Si sta costruendo una sorta di consenso intorno ad alcune parole chiave, certe più nuove e altre più vecchie: alienazione, trance, ipnosi, lucidità, sogno, narrative, post-verità. Gli input arrivano dalla cultura postmoderna, quella di Jean Braudillard. Due esempi: Simulacri e simulazioni (1981) e Il Patto di lucidità o l’intelligenza del male (2004). Poi ci sono delle evoluzioni, una su tutte è quella di Nick Land, padre dell’accelerazionismo (oggi definito accelerazionismo di destra) e del concetto di “illuminismo oscuro”. Il punto centrale è questo: ciò che sta cambiando è la realtà stessa, il modo in cui scegliamo di rapportarci a essa e il modo in cui accettiamo le infinite simulazioni che le nuove tecnologiche sono in grado di proporci. Verità alternative prive di qualsiasi fondamento realistico: il punto non è più immaginare la verità come una “corrispondenza” con dei fatti: la verità è solo un fatto altamente sofisticato da cui dipendono tutti gli altri. Ma come tale persino la verità è agita, è costruita, è immaginata. E per essere tale, per essere definita verità, deve essere accolta, accettata o almeno tollerata. Due libri particolarmente simili, di due autori che non si conoscono, ne parlano chiaramente. Il primo è quello del nostro direttore, Moreno Pisto, Resistenza intellettuale (Nfc edizioni, 2024; lo trovate qui). Il secondo è di un teorico dei media che esordisce con un saggio proprio quest’anno: Ipnocrazia: Trump, Musk e la nuova architettura della realtà di Jianwei Xun (Tlon, 2025).


Moreno Pisto ha scritto questo libro dopo essere stato in Cina. Jianwei Xun è di Hong Kong. Nick Land vive in Cina. Da tempo gli studi che prendono spunto da Braudillard parlano della Cina come di uno Paese “iper-reale”, in cui cioè la realtà e la finzione sono indistinguibili. L’iper-realtà è in un certo senso l’avanguardia della civiltà, dove andremo a finire. È un caso che queste analisi arrivino, o almeno abbiano a che fare, con la Cina? In realtà per Jianwei Xun anche l’America si è ormai trasformata in un Paese iper-reale, e il potere stesso, le cui caratteristiche ormai sono globali, si è smaterializzato: il potere, scrive, “è diventato gassoso, invisibile, capace di infiltrarsi in ogni aspetto delle nostre vite”. E per mantenersi tale, il potere si serve dei “sacerdoti di questo nuovo paradigma”, Elon Musk e Donald Trump: “Da una parte Trump svuota il linguaggio: le sue parole, ripetute all’infinito, diventano significati vuoti, privi di senso eppure carichi di potere ipnotico. Dall’altra, Musk inonda la nostra immaginazione di promesse utopiche destinate a non materializzarsi, trascinando le menti in una trance perenne di anticipazione ossessiva”.

E l’ossessione si nutre ovviamente anche dell’infinità della produzione. Quella più semplice da individuare Jianwei Xun la definisce “possibilità visiva infinita”, ed è talmente dirompente da togliere il valore di “prova definitiva” alle fotografie. Immaginate tutti i casi, tutti i processi, tutte le indagini e le inchieste che si sono servite, come fonte indubitabile, delle immagini fotografica. Nell’era delle Ia generative nulla di tutto questo conta più. Ma questa infinità diventa anche un modo per irretirci in una rete di desideri che mai ci soddisfano e di cui continuiamo, tuttavia, a servirci, alimentando il sistema. Sempre Jianwei Xun: “Ogni prompt può produrre numerose risposte”. Sono delle false possibilità, in un certo senso la versione aggiornata di quelle “false necessità” teorizzate da Marcuse ne L’uomo a una dimensione. Moreno Pisto, in Resistenza intellettuale, lo dice per esempio in questo modo: “Il nostro desiderio non è reale, non sappiamo più distinguere la purezza da ciò che ci è stato indotto, e così come per il desiderio vale lo stesso per il ragionamento”. Vero, anche il ragionamento è indotto, pilotato, annacquato in mezzo ad altre centinaia di ragioni altrettanto valide e plausibili. Tutto, persino le nostre opinioni, è riproducibile. È un discorso che sembra essere attraversato dalla perdita dell’autenticità di cui parlava Walter Benjamin ne L’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica.

Una soluzione c’è? Qui entra in gioco ciò di cui si scriveva all’inizio: una consonanza persino di termini: per Moreno Pisto la vera “resistenza intellettuale” (che è sempre una resistenza culturale ed esistenziale) è il “lucidismo”, che non significa opporsi a ciò che sta succedendo, perché già mentre ne parliamo è già accaduto e siamo allo step successivo, e non possiamo fermare un sistema più veloce di noi; lucidismo vuol dire attraversare il sistema e resistere, crea spazi alternativi, non sentirsi più alienanti, tornare a essere consapevoli e, in un certo senso, fottere il sistema dall’interno, diventare dei terroristi per la logica algoritmica. Jianwei Xun parla invece di “lucidità nella trance” e la spiega così: “La resistenza invisibile va ripensata non come una semplice strategia di evasione o occultamento, ma anche come una pratica attiva di creazione di realtà parallele che proliferano negli interstizi del sistema. Non è tanto questione di nascondersi, quanto di diventare illeggibili per gli algoritmi attraverso una forma di presenza che è simultaneamente ovunque e in nessun luogo”. E aggiunge: “La vera potenza della resistenza invisibile sta nella sua capacità di utilizzare la logica stessa dell’Ipnocrazia - la moltiplicazione infinita della realtà - come strumento di sovversione”.

Forse questa tesi e queste strategie hanno vari punti deboli, ma va notata una cosa: sia Resistenza intellettuale che Ipnocrazia non hanno note, sono brevi, chiari, diretti, solo dei manifesti, un precipitato di letture, studio, sono l’output. Risalire alla catena di riferimenti culturali e filosofici di ognuno è, come abbiamo visto, interessante, perché ci dà una dimensione “geopolitica” anche del pensiero: la Cina ha un ruolo fondamentale, così come l’America di Trump e Musk. C’entra la proprietà dei mezzi di produzione, che oggi diventa sempre di più, secondo gli eredi di una certa letteratura postmarxista (ma neanche tanto), proprietà dell’immaginario e quindi della realtà stessa. Che escano libri senza note, per tutti, è segno di una trasformazione che non può coinvolgere, come spesso è stato, solo un ceto intellettuale, educatissimo, precisino. Serve toccare i singoli individui immersi in questa nuova iper-realtà, in questa ipnosi: non per svegliarli, ma per permettere loro di fare sogni lucidi, cioè di avere il potere sulla propria versione della realtà.
