Quel pazzo venerdì 2 è un vero e proprio ritorno al passato. Il primo film ci aveva accompagnati durante l’infanzia e l’adolescenza, diventando negli anni un cult tra i film per famiglie targati Disney. A distanza di oltre vent’anni, questo sequel ci riporta per un paio d’ore a quella stessa atmosfera spensierata, facendoci sentire di nuovo un po’ ragazzini. La trama riprende lo schema del film originale: una mamma e una figlia in conflitto, con la ragazza che non accetta il nuovo matrimonio della madre. Ma questa volta c’è una novità che movimenta il tutto: a scambiarsi di corpo non sono solo in due, bensì in quattro. Lindsay Lohan interpreta la madre, poi ci sono sua figlia, la figlia del futuro marito e persino la nonna. Le due adolescenti non vanno affatto d’accordo e, complice la magia, si trovano costrette a vivere letteralmente nei panni l’una dell’altra. Ne nasce un intreccio di rapporti conflittuali, incomprensioni e situazioni esilaranti, che, come da tradizione Disney, si risolvono con un lieto fine e la rottura dell’incantesimo. Il tema centrale resta però lo stesso di vent’anni fa: il rapporto madre-figlia. È quella dinamica universale che non invecchia mai, fatta di incomprensioni, nervosismi, ma anche di momenti di crescita reciproca. Il film ci ricorda che, mettendosi nei panni dell’altra (letteralmente, in questo caso), si scoprono motivazioni, paure e desideri che prima non si vedevano. È quasi un esercizio di empatia mascherato da commedia per famiglie: ti ritrovi a ridere per le situazioni assurde e un attimo dopo pensi “forse mia mamma non aveva tutti i torti” o “forse mia figlia aveva ragione su quella cosa…”.

La cosa sorprendente è che il film non cade in quelle forzature a cui oramai siamo abituati, soprattutto quando si tratta di voler dimostrare inclusività riscrivendo le storie originali. Qui, invece, si respira una vera vibe anni Duemila: romantica, leggera e un po’ naïf. C’è persino l’incontro tra Anna (Lohan) e il futuro marito, realizzato nel modo più classico possibile: a scuola, le cadono i libri, lui li raccoglie, e scatta il gioco di sguardi accompagnato da musica e slow motion. Una scena che sembra uscita direttamente da una commedia romantica di vent’anni fa. Ritornano anche i cliché più amati: le due compagne di classe che si detestano, e che scoprono con orrore che i loro genitori stanno per sposarsi; la “bulla” che nasconde insicurezze dietro un atteggiamento spavaldo e la ragazza ribelle che non sopporta le sue manie di superiorità. Il film riesce a inserire momenti comici ben dosati: in sala, di tanto in tanto, scappava una risata collettiva, segno che certe dinamiche funzionano ancora. Guardandolo, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un teen drama vecchio stile, con tutti quegli elementi volutamente esagerati e improbabili che nella vita reale non accadono mai, ma che un tempo rendevano i film Disney così speciali. Erano storie che facevano sognare, con personaggi sopra le righe e situazioni al limite del possibile, e questo sequel riesce a ritrovare quel tocco magico senza stravolgerlo. Per i nostalgici, Quel pazzo venerdì 2 è un’occasione preziosa per rivivere i bei tempi, ma è anche un piccolo specchio in cui madri e figlie di oggi possono rivedersi e, magari, capirsi un po’ di più. Dopo vent’anni, lo scambio di corpi resta un espediente narrativo geniale proprio perché permette di vedere il mondo con gli occhi dell’altro, e questo, fuori dal cinema, è forse l’unico incantesimo che valga davvero la pena imparare. Un film semplice, spensierato e simpatico, proprio come dovrebbe essere. Una parentesi di pura evasione che riesce a far sorridere chi oggi ha qualche anno in più, ma non ha dimenticato cosa significasse sognare davanti a uno schermo… e magari ha pure mandato un messaggino alla mamma uscendo dal cinema.

