I fratelli si amano, si odiano, litigano per amore, per soldi, per sfortune e fortune. Non è raro imbattersi in romanzi che raccontano le complesse vicende tra chi condivide il sangue, la letteratura ne è piena. “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij, “Trilogia della città di K.” di Ágota Kristóf, per citare due capolavori di due autori molto conosciuti che, per motivi e in momenti diversi, hanno saputo raccontare la complessità dei rapporti tra fratelli. E ci prova anche Sally Rooney, con il suo nuovo romanzo “Intermezzo”, pubblicato in Italia da Einaudi. La scrittrice irlandese è tra le più prolifiche della sua generazione, oltre che tra le più apprezzate. Dal 2017 a oggi ha pubblicato ben quattro libri, che hanno profondamente diviso la critica. Sally Rooney o la ami o la detesti profondamente. Noi, in questo caso, non abbiamo apprezzato la sua ultima uscita.
“Intermezzo” racconta le storie di Peter e Ivan, fratelli completamente diversi che, alla morte del padre, si trovano a dover affrontare una “nuova esistenza”, tra equilibri precari, nuovi amori e alleanze. Due figure che si incontrano e si scontrano, raccontate da Sally Rooney in modi completamente diversi. Una scrittura più asciutta, e quasi singhiozzata, per Peter, avvocato di Dublino sui trenta anni. Un adulto affermato che, però, attraverso la scrittura viene delineato dalla scrittrice come ansioso, sospeso tra due relazioni con due donne molto diverse, Sylvia e Naomi. Dall’altra parte abbiamo Ivan, ventiduenne, genio degli scacchi, per cui la Rooney ha scelto una scrittura più accurata e lenta. Quelle che apparentemente possono sembrare due facce della stessa medaglia a livello narrativo, risultano più esercizi da scuola di scrittura che veri e propri espedienti narrativi. E così, a fatica, si riesce ad arrivare alla fine delle oltre quattrocento pagine di “Interludio”, quasi storditi dalle storie di questi due fratelli che vengono narrate in modi completamente diversi. Sally Rooney ha (finalmente) abbandonato le storie d’amore tra coppie per dedicarsi alla fratellanza, scavando in un tipo di rapporto diverso e provando a darci un’idea di cosa sia davvero un “interludio”, quel momento “di mezzo” che può davvero cambiare tutto. Soffermandosi sulla capacità di riadattarsi alla vita, all’amore, alle relazioni con noi stessi e con gli altri, che sia un fratello, un grande amore, una persona che non c’è più. Ma qui sembra essere solo un tentativo. Una sorta di lungo, lunghissimo esercizio di scrittura, un po’ fine a se stesso.
E Sally Rooney ha bisogno, dopo il successo dei suoi precedenti lavori, di confermare le sue abilità di scrittrice? Probabilmente no, ma è quello che fa. Ed è per questo motivo che il suo “Intermezzo” è un romanzo a metà: non riusciamo completamente a criticarlo, ma neanche completamente ad amarlo. Rimane sospeso in una sorta di mediocrità, che non si addice completamente alla scrittrice, tra le promesse della sua generazione, da cui inevitabilmente ci si aspetterà sempre di più.