Donnaregina, di Teresa Ciabatti (Mondadori, 2025), è un romanzo di autofiction, così bisogna distinguere Teresa Ciabatti, l’autrice dal suo Alter Ego (che in questo caso potremmo anche chiamare “Alert Ego”). Ho conosciuto l’autrice, è stata gentile con me per un periodo di tempo, poi è scomparsa. Vicende della vita e della letteratura. L’Alert Ego, invece, l’ho conosciuto come tutti, leggendo i suoi libri. Non ho mai scritto dei suoi libri ma di questo lo faccio, perché non è vero che sia un libro che parla di Giuseppe Misso, detto ‘o Nasone, camorrista e via discorrendo. Donnaregina parla di editoria. All’Alert Ego capita di intervistare per il Corriere questo camorrista. E da lì prende il via una vicenda di “Alert Eghi”. Il camorrista che vuole un libro sulla sua vita, l’Alert Ego che vede in questa possibilità l’occasione di dare una smossa alla sua carriera stagnante e che si arzigogola in tutto un ragionamento sulle vicende personali del camorrista come se stesse scoprendo che i malavitosi hanno anche un lato umano. Però qualcuno abbocca, l’editore innanzitutto, così, mentre si lamenta di questo atto di coraggio vantandosene col lettore, lo guarda dall'altissimo in basso e si stupisce del suo coraggio. In molte pagine del libro, l’Alert Ego ci informa che prima era spietata, snob, gelosa, invidiosa, vendicativa, tutte le sfaccettature di una parvenu di provincia insomma, mentre adesso no, adesso è empatica. Così empatica che, mentre parla con il camorrista cercando di succhiargli le informazioni per farlo sembrare umano, l’Alert Ego mette dentro a questo libro tutti gli elementi che, pensa l’Alert Ego, possano farne un libro di successo. Le viene fuori un Gomorra senza Gomorra, mentre ci racconta delle sue scoperte: i camorristi escono la sera, vanno nei night, si innamorano, fanno figli, se li fanno gay la cosa diventa problematica e via di luogo comune in già sentito. Il tutto con una scrittura da Instagram: frasi corte, a cercare l’effetto, senza alcun accenno all’ironia.

E il patriarcato non ce lo vogliamo mettere? E che si scrivono oggi libri senza patriarcato? Il difficile rapporto tra un genitore con una figlia adolescente può mancare? E ti puoi perdere la malattia di Michela Murgia? Il tutto sta insieme? Manco per niente. L’Alert Ego si lancia in similitudini, tra lei e il camorrista, che semplicemente non funzionano, incollate con la saliva. Si salvano solo due cose: quando dice che alcuni autori che scrivono da sempre di camorra sono rimasti piccati da questa scelta (si riferisce a Roberto Saviano?). E i passi in cui parla del rapporto col fratello, che è rimasto immutabile nel tempo e così abbiamo un Alert Ego che, tornando spietato come una volta, ci restituisce l’Alert Ego che abbiamo conosciuto negli altri libri, quelli in cui, per dirla letterariamente, non si faceva le pippe, o se se le faceva erano interessanti. Ma c’è ancora un aspetto, per il quale non abbiamo risposta: questo è un libro che parla innanzitutto di come alcuni personaggi editoriali, dico nel mondo fittizio creato dall’Alert Ego, tipi come la Valeria La Scura, Filiberto Damilano e la morta, Manuela Mergellina, hanno rovinato, in Italia, la letteratura e gli autori. E di questo l’autrice, Teresa Ciabatti, è consapevole? Ha scritto un libro per denunciare il pantano in cui si è infilata la sua Alert Ego? Oppure le è venuto così? Nel primo caso avremmo letteratura, nel secondo no. Nel primo caso avremmo un libro di denuncia. Nel secondo solo un altro libro scritto da un Alert Ego.
