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Abbiamo letto “Le perfezioni” di Vincenzo Latronico, candidato all’International Booker Prize, ma com’è? Non sbaglia niente, ma non dice nulla. E no, non basta raccontare la realtà per scrivere un buon romanzo…

  • di Benedetta Minoliti Benedetta Minoliti

20 maggio 2025

Abbiamo letto “Le perfezioni” di Vincenzo Latronico, candidato all’International Booker Prize, ma com’è? Non sbaglia niente, ma non dice nulla. E no, non basta raccontare la realtà per scrivere un buon romanzo…
Finalista all’International Booker Prize 2025, “Le perfezioni” di Vincenzo Latronico è un romanzo che fa tutto bene, ma non lascia nulla. La storia di Anna e Tom, coppia di freelance italiani a Berlino, è il ritratto fin troppo preciso di una generazione disillusa. Ma l’aderenza al reale, qui, diventa un limite...

di Benedetta Minoliti Benedetta Minoliti

Ci sono libri che si leggono, si chiudono e si dimenticano. Rimangono a fare la polvere sugli scaffali delle librerie di casa e, nella peggiore delle ipotesi, finiscono per essere rivenduti a metà (o anche meno) del prezzo su qualche bancarella. E tutto questo, attenzione, non è una questione di scrittura. "Le perfezioni" di Vincenzo Latronico, finalista all’International Booker Prize 2025 (nella versione inglese, Perfection), prestigioso premio letterario, è un libro giusto, corretto, ben confezionato, ma che non lascia niente e rimane lì, a fissarci da qualche scaffale polveroso. La storia raccontata da Latronico nel romanzo, edito da Bompiani e pubblicato in Italia nel 2022, è quella di Anna e Tom, una coppia di italiani trapiantati a Berlino, freelance e creativi. Una storia che vi suonerà familiare, perché quella dei nostri compaesani che vanno all'estero a cercare fortuna è ormai risaputa. E che tra questi ci siano tanti millennial ormai non stupisce più nessuno. La famosa "fuga di cervelli" la conosciamo bene, e conosciamo probabilmente altrettanto bene almeno una storia di una persona a noi vicina o di un conoscente che è scappato dall'Italia per provare a "fare il salto" all'estero.

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I due protagonisti de "Le perfezioni" vivono una storia che conosciamo fin troppo bene. Ed è per questo che non si tratta meramente di una questione di scrittura quando parliamo di questo libro, ma di coinvolgimento. Forse Latronico con questo romanzo vuole mostrarci l'alienazione della contemporaneità con lo specchio impietoso del realismo. Ma questo specchio appare un po' troppo pulito e riflette una storia che conosciamo fin troppo bene. E così, anziché empatizzare con Tom e Anna, finiamo per detestarli. Non perché non siano credibili, ma perché sembrano costruiti a tavolino per rappresentare perfettamente l'idea di una generazione senza soldi, senza futuro, frustrata e sempre pronta a lamentarsi di qualsiasi cosa. Vincenzo Latronico non è (chiaramente) l'unico autore contemporaneo a raccontare la "vita come viene", per quella che è con le sue complessità e banalità. L'esistenza dei millennial è ormai alla base della scrittura di tantissimi autori, come Sally Rooney, che tra dialoghi secchi e drammi interiori sta facendo scuola in tutto il mondo. Eppure, anche nei suoi romanzi, ritroviamo quella sensazione di già conosciuto, che non porta niente di più a tutto ciò che viviamo nel nostro quotidiano. Certo, in tanti sentono più affine un tipo di letteratura che gli rimandi ciò che già conoscono, perché ci si ritrovano e capiscono meglio le dinamiche vissute dai protagonisti. Ma "Le perfezioni" è un romanzo che non riesce in nessun modo a tradire la realtà. La racconta, così com'è, senza aggiungere nulla, tra personaggi che diventano caricature e un'aderenza alla realtà che, alla fine, risulta solo noiosa e (quasi) scontata.

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