La cultura riparta dal romance. Da Erin Doom, da Julian Quinn. Si riparta, cioè, dalla cultura che si costruisce dal basso, lasciando che la gente si appassioni. Che la cultura venga trattata come lo sport, con il campo da gioco della parrocchia, con le casacche puzzolenti e un prete come arbitro, a partire dall’amore per il calcio e non dalla Serie A. Si faccia cultura per creare capitale, ricchezza, fanbase, una comunità di lettori. Fare, cioè, tutto ciò che non fanno Più Libri Più Liberi o Il Salone del libro di Torino. Fare quel che fa il Romance Book Party di Napoli. Tutto sold out, tantissimi ospiti, alcuni nuovi, altri che potrebbero riempire gli stadi. Ci sono, appunto, Erin Doom e Julian Quinn. Questa versione per adolescenti della letteratura di Rosamunde Pilcher e Lucinda Riley, il romance è quanto c’è di meglio nel mercato letterario italiano. Sul serio. Riflettete: non c’è nulla che appassioni di più e nulla che, dunque, costituisca per chi si occupa di cultura occasione migliore per permettere a dalle ragazze e dei ragazzi appassionati di scoprire la grande letteratura.

Ne avevamo già scritto parlando di Felicia Kingsley. Romance è anche Giorgio Scerbanenco, il Truman Capote di Colazione da Tiffany. Non è solo un passaggio tra i tanti per arrivare ad altre letture, è una buona lettura in sé. Semmai il problema è il mercato che appiattisce. Ma anche chi non dovesse credere a tutto questo, si trova costretto a credere ai fatti. E cioè che un festival come il Romance Book Party di Napoli del primo giugno riempie i saloni, al punto che chi ora sta provando a prenotare non ci riuscirà. Si dica anche questo, a beneficio di cronaca: chiunque abbia avuto un’esperienza come libraio sa quanta responsabilità si possa avere, anche spingendo ragazze appassionate di Erin Doom a leggere Maupassant o Flaubert o Austen. Si può. Non solo. Spesso il passaggio piace alle ragazze, che tornano e ti chiedono di Brönte e Fitzgerald. E dunque si riparta dei festival pieni, dagli scaffali svuotati, soprattutto ora che l’Italia non compra libri, che gli italiani smettono di leggere. Non mortificate le giovani lettrici e i giovani lettori di romance, ringraziateli.
