“Avevo il terrore di provare la spinta irrefrenabile di cui mia madre mi parlava con insistenza sin da quando ero piccola, quella di voler fare dei figli accoppiandomi con un essere umano.” È con questa frase, tra le prime del libro, che entriamo nei temi di Vanishing World, ancor prima di conoscere lei. Amane, una ragazza nata in un “mondo costruito da sua madre”, l'unica a sapere davvero come si procrea. Una realtà dove il sesso è da comprendere (per pochi), e la maternità è un destino minaccioso, ma anche l'unica cosa che forse bisogna portare a termine (ma attraverso l'inseminazione artificiale). Eppure, ci si rincuora, un'amica di Amane è sicura. “Prima o poi nessuno si prenderà più la briga di farlo”. Vanishing World è un altro posto senza senso pensato dalla sua scrittrice, costruito con ironia tagliente e satira per un mondo “sporcato”, dove le persone sembrano costrette a formare famiglie, ma senza toccarsi, dove il sesso è un atto ambiguo. Quel dannato manifesto di mancata libertà. Amane lo sperimenta per la prima volta da giovanissima con il compagno Mizuuchi, lo vede nel letto dei suoi pensieri, l'amore per lei si chiamava Lapis, lui che era così “felice di essere amato”. Ma i suoi legami più forti sono quelli che non si conoscono, i personaggi dei cartoni animati — o meglio, come lei ci tiene a precisare, “esseri non umani”.

Mondo dell’Aldilà. Questo stesso mondo che sentiamo nascere nelle pagine, Mondo dell’Aldilà, ci chiediamo se non si stia insinuando anche in noi, e non cresca solo dentro Amane. Vanishing World è un libro (piuttosto semplice) che mette in discussione tante cose: il desiderio, la famiglia, l’unione tra due persone. Cosa lega davvero chi sta insieme, se non una sensazione? “Ogni volta che pioveva, mio marito mi ricordava che era lo stesso rumore del giorno in cui ero nata.” In Vanishing World, lo si capisce subito: tutto nasce da un trauma. La protagonista, dopo ogni rapporto, rivede in sogno la sua infanzia. Quella infanzia che era stata costruita da sua madre. E il matrimonio? “Io e mio marito abbiamo scelto di convolare a nozze perché volevo dei figli. Conveniva a entrambi.” Nessuna favola romantica, solo un accordo funzionale, allora, per lei, per lui, per quei due stessi ragazzi che si sono scelti dopo un matrimonio andato male. Verrebbe da chiedersi come sia davvero l’amore in questa favola assurda, lì dove tutta questa storia è stata concepita. Perché quello che troviamo tra le righe ricorda quello che ci hanno spesso raccontato su una cultura che non ci somiglia. La distanza. È tutto così distante. Neppure quando si fa l'amore si usano i genitali in Vanishing World o meglio, sarebbe da evitare? Leggendo viene anche da chiedersi se qui vicino a noi alla fine sia uguale, se il sesso è morto, e sopravvive solo il pudore, se tutto il bene che viviamo nudi sull’altro sia finito, e non resta che unirci solo per un obiettivo. Che non è più il piacere. O se invece la causa di tutto è la famiglia, in questo mondo perduto. Tutto quello che ci dicono, tutto quello che prima o poi faremo. Perché si sa sempre qual è l'odore della casa da cui si viene, ed è difficile mandarlo via.
