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Chiara Valerio, processi, Più Libri più liberi e femministe: ma qualcuno ha letto il libro di Leonardo Caffo, “Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio”? Noi sì, e vi diciamo com’è

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

27 novembre 2024

Chiara Valerio, processi, Più Libri più liberi e femministe: ma qualcuno ha letto il libro di Leonardo Caffo, “Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio”? Noi sì, e vi diciamo com’è
Dovrebbe parlare di anarchia ma parla di tutt’altro. Gaza, famiglia tradizionale e qualche svarione di logica, ma soprattutto il tentativo di piazzarsi con un libro “selvaggio” nel mercato editoriale immaginato per i nuovi intellettuali progressisti, gli stessi che si sono nutriti di autori come Caffo e che ora, dopo l’affaire Più Libri Più Liberi, vorrebbero sbranarlo

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Più libri più liberi farà a meno della partecipazione di Leonardo Caffo, anarco-filosofo amichetto delle potentissime anarca-scrittrici Michela Murgia e Chiara Valerio. La polemica si è concentrata sulla seconda, ovviamente, perché è lei a curare la fiera del libro romana che avrebbe permesso a un innocente fino a prova contraria di fare il suo lavoro. Il problema, chiaramente, è che non puoi fare la talebana a giorni alterni, e se te la prendi con la destra allora anche il parente antispecista della grande famiglia queer egemone nel mondo culturale deve essere messo alla gogna. A perderci, tuttavia, è proprio la casa editrice. Perché tutti, come si usa fare nell’ambiente intellettuale italiano, parlano tra loro di altri e leggono pochissimo. Noi invece il saggio di Caffo, Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio (Raffaello Cortina, 2024), lo abbiamo letto. Possiamo dirvi questo: la copertina non è male. Siamo stati, almeno noi, garantisti fino alla fine, ma non è bastato per apprezzare questo manifesto che parte da un presupposto suggestivo e corretto, “anarchia”, ma finisce malissimo con una citazione del giovane Che Guevara.

Leonardo Caffo
Leonardo Caffo
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Che è un po’ come iniziare una playlist con Nick Cave e finirla con l’Inno di Mameli. La premessa di Caffo è buona e condivisibile: parlare e scrivere chiaramente, onde evitare di girare intorno alle virgole di una nota a pie’ di pagina di qualche miope francofilo heideggeriano; però non è molto originale (vi dice nulla Cartesio o, per qualche contemporaneista, William James?). La seconda premessa, nascosta nel catalogo di punti chiave necessari per poter proseguire nel libro è l’equazione: anarchia-uguale-socialismo. Che non è solamente sbagliata, ridicola in senso etimologico, ma contraddice tutte le altre. Con una mano Caffo ti dice che anarchica è quella società basata sui rapporti volontari, con l’altra mano ti infila quella che Bernard-Henri Lévy, quando ancora voleva provare a fare il filosofo, definì “barbarie dal volto umano”. Caffo arriva con venticinque anni di ritardo su Paolo Flores D’Arcais (L’individuo libertario, 1999), che a sua volta arrivò in ritardo di una ventina d’anni sui vari Toni Negri, Deleuze e Derrida – i riferimenti, per altro, proprio di Caffo – ma il risultato è lo stesso: contraffazione dell’anarchismo a favore delle proprie inclinazioni politiche naturali. In questo senso sono tutti un po’ anarchici, i comunisti, l’amica Murgia, magari anche Giorgia Soleri.

"Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio" di Leonardo Caffo (Raffaello Cortina, 2024)
"Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio" di Leonardo Caffo (Raffaello Cortina, 2024)

Caffo tributa onori e glorie non solo ai vecchi maestri francesi e italiani, il cosiddetto pensiero della differenza, ma anche alle moderne fissazioni intellettuali di certa intellighenzia ammanicata e arrivista, la stessa che parla di far cadere i muri tra le discipline specializzate dopo aver letto Bateson e Valéry (mai che si impegnassero pubblicamente a leggere un manuale universitario di biologia o di fisica, dimostrando davvero di avere una conoscenza a trecentosessanta gradi delle materie che vorrebbero mischiare). Un esempio su tutti è Tamara Tenembaum, migliore come allitterazione che come filosofa. Si parte da lei per decretare la fine delle relazioni tradizionali, della monogamia, e la necessità di “contro-condotte” come “scegliere con chi scopare” o con chi avere figli (cose che, a dire il vero, sono esattamente le attuali condotte socialmente accettate; il contrario si chiama stupro). Poi continua: “L’economia del capitalismo statalista non potrebbe decollare senza l’enorme massa dei lavoratori depauperati dell’industria familiare: pagano asili, frequentano i supermercati quotidianamente, sono imbottiti di pannolini, si ammazzano per far arrivare a fine mese mogli, figli, mariti e l’estate spenderanno tutto ciò che hanno per una settimana al villaggio turistico nel pieno rispetto delle sacre leggi dello Stato”. C’è da chiedersi se Caffo, a questo punto, immagini l’anarchia coma una società senza supermercati, asili e pannolini. È quel che viene fuori, Caffo è un filosofo senza pannolino, senza supermercato e senza asilo nido. Che pensa irrealisticamente per pubblicare, realisticamente, e guadagnare, speranzosamente. Gli hanno tolto la sedia di PlPl da sotto il sedere nel più grande gioco della sedia della seconda Repubblica dopo la politica. Ma la musica non è finita e auguriamo al libro, per quanto pessimo, lunga vita.

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