Ho letto un libro che dovrebbero leggere tutti. Ho letto un libro che si dovrebbe studiare nelle scuole durante le lezioni di storia. È Resistenza intellettuale di Moreno Pisto (Nfc editore, 2024). Questa non è ne sarà mai una recensione. Nessuno tranne Dio dovrebbe recensire qualcun altro. Un parere onesto si potrebbe esprimere nei confronti di una vita intera e non di un fatto o di una singola opera. Ogni artista o rivoluzionario che si rispetti agisce in un arco di tempo che ha mutazioni continue crescite passi in dietro errori, momenti di verità e di coraggio, atti di vigliaccheria e creazioni che suo malgrado lo renderanno immortale, ogni artista ha meditato almeno una volta il suicidio, ha dato il meglio e il peggio di sé cercando approvazioni e pentendosene poco dopo, ogni uomo che si rispetti ha cercato se stesso esprimendosi in modi giusti e sbagliati. Quando morirà potrai pretendere di capire chi era realmente, finché è vivo, invece, non rompergli i coglioni. Eppure di Moreno Pisto mi sono comunque fatta un’idea che non metterò mai in discussione. Mi limiterò a raccontare gli effetti che questo libro ha avuto su di me. Avevo l'ennesimo blocco della scrittrice, che coincide al momento con il blocco di qualunque altro desiderio. Sono piuttosto concentrata verso un cammino di crescita che escluda possibilmente tutto il superfluo e che non somigli a questa società del consumismo sfrenato da cui se ti salvi secondo resti indietro, non sei degno di far parte della società sotto schiavitù collettiva, che non conosce salvezza né indipendenza di pensiero. Essere sempre più schiavi innocui, indebitati e vuoti francamente non dovrebbe essere ambizione di nessuno, io preferisco vincere premi come migliore attrice facendomi odiare, continuare a non leccare il culo a nessuno e mantenere opinioni che non coincidono quasi mai con quelle degli altri, sono pronta per questo a essere messa al rogo con l’accusa di stregoneria emessa dal tribunale politically correct che non è altro che la nuova inquisizione pronta a uccidere chiunque cammini in una direzione opposta rispetto alla massa di questa minchia. Gente per bene che sotto la maschera commossa e sorridente nasconde i veri orrori del mondo. Ma non siamo qui per parlare di me, sebbene il soggetto più complesso ed interessante sia sempre io.
Concentrata e decisa a diventare una creatura migliore (sì, lo so, difficile credere che io possa essere ancora meglio della strafica che sono già, ma non ci sono limiti alla divina Provvidenza del divenire) decido di dedicarmi all’esercizio fisico, alla lettura e nessun’altra distrazione: una depurazione fisica e mentale da qualunque facile emozione o vana passione (uomini state lontani, sono in fase rifiuto totale). Decido insomma, dopodiché forse smetto di parlare di me, che sono stanca di inseguire ciò che non mi somiglia quando ciò che mi somiglia è intellettualmente sempre più elevato; dicevo, decido di iniziare svogliata, diffidente nei confronti di quasi tutti gli esseri umani, a leggere il libro del direttore di MOW, giornale per cui scrivo, sperando che non sia geniale, in modo da potermi sentire superiore a lui per competizioni personali che non sto qui a raccontarvi (dovrei piuttosto parlarne al mio analista ma già lo faccio). Purtroppo il libro racconta, più di ogni film, canzone o forma d’arte vista e vissuta negli ultimi anni, la mia stanchezza nei confronti di una società in cui non ho nessuna voglia di riconoscermi ma che, anzi, intendo cambiare fino allo stremo della resistenza psicologica e fisica, pronta alla tortura che questa lotta comporta, ovvero esclusione, indifferenza e gente che fa finta che non tu non abbia raggiunto mai nessun risultato, sebbene il tuo film era candidato all’Oscar. Debbo posare la colt di Ringo (mio padre) e arrendermi a una scrittura potente, sapiente, geniale e ironica mentre mi sorprendo a leggere e a ridere da sola nel salotto di casa mia. Resistenza intellettuale è un libro storico importante, una presa di coscienza di quello che stiamo vivendo, tempi bui in cui è ora di accendere la luce. È un grido chiaro e cosciente, un onesto e plateale basta alla sottocultura, al controllo di tutto, all’intelligenza artificiale, al progresso-regresso, alla perdita del senso comune, della famiglia della solidarietà, basta con gli influencer, con i like, con il dovere di postare, con la politica che ci vuole schiavi. Basta con la lobotomizzazione delle menti che permette al potere di agire indisturbato. E basta con questo bieco e crudele interesse che rende ogni singolo individuo di questa società da film dell’orrore sempre più ignorante, sempre più stupido e sempre più schiavo.
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Moreno Pisto è lucidissimo, con un’ironia che caratterizza i momenti più drammatici (come quando qualcuno cade e ti viene da ridere, anche se non c’è niente da ridere). Il movimento culturale che ci racconta è il lucidismo. Con il nobile e presuntuoso coraggio di farsi portavoce di un nuovo movimento culturale (di cui da oggi faccio parte anche io) Moreno Pisto sembra il solo a dire la verità nuda e cruda, dura e pura. Questo libro merita di essere cercato, desiderato, voluto a tutti i costi. Non lo troverete nelle vetrine delle grandi librerie dei centri commerciali vicino a quello di Bruno Vespa o, molto peggio, vicino a un “manuale della stronza” dell'influencer di turno. Se lo volete ve lo dovete guadagnare. E se non vi piace fatevi due conti, un esame di coscienza, una mezzoretta davanti allo specchio o un’oretta almeno a settimana dall’analista, perché probabilmente avete un effettivo problema con la realtà e non perché' siete dei sognatori, bensì perché fate parte del “rincoglionimento di massa”. Non è un trattato di filosofia né un romanzo, ma il racconto dettagliato del degrado storico di cui siamo tutti protagonisti. Ma non per questo odora di arresa o Pisto non si piange addosso. In ogni concetto e ogni frase si legge: LOTTA. Senza paura. Leggendolo, viene voglia di gridare armati di una forza inarrestabile e di fare la rivoluzione, di manifestare ed esternare il proprio dissenso per tornare a possedere una fiera coscienza che brama rispetto nei confronti della nostra intelligenza e cambiamento. Non è un libro di cui si può discutere nei salotti. Hai letto il libro di questo Moreno Pisto? Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? C’è poco da pensare. È un manifesto di verità e la verità se non ti piace puoi solo lottare per cambiarla. “È di nuovo tempo della rivolta” si legge. Ed è vero. Ma c’è anche Irvine Welsh e ci ricorda in piena lettura (quando oramai siamo così gasati da avere un piede già in piazza e un cartello scritto a stampatello in mano) che “evitando l’amore e l’arte si spreca la vita. Sono le uniche due cose che rendono l’esistenza degna di essere vissuta. Tutto il resto è solo roba senza senso, compresi il denaro e il potere”. In una società dove la libertà è sacra solo se chi parla la pensa come la pensi tu (che sei rincoglionito), la resistenza intellettuale è l’unica soluzione.
Non siete obbligati, per carità, ma se non la mettete in atto vi meritate i ministri della cultura impresentabili, tasse, multe e burocrazia, influencer, dissing tra bimbi minchia, talk show da sfigati e le librerie piene di merda. In opposizione a un mondo innocuo e confuso, “noi”, ancora esseri pensanti, optiamo per violenza e lucidità, perché il nostro pensiero non ha perso il suo peso e ancora pensa. Immersi in una cultura che ha rinunciato alla ricerca della verità, viene meno lo stupore (caratteristica dei bambini) e quella meraviglia interiore che ci spinge a cercare oltre, il pensiero inghiottito in una “gola oscura ha creato idee malate e fasulle al punto da provare a convincerci che la ricchezza non sia una colpa, ma la povertà sì”. La società del tracciamento dovrebbe tracciare una volta per tutte solo il nostro plateale e sincero “vaffancu*o”. Vaffancu*o all’ignoranza che pretendere pure di dettare legge, alle città assediate dai centri commerciali, alle telecamere, all’illusione della libertà. La cultura sta morendo, la vogliono uccidere a ogni costo perché la cultura, se ci pensate bene, è il contrario dell’indifferenza. Possiamo provarci ancora una volta, prima di arrenderci e ribellarci alle regole comuni che sono state scritte da piccoli uomini, piccoli borghesi conformisti, schifosi leccaculi e parassiti dal sorriso simile a una paresi con guance piene di vergogna.
Il lucidismo è amore verso se stessi fino a dimenticarci di essere chi siamo perché noi siamo non solo esseri umani, non solo persone, ma principalmente una missione. Basta ignorare la grandezza come fosse una colpa ed eleggere la mediocrità a nuovo standard. Basta rendere i meschini schiavi del potere o ancora peggio gli ignoranti senza arte né parte, i nuovi eroi. Violenza e lucidità sono le parole chiave. Ripopoliamo le biblioteche, scriviamo sui muri, rubiamo all’autogrill, perché' chi è fuorilegge è libero. Vittime di un intrattenimento dove non importa la verità, non importa la correttezza, vittime della viralità, classificati per gusti e preferenze, ascolti musicali, auto che compriamo… Tutto questo potrebbe persino essere frainteso come uno sfogo banale ma nella banalità si nasconde spesso una grande verità. Moreno Pisto, che non avrei voluto esaltare come eroe dei nostri tempi ( solo perché il libro lo avrei voluto scriverlo io), si rivela senza sconti né dubbi un rivoluzionario della letteratura contemporanea. Se il mondo fosse popolato da esseri umani come lui, non esisterebbero guerre né differenze sociali o inganni di nessun tipo, il mondo sarebbe invaso di cultura, amore, arte e verità. La parola libertà tornerebbe forse ad avere un senso, perché Pisto ci ricorda che non esiste dignità senza libertà. Allora il momento di riprendere in mano il diritto a essere vivi è ora. Vale quindi la pena di leggerlo.