Le canzoni lasciano sempre grande spazio all’interpretazione. Non sono “didascaliche”, non ti raccontano con semplicità ciò che ti aspetti. Devi capire, dargli un tuo significato, che nella maggior parte dei casi sarà diverso da chi quelle parole le ha pensate, scritte, cantate. Un libro, nello specifico una un'autobiografia, accorcia le distanze. Ti avvicina a quella persona che hai seguito per anni, che ha fatto parte della tua vita senza esserci in modo canonico. Pagina dopo pagina ti rendi conto che la sua storia non è poi così diversa dalla tua, o da quella di chiunque altro tu abbia intorno. Siamo umani, banali e semplici, e spesso ce ne dimentichiamo. Vediamo gli artisti, gli sportivi, i personaggi del mondo dello spettacolo come persone che vivono la vita perfetta. E invece non è (sempre) così. Leggendo Vincente o perdente, la biografia di Ornella Vanoni pubblicata da La Nave di Teseo, la sensazione è quella di immergersi completamente nella vita di questa grandissima artista. Una delle grandi signore della musica che, oggi, conosciamo anche per la sua ironia (grazie Fabio Fazio per averla portata a Che tempo che fa).
Una donna che, come racconta nella sua autobiografia (che ricorda un diario, pieno di segreti rivelati al mondo), “non conosce la cautela sentimentale”. Un’artista che si è svelata, tra le pagine, tra famiglia, grandi amori (come Gino Paoli, ma non solo) e giovani artisti (bellissime le parole rivolte a Madame, Mahmood e Marracash, per citarne alcuni). C’è tantissima vita nella parole di Ornella Vanoni, ma quello che rende davvero emozionante la lettura di “Vincente o perdente” è la sua visione sulla morte. “Morire bisogna. Ma non è necessario torturarsi” si legge. E detto da una donna che è diventata virale dicendo “non so se arrivo a Natale” è tanto. Perché Ornella Vanoni, 90 anni, con grande lucidità riesce a dire quello che in tanti pensiamo, ma abbiamo paura a dire: l’unica certezza che abbiamo è quella della morte. Intanto, però, dobbiamo ballare. Lo ha detto bene Stephen King in una sua poesia (sì, fa strano lo sappiamo, associare la parola poesia al maestro della letteratura horror): [...] Ci è stata data la vita, perché potessimo sconfiggere la morte. Non l’abbiamo chiesta noi questa stanza, né questa musica… Ma ora che siamo qui, balliamo”.

E se “l’umorismo attenua la paura”, Ornella Vanoni è stata capace di fare di questo un mantra. Di camminare, correre, cantare, esibirsi, sapendo che “il tempo è uno scippatore”, ma solo durante quello che ci viene concesso, poco o tanto che sia, abbiamo la possibilità di rendere la nostra vita straordinaria. Ed è quello che ha fatto e che racconta in questa autobiografia che è una perla che mette insieme parola dopo parola, riga dopo riga, la storia ordinaria, ma anche incredibile, di una delle donne che hanno reso grande la musica italiana.
