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Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

  • Thanks to Jon Pack / Netflix

2 maggio 2025

Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)
The Four Seasons è una storia da grandi. Adulti. Sull’amore. Sull’amicizia. Una serie Netflix “matura” per davvero, che inizia lenta. Lentissima, ma solo per poco. Perché a incasinare tutto, ad abbattere le certezze, a scatenare la vita di tutte le coppie è una cosa semplice

Thanks to Jon Pack / Netflix

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

The Four Seasons è una serie per persone mature, o per chi sente il bisogno di diventarlo. È per chi ha a che fare con un amore che si trascina da anni, ma che resiste. Per chi convive con gli affetti di sempre, quelli che non si scelgono più ogni giorno con slancio, ma che continuano ad accompagnarci, testardi e silenziosi. È, in fondo, una storia semplice, ordinaria, persino anonima, e forse proprio per questo così vera. Ispirata liberamente al film omonimo del 1981 di Alan Alda, si snoda in otto episodi che raccontano la quotidianità e le scosse emotive di tre coppie di amici. Kate (Tina Fey) e Jack (Will Forte); Nick (Steve Carell) e Anne (Kerri Kenney-Silver); Danny (Colman Domingo) e Claude (Marco Calvani): tre coppie diverse, accomunate da un legame profondo e dalla voglia – o forse dal bisogno – di continuare a condividere un pezzo di strada insieme. Si muovono, partono, riflettono, discutono, si confidano, si arrabbiano. Cercano parole nuove per dire cose vecchie, e inciampano nelle stesse fragilità di sempre. Hanno ormai cinquant’anni, eppure sono ancora alle prese con la voglia di riscoprirsi e con la paura di fallire, di nuovo. Perché forse è vero che il fallimento, a quell’età, ha un sapore diverso. Più dolceamaro, più difficile da mandar giù, e forse più necessario da comprendere. 

The four seasons
“The Four Seasons” Jon Pack / Netflix

La serie inizia lenta. Lentissima. Come le prime ore di una domenica pomeriggio d’autunno, quando fuori piove appena, hai già preso il caffè, e ti ritrovi in quel momento sospeso in cui la giornata potrebbe prendere mille direzioni diverse, ma per ora resta immobile. Serve pazienza, tempo, fiducia. Ma piano piano tutto cambia. O meglio: tutto inizia a prendere il proprio ritmo, con naturalezza. È un ritmo umano, organico, che non cerca l’effetto, ma si affida alla verità dei gesti piccoli, delle parole dette a bassa voce, degli sguardi che non servono a spiegare ma a capire. È il ritmo della vita. A far esplodere gli equilibri del primo episodio è una decisione strana, quella che nessuno voleva davvero affrontare: uno degli amici decide di lasciare sua moglie. Una cosa che sconvolge tutti, che fa tremare le fondamenta di ogni certezza condivisa. Da lì in poi niente è più come prima per nessuno di loro. È il passato che bussa per farsi lasciar andare, o è il futuro che pretende di essere preso a morsi, anche se fa paura? 

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