Francesco De Gregori non è soltanto il cantautore che ha dato voce ai pensieri di tutti, quelli inconfessabili o sfumati. Ma anche un appassionato cinefilo. “All’epoca ero solo un bambino quando La dolce vita uscì nelle sale.” Francesco De Gregori lo dice con quel tono che è un misto di nostalgia e lucidità, ospite di Hollywood Party su Rai Radio 3 con Efisio Mulas e Steve Della Casa. “Quel film era scandaloso. E non perché in casa mia fossero particolarmente cattolici o bacchettoni, ma perché colpiva dritto alla morale dell’epoca, la ribaltava.” Ed è lì che è scattato qualcosa. Perché quello che un giovane De Gregori aveva appena visto sul grande schemo era molto più di un film. Era il cinema che diventava verità, la lama di un coltello che affondava tutto se stesso per indagare una sola moltitudine chiamata Italia: “Ho capito che il cinema poteva fare altro. Non solo raccontare storie, ma entrare dentro le pieghe dei sentimenti, scavare. Fellini lo faceva: ti portava in un’atmosfera, ti faceva sentire tutto.” Steve Della Casa annuisce. Lo sa bene anche lui: quel film metteva in scena il lato oscuro del Paese, senza filtri. “Suicidio, ubriacatura, consumismo… cose che fino a quel momento non si erano mai viste sullo schermo.” De Gregori: “È il cinema che ho continuato ad amare per tutta la vita”.


Nella musica di un giovane De Gregori c’erano La dolce vita, la Swinging London e il bisogno di liberarsi dagli schemi del passato. “Bisogna distruggere il cinema, papà, diceva Truffaut”, ricorda Della Casa in diretta. “Ettore Scola ha ispirato Pablo”, aggiunge il Maestro di Buonanotte fiorellino nella sua lunga riflessione. Ma quanto i film visti in sala hanno influenzato i suoi testi dell’epoca? Quanto il cinema ha lasciato il segno nelle sue canzoni? “8½ mi ha aperto gli occhi. Questo modo di raccontare attraverso una narrazione psicoanalitica significa rompere i tempi, passare da un piano lungo a un primo piano e spezzare i nessi logici, cosa tutt’altro che scontata. Alice, prima di Rimmel, non ha nessi logici: è una canzone figlia del cinema”.

