È quasi tempo di festival al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.“Custodi di sogni - I tesori della Cineteca Nazionale” apre le porte al pubblico dal 31 marzo al 6 aprile, in programma a Spazio Scena e alla Casa del Cinema di Roma con omaggi a Caligari, al cinema che ci manca, a cui vogliamo bene tra conversazioni e presentazioni dei grandi Maestri, Nanni Moretti e Dario Argento, ma anche giovani ex studenti, come la protagonista di Parthenope, Celeste Dalla Porta ed Elia Nuzzolo (883 e Mike). Insomma, è in arrivo un dialogo tra ieri e oggi, tra quello che siamo e saremo, una riflessione anche su un’arte che respira lenta e sta, ahinoi, vivendo momenti terribili, basta pensare alla notizia legata alla chiusura di diversi cinema romani e della loro trasformazione in supermercati. Su questo, durante la conferenza stampa dedicata al lancio del festival presso il Csc, ha parlato proprio la madrina di Custodi dei sogni e regista Liliana Cavani (suo Il portiere di notte) che a più di novant’anni ha un’idea precisa di futuro. Di un futuro per il cinema. Ma ancor più dettagliata appare il suo pensiero critico sul presente. “È vergognoso pensare di vedere tutto il cinema a casa. Bisogna fare una campagna seria contro questa cosa qui e sulla necessità di andare al cinema, avere emozioni insieme”.

Cavani (di cui vedremo al festival made in Csc, il prossimo 2 aprile, anche due cortometraggi legati alla sua prima parte di carriera), ha poi continuato il suo lucido e attento intervento pensando allo streaming, alle piattaforme, al digitale che sempre più sta sostituendo il reale. La presenza nelle sale, l’anima della nostra arte racchiusa in un film dove finisce appena si preme play su uno schermo portatile? Liliana Cavani: “La vera cultura non la fa la serie, ma il cinema. La serie è fatta per avere più spettatori possibili, si diventa vittima della serie. Bisogna difendere il cinema della sala, io farei una battaglia sociale per la difesa della sala, il cinema è sala. Stanno chiudendo, lo vedete sotto gli occhi, soprattutto stando a Roma. È possibile permettere tutto questo? Secondo me un vero regista non deve fare la serie, è contro il cinema. Ha il suo valore professionale, gli attori saranno bravi ma non ha nulla a che fare con il cinema e con il teatro”.

