99 pagine, 10 euro il costo: ecco Scherzi in redazione di Filippo Anastasi, un giornalista. Al Messaggero, al Servizio Regioni, entrammo insieme - lui corrispondente del giornale da Civitavecchia, io da Frosinone. Lui poi ha spiccato, meritatamente, il volo per altri prestigiosissimi lidi, io 33 anni a via del Tritone. Un libretto che fa molto ridere - io fino alle lacrime ma non faccio testo - e anche pensare. Perché nelle poche pagine d'introduzione Anastasi e Umberto Cutolo, autore della prima prefazione nonché finissimo collega, hanno posto una pesante lapide sul giornalismo. All'inizio degli anni Settanta si diceva: “Giornalista? Meglio che lavorare”, ma si scherzava perché, Filippo e Umberto lo sanno bene, c'erano momenti di calma e lì entravano in gioco gli epici scherzi, ma quando si lavorava - SEMPRE - ci si ammazzava. Quanto era bello. Bellissimo. E divertente. No, divertentissimo. E questo libricino, al contrario dei tanti tomi scritti sull’argomento, nelle poche pagine delle introduzioni, colpisce direttamente al cuore. Poi si ride, e come. Perché Anastasi ha scelto episodi - di uno è protagonista il sottoscritto giovane - esilaranti per stemperare la realtà attuale: la morte del giornalismo. Devo confessare - l'ho sempre pensato - che i giornalisti che ci accolsero a via del Tritone non ebbero pregiudizi su di noi. Filippo, molto elegante e baffi già folti nonostante la giovane età, e il sottoscritto decisamente anomalo, per un'aspirante giornalista: assai pulito ma decisamente troppo bohemien, con folta barba, baffi e capelli decisamente lunghi. Ci accolsero bene e ci permisero di dare il meglio di noi.
Ci saremo riusciti? Ho sempre invidiato a Filippo l'aplomb, l'eleganza e la flemma, la precisione di scrittura. Famiglia di Acireale, in Sicilia. Famiglia che è al centro di un altro piccolo libro di Anastasi, anche esso breve e conciso. Una saga siciliana. Con nonno Carmelo che al gioco ha dilapidato più di un capitale. Una delizia di libro. No, una cassata siciliana visto che sono molto goloso e potrei ingurgitarne molte. Torno a Scherzi in redazione - a Zaccagni' nun divaga', scrivi - e dico che un libro sul giornalismo cosi' azzeccato, divertente, deciso e preciso non l'ho mai letto. Non si fa la carriera che ha fatto lui solo se sei incravattato, profumato e raccomandato benissimo. Occorre sapere, scrivere e studiare sempre. Intelligenza artificiale? Per cortesia. Sarà una risata che li seppellirà.