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Abbiamo letto “Il grande Bob” di Georges Simenon (Adelphi): ma com’è? Un altro capolavoro di un fuoriclasse che racconta il succo e il cancro dell’esistenza

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

25 marzo 2025

Abbiamo letto “Il grande Bob” di Georges Simenon (Adelphi): ma com’è? Un altro capolavoro di un fuoriclasse che racconta il succo e il cancro dell’esistenza
Georges Simenon è ancora uno degli scrittori più venduti al mondo e in Italia, lo dimostra il fatto che, appena uscito, “Il grande Bob” è finito nella top ten dei best seller. La verità? L’autore di Maigret, qualsiasi cosa scriva, vale più di dieci Premi Strega e la domanda quindi è una sola: perché abbiamo smesso di scrivere bene come lui? Forse l’unico modo per capirlo è rileggerlo e capire che il suo talento dipende anche dalla capacità di raccontare il “succo e il cancro” dell’esistenza umana…

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Per capire di che stiamo parlando basti pensare che un prete avanza durante un corteo funebre “come un calciatore”. Se trovate un altro romanzo o racconto in cui un prete è come un calciatore segnalatecelo. Il punto è che Georges Simenon era un fuoriclasse, una pila atomica in grado di generare decine di capolavori. Non esiste termine di minor pesso che possa essere impiegato sensatamente per parlare dell’autore di Maigret, autore anche di una serie di brevi romanzi, o racconti lunghi, che come pochi altri libri hanno saputo ritrarre la condizione che poi, tragicamente, verrà incarnata dal suicidio della figlia, di cui parlerà nelle sue Memorie intime: “Sono sperduta tra lo spazio, il silenzio e la morte”. Anche Bob, traditore, peccatore, per alcuni cattivo come sono cattivi quasi tutti i personaggi di Simenon, è sperduto in uno spazio di desolazione e angoscia, quello che intercorre tra lui e il riflesso delle bottiglie di cui parlerà un suo amico, padrone di un bistrot.

"Il grande Bob" di Georges Simenon (Adelphi, 2025)
"Il grande Bob" di Georges Simenon (Adelphi, 2025)

Per capire Il grande Bob (Adelphi, 2025) si potrebbe parlare di altri suoi libri, che Adelphi sta meritoriamente ripubblicando. Da La porta, in cui Bernard Foy, l’uomo senza mani, ha perso a cause dell’esplosione di alcune mine durante la guerra molto di più, tutte le certezze, domande le domande e le risposte giusto che un uomo, superata una certa età, dovrebbe farsi per venire serenamente. Fino a La prigione, romanzo totale sulla morte autoinferta e l’ironia che la accompagna. Anche Bob si è ucciso e un medico proverà a capire perché. Il romanzo è puntellato di frasi raffinatissime. Per esempio: “L’uomo non è fatto per lavorare. Prova ne è che si stanca”. Simenon fa parte di quella schiera di autori, tra cui possiamo mettere Roman Gary, che della vita ha visto e vissuto il chiaroscuro, l’oro nero sulla faccia in ombra di un dado d’orato con cui Dio, forse, ha giocato a dadi. Tra loro anche Fitzgerald, per esempio con il romanzo eterno che è Il grande Gatsby. E Irene Nemirovsky, da David Golder a Il carnevale di Nizza.

Forse sarebbe ore di comprendere Simenon alla luce di quella costellazione di voci lucidissime che del proprio tempo hanno estratto succo e cancro.

*

Il 10 aprile 2025 a Bologna verrà inaugurata una mostra dedicata allo scrittore, “Georges Simenon – Otto viaggi di un romanziere”a cura di Gian Luca Farinelli e John Simenon, di cui vi parleremo prestissimo, perché è un evento immenso, importante, serissimo.

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