggi alla voce world music, ha conquistato i più giovani, certamente, ma anche chi Serena già la conosceva per le note blu e il suo appoggiare le dita su un pianoforte, magari in una gig al Blue Note. Strano, va detto, per un talento del jazz affermarsi per tormentoni su Tik Tok, ma siamo nel 2025. Il 2024 quando questo è accaduto, forse sarebbe più corretto dire “contemporaneo”. Di fatto lei, che di soddisfazioni se ne è tolte tante, in carriera, è diventata culto per molti, con tanto di successo ripetuto a breve, con un altro tormentone sempre in barese, "La zia", e passare da Tik Tok a essere ammirata da Quincy Jones, converrete, sarebbe di suo abbastanza per farne un culto. Anche perché, e qui tocca fare un passo indietro, Serena è sempre stata abile nel giocare con le sfumature. Il suo uso dei social, per dire, alternando esibizioni incredibili, il talento c’è e si presenta quasi sfacciato tanto è palese, è sempre andato di pari passo col suo presentarsi procace e sensuale, immagino lo smarrimento dei puristi del genere nel vederla seminuda a giocare con un corpo importante. Come se avere una quarta, forse una quinta, non saprei, non potesse andare di pari passo con l’essere un’ottima cantante e pianista. E dire che "Baccalà" e "La zia" la vedeva, parlo dei video che hanno lanciato i brani sul social cinese, vestita baggy, alla maniera dei rapper, seduta in auto, nel primo caso, davvero un gioco.
Quando però Carlo Conti ha annunciato la sua partecipazione al Festival, va detto telefonata, perché se uno oggi voleva chiamare qualcuno già esploso dal basso per poter dire, l’ho fatta esplodere io a livello globale era Serena Brancale che doveva chiamare, lo sanno anche i sassi, ecco che Serena ha postato una foto nuda sul pianoforte, giocando sulla sua difficoltà di trovare l’outfit adatto per il Festival. Giocare, to play in inglese, stesso verbo usato anche per dire suonare, dico l’ovvio. Serena si presenta alla stampa, in vista di Sanremo, felice e festosa. Un nuovo taglio di capelli, di colpo corti e biondi, una blondization alla Shakira, vien da pensare, felice di approdare di nuovo in quel luogo e felice di farlo con una canzone che è un concentrato di tutto quel che si è detto fin qui. Anima, cuore, world musica, passione, jazz, anche, perché il jazz non è solo quello che il suo compaesano Checco Zalone spiegava suonando note sbagliate di una canzone, ovviamente. Un talento che ha voglia di farsi conoscere, l’ironia, viva l’ironia ora e sempre, a fare da traino in quel che è la presentazione, la voglia di fottersene degli steccati a fare da benzina, il talento e l’amore per la musica a fare da motore. Serena Brancale è pronta per conquistare con la sua prorompenza il pubblico del Festival, milioni e milioni di persone, a sorprenderlo portando una canzone che è sì pop ma è anche altro, molto altro. Un ritmo incalzante, certamente, suoni che si mescolano arrivando sulle assi dell’Ariston da angoli diversi del mondo, il pugliese, durante la presentazione alla stampa la parola Puglia è stata ripetuta forse più volte della parola musica, la presenza nella serata dei duetti di un’altra pugliese DOC come Alessandra Amoroso a offrire il destro, le due canteranno insieme "If I Ain’t Got You" di Alicia Keys, cavallo di battaglia di entrambe, a farsi breccia lì dove in genere non ha trovato spazio. È convinta che la musica dica più di quanto le parole non possano, Serena, e quindi che il suo essere sempre disposta a mettersi in gioco, la parola gioco è ovviamente centrale, a scherzare coi santi, Sanremo tra i tanti, e anche coi fanti, sicuramente il suo corpo sarà parte dello scherzo, e chi capisce capisce, è qualcosa che proprio la musica terrà insieme, senza bisogno di didascalie, di disegnini che spieghino il tutto. Per questo, infatti, essere una jazzista e al tempo stesso una tiktoker è un tutt’uno, come essere una jazzista e essere una tiktoker e anche essere una in gara tra i Big a Sanremo, il brano presentato col titolo in napoletano, le strofe in italiano e pugliese, le sonorità che arrivano dal Brasile come dal BlueNote di New York o di Tokyo, il riferimento a questi luoghi lo ha fatto lei, indicando un prossimo tour internazionale durante l’estate 2025 come una delle tante cose che accadranno in questo 2025 che sicuramente sarà sotto il suo segno. Io, nel mio piccolo, da ammiratore della prima ora, perché ho sì toppato con Galleggiare, ma subito dopo sono diventato un suo “narratore”, carta canta, ho sempre scherzosamente provato a metterla in guardia rispetto magari alla incapacità di chi sta di fronte alla tv, distrattamente, di capire, ma giustamente non è di quello che una artista si deve preoccupare, per una volta il tanto vituperato “pensa a cantare” forse il consiglio migliore da dare, nel senso di “fottitene del resto”. A fine incontro, e non poteva che essere così, Serena ha cantato e suonato, il suo giovane pard al suo fianco a muovere le dita su quel marchingegno strano capace di tirare fuori ritmi indiavolati, perché se sei una musicista non puoi approfittare di un uditorio per farti sentire. Che l’anima esista o non esista, e che il cuore sia un muscolo atto a far circolare il sangue, o il luogo dove risiedono i sentimenti, su tutti l’amore, direi che è irrilevante, forse anche perché entrambi non sono visibili a occhio nudo, a meno che non siate cardiochirurghi o anatomo-patologi. Anima e core è lì sul punto di farci ballare, chiamatelo jazz, pop, world music o come diavolo vi pare.