Subservience è un termine inglese che significa “sottomissione”; purtroppo, Subservience è anche il titolo di un film. Anno 2024, uscito su Prime Video a inizio agosto, è uno dei più visti.
La storia è un tema ricorrente del cinema: le macchine create per servire l'uomo, smettono di funzionare come dovrebbero, si ribellano e diventano un pericolo. Qui però, la differenza la fanno i protagonisti: un'algida Megan Fox in coppia con colui che, in quanto a doti attoriali, è secondo solo ad Elio Germano. Dimenticate però Michele Morrone nelle vesti dell'adorabile spaccone visto nel salotto della Fagnani, perché qui Morrone è serissima star internazionale, nelle vesti di tatuatissimo e amorevole padre di famiglia.

Megan Fox è Alice, una bellissima robot acquistata da Nick, Morrone appunto, professione operaio edile, per aiutare in casa mentre la moglie Maggie, Madeline Zima, è ricoverata in ospedale: la donna infatti, è in attesa di essere sottoposta a un delicato trapianto di cuore. Lentamente, Alice inizia a sostituirsi in tutto a Maggie, con l'obiettivo di rendere la vita di Nick migliore: senza sofferenza, volta alla soddisfazione. Arrivando persino a tentare di uccidere il bambino più piccolo, perché in quel momento ritenuto un ostacolo durante una discussione della coppia.
Non serve nemmeno sottolineare che un robot che ha la fisicità di Megan Fox, non può che essere una calamita sessuale che ammalia il protagonista. Saranno efficientissimi i robot, ma molto meno chi li ha creati: il principio per cui questa Super Vicky moderna, una baby sitter e governante, sia stata creata con l'aspetto di una bambolona sexy, è una domanda che si spiega solo in funzione dell'altro protagonista a cui deve accompagnarsi. Quel Michele Morrone della saga 365 giorni, che qui ci ricorda chi era e che potrebbe ritornare: perché Nick si accoppia, si accoppia forte. Con la bambolona supersexy senza empatia; con la moglie cardiopatica debilitata che, tornata a casa, a malapena riusciva ad alzarsi dal letto.
Tra l'altro, sono esattamente le due scene in cui s'è capito perché il famigerato circoletto escluderebbe Michele Morrone: le prodezze sotto la doccia, Elio Germano mica le sa fare.
Alice intanto, oltre che un robot creato dall'immaginario dell'uomo medio, si rivela una vera bambola assassina: senza un battito di ciglia, inquietante quanto basta per rendere Subservience il thriller che dichiara di essere. Un thriller che è un bmovie, anche solo per i tanti cliché del genere presenti.

La vicenda è pervasa più che da un interrogativo, dalla presa d'atto che le macchine si sostituiscono alle persone: come in casa Alice ha preso il posto di Maggie, così l'azienda di Nick preferisce agli operai i robot. La premessa però sfuma presto, perché nella seconda parte, il film perde tensione ed evolve invece verso l'azione, con il nemico da distruggere in un'ultima, risolutiva, sequenza conclusiva. Alice viene annientata, ma i robot sono tra noi, ormai indistinguibili anche dai loro stessi produttori: Subservience lascia spazio a un possibile seguito, con Alice che nel finale riapre improvvisamente gli occhi. Sequel in vista? Ma soprattutto: tornerà a circuire il povero Nick?
