Gioco pericoloso di Luca Pellegrini è un’operazione affascinante su una relazione passata che a un certo punto della vita torna. Perché si spera sempre di chiudere bene con un ex. Che questo non venga a bussare di nuovo alla nostra porta pronto a spargere dolore, a impartire malesseri. Eppure, a volte accade che un amore vissuto si trasformi in una paura costante. Il film con Elodie, Adriano Giannini ed Eduardo Scarpetta è un raffinato e sofisticato viaggio estetico nelle paure universali: il timore di tornare indietro e non riuscire più ad andare avanti, ma anche la necessità di spingersi oltre per trovare nuovi stimoli e successo. La parabola dello scrittore Carlo (Adriano Giannini), fidanzato con la ballerina Giada interpretata da Elodie, ne è la prova. Creativo in cerca d’ispirazione – un tema già visto in molti film – trova lo spunto perfetto accogliendo in casa un enigmatico artista, Peter Drago (Eduardo Scarpetta), che si rivelerà essere l’ex della sua compagna e custode di un oscuro segreto. Il cast è perfetto, la ricostruzione degli ambienti è impeccabile e finalmente moderna, c'è un ritmo ipnotico che cattura. Eppure, manca qualcosa di importante che è al centro di tutto, capace di trascinare davvero la storia. Ma se l’arte esiste per farci domande più che per darci risposte, allora Gioco Pericoloso ha già vinto.



Chissà se Gioco pericoloso vuole essere un invito a vedere l’arte contemporanea come una dimensione altra dell’esistenza, o se invece il regista, tra architetture sospese e nuovi Bill Viola, abbia voluto mostrarci che questo mondo è ormai una gigantesca presa in giro. Perché viene da pensare, scena dopo scena, se è davvero l'arte a imitare la realtà o viceversa. Se lo chiede anche Carlo nella scena finale di Gioco Pericoloso, ce lo dovremmo chiedere anche noi tutti i giorni, persi nella noia e nelle tante piccole disgrazie a lavoro e a casa, in cerca di soluzioni e vie di fuga nell'Arte per una vita che ci ha stufato. E allora forse anche noi, come Carlo, saremo disposti a tutto per stravolgerla, per scrivere una o più storie nuove. O quasi.

