Aldo Grasso e la nostalgia. Gli anni Sessanta, ma anche Ottanta. Prima in tv (e non solo?) era tutto diverso, e forse anche migliore? Il critico torna a parlare di Renzo Arbore e lo fa “sempre con piacere”: racconta chi è, la forza dei suoi programmi, la potenza e l'intelligenza di un maestro che ha aperto agli italiani un'idea nuova di cultura, televisione e intrattenimento. Cose, idee, che forse oggi mancano. Nel suo articolo sul Corriere, Grasso rispolvera “Cari amici vicini e lontani” su Rai3, un programma che Arbore realizzò nel 1984 in occasione del sessantesimo anniversario della radio italiana. L’obiettivo era una festa. Una grande festa fatta da tutte quelle persone e quelle voci della radio: da Nunzio Filogamo a Silvio Gigli, da Alberto Sordi a Gianni Boncompagni, dal prof. Leone Piccioni a Roberto D’Agostino, da Gino Bramieri a Paolo Zaccagnini.

“Ad aprire la serie, gli anni Trenta e gli anni Sessanta della radio”, scrive l’esperto. E poi Pippo Barzizza, famosissimo nome dello swing anni Trenta, il jazz e gli anni Sessanta con Enrico Montesano. Insomma, le puntate di questo programma in versione restaurata meriterebbero parecchio. C’è quel però. “Ogni frammento di questa memoria visiva è una lama che s’infila nella carne viva del presente: perché oggi i programmi tv, salvo rarissime eccezioni, sono così modesti, così volgari, così privi di idee? Come se radio e tv fossero stordite dalla loro catastrofe, disorientate come nei momenti di rimpianto”, affonda sul finale Grasso. E quindi che fare, noi, con l’oggi? Che sia soltanto con uno sguardo al passato che possiamo vedere nitido arrivare il futuro?
