Lo scopriamo solo oggi che Akira Toriyama, un gigante tra i giganti tra le fila dei mangaka della sua epoca, si spegneva il primo marzo per un ematoma subdurale. Aveva 68 anni. Per chi è della generazione Bim Bum Bam oggi sentirà un altro pezzo di gioventù crollargli addosso, nonché un’altra pagina di Novecento strapparsi, quel secolo che adoriamo tanto citare quando rimangono, guardando al nostro passato, più morti che vivi. Sul sito ufficiale di Dragon Ball si legge la seguente dichiarazione: “È un nostro profondo rammarico che Akira avesse ancora diversi lavori in fase di sviluppo”, e ancora: “Ha lasciato a questo mondo molti manga e molte opere d’arte. Grazie al sostegno delle persone in tutto il mondo ha potuto continuare il suo lavoro per 45 anni”. Akira Toriyama aveva raggiunto i primi successi negli anni Settanta col manga Dr. Slump, vincitore del prestigioso Shogakunan Manga Award, portando la storia a diverse trasposizioni animate e una decina di film. Ma il successo che ha consacrato Toriyama nell’empireo dei mangaka è stato Dragon Ball (influenzato dal suo stesso lavoro one shot Dragon Boy) che dagli anni Ottanta è diventato un best seller tra i manga, rendendo il genere ancora più popolare in tutto il mondo. Goku, l’amato protagonista di Dragon Ball, è apparso per la prima volta sulla rivista Weekly Shonen Jump nel 1984. Inizialmente, seguiamo le avventure di questo bambino con la coda da scimmia diviso tra il suo allenamento in arti marziali, e la volontà di aiutare Bulma a riunire le sette Sfere del Drago capaci di evocare il drago Shenron che realizza ogni tipo di desiderio. Questo, ovviamente, è solo un frammento della mitologia di Dragon Ball che ha tenuto incollate diverse generazioni all’evoluzione (in ogni senso) di Goku. Dragon Ball è stato uno dei franchise di maggior successo della storia, vendendo 260 milioni di copie in tutto il mondo, Toriyama ha creato un vero e proprio universo transmediale e Goku ha conosciuto diverse vite anche in una serie di videogiochi (dalla PlayStation 1 alla Nintendo Switch).
In Italia tra la fine degli anni Novanta e in particolare modo durante gli anni Duemila ci fu una vera febbre, per non dire ossessione collettiva tanto da spingere noi fan a controllare i livelli di potenza dei nostri personaggi preferiti. Erano i bei tempi delle biblioteche multimediali quando ancora la connessione internet lavorava a 56k. Nei pomeriggi in cui c’era il rientro scolastico si rinunciava a parte della pausa pranzo, semplicemente per radunarsi dalla televisione dell’ultimo piano della scuola e vedere gli ultimi scontri tra Goku, Piccolo, Vegeta. Non era importante che tu fossi lo sfigato o il fighetto della scuola, quelle mezz’ore prima delle lezioni ci univano come solo la vera arte è capace di fare con le persone. Il creatore di One Piece, Eiichiro Oda, ha dichiarato che Akira Toriyama ha dimostrato con le sue opere (tra cui Sand Land) che i manga possono essere sia per adulti che per i bambini. Nell’epoca in cui il Lucca Comics è diventato la vetrina degli influencer (e i veri fan rimangono imbottigliati in file interminabili), le opere di Akira Toriyama, già all’epoca univano l’alto e il basso, il nerd col tamarro, portando a un totale annullamento tra le fazioni in guerra rendendo -fuori tempo massimo- noi ex sfigati dei fighi. Fantasticare ci permetteva di uscire da una realtà opprimente, soprattutto se siete cresciuti nell’idiozia ipertrofica della provincia. I fantastici mondi di Akira Toriyama, che ha curato fino al 2022 con altri adattamenti di Dragon Ball, e i suoi personaggi demenziali fuori dai contorni sono stati per moltissimi degli amici immaginari, un labile ponte comunicativo tra noi nerd e gli altri (i cosiddetti normali), un periodo della nostra infanzia che oggi piangiamo e omaggiamo soprattutto per noi stessi e chi eravamo.