Lo diciamo sempre: mai guardare indietro, sempre andare avanti. Verso il futuro, verso i nuovi errori, semmai. Eppure, questa valanga di film, serie tv e fiction del passato che tornano oggi, come fossero armi di distrazione di massa di fronte a un’assenza di idee nuove, finisce per riportarci sempre lì: alla nostalgia. Elogio della nostalgia, quindi. Perché in fondo quello che stiamo osservando fuori e dentro le piattaforme è come un tentativo di rimanere bloccati in una sorta di impasse temporale: più precisamente cullati tra gli anni Novanta e Duemila, qui, a ripensare a quando eravamo ragazzini e l’unica preoccupazione era cosa comprare per restare al passo coi tempi; quando c’erano gli Scooby-Doo, il trash da divorare senza sensi di colpa, le riviste con il lipgloss in omaggio. Le merende della nonna, il gelato, il primo rap. Da quelle memorie arriva anche Un tipo imprevedibile 2, commedia leggera e spensierata su Netflix che all’epoca ci faceva compagnia nei pomeriggi belli in cui non avevamo voglia di fare niente. Ed era giusto così.

C'è Happy Gilmore, e con lui il golf. Dopo il ritiro, dopo aver vinto il suo primo Tour Championship, scende ancora in campo, questa volta per finanziare le lezioni di danza classica della figlia. E così, a distanza di oltre vent'anni, tutta questa storia ci rassicura. Come tutte le cose che conosciamo e ci hanno fatto stare bene. Una sensazione di relax e di conforto di fronte a uno scenario globale che attorno a noi sembra sbiardirsi a poco a poco. Anzi, diciamolo, sembra che sia tutto peggiorato. O meno tranquillo. O forse eravamo noi a non sapere i problemi, a non volerli vedere. E allora a maggior ragione in un momento incerto, si fa sempre più forte la voglia di voler rimanere indietro. Come diceva Verdone ne La grande bellezza: “Che cosa avete contro la nostalgia? L’unico svago che resta per chi è diffdente verso il futuro.” Ecco. Un tipo imprevedibile 2 è esattamente questo: non un capolavoro, ma uno svago rassicurante in un tempo tutt’altro che sicuro.
