Andrea Scanzi ha più engagement di un influencer. Nel carosello di domande a cui ha risposto su Instagram tocca quasi qualsiasi argomento, guru dell’era post-giornalistica per eccellenza, personaggio di una delle tante canzoni di Battiato (che Scanzi adora) e non solo. Gli chiedono di tutto, a partire da una preferenza: “Amavi Edberg. Io morivo per Becker. Che ricordi hai delle loro epiche sfide?” E lui ci va leggere chiaramente: “Odiavo con tutto me stesso quel prosciuttone biondo e rubizzo. Ricordo ogni sfida. Godetti oltremodo a Wimbledon 88 e 90. Mi incazzai da morire per la stessa a Wimbledon 89. E se si parla di tennis non si può parlare della sua versione surrogata, il padel. Un utente chiede: “Sto imparando a giocare a padel, consigli particolari? Ti seguo sempre con affetto!”. La risposta di un vero giocatore (altro che Totti, altro che Sinner) è questa: “Mi verrebbe da dirti di fermarti finché sei in tempo, perché a me ha radicalmente cambiato al vita (anche solo come allenamenti, amicizie e stile di vita). È un terreno dannato. Goditelo prendendo lezioni e procedendo per step. Cerca di non impazzire troppo come è accaduto a me”. Insomma, bello, ma con la calma. Con corollario sul perché molta gente odia il padel: “Perché la gente è frustrata e perde tempo a odiare le cazzate. L’essere umano è idiota per natura, altrimenti non si spiegherebbero la trap, Donzelli e le birkestock. E comunque il padel è il demonio”. Poi si passa dalla racchetta alla musica. Damiano David? “Non penso nulla perché non ne so un cazzo di Damiano dei Maneskin. Probabilmente sbaglio ma non sono mai stato attratto, non mi hanno mai intercettato i Maneskin, tantomeno la carriera da solista di Damiano. Ripeto, forse sbaglio, perché qualcosa di buono ce l’hanno innegabilmente, e quindi anche lui. Però non è mai capitato che io sia stato invogliato a frequentare assiduamente e conoscere maggiormente sia i Maneskin che Damiano”.
C’è anche chi chiede quando avrebbe conosciuto Vasco Rossi, notoriamente una delle grandi passioni di Scanzi. “Dipende cosa intendi per conoscere. Se intendi conoscere personalmente l’ho conosciuto tardi, nel 2020 d’estate a Rimini, perché lui seguiva le mie dirette su Facebook durante il lockdown, le Scanzi live, io lo citavo e lo facevo ascoltare spesso, una volta misi Ridere di te, che è la mia canzone preferita di Vasco e dissi: appena finisce questo lockdown dobbiamo conoscerci e prenderci una sbronza insieme. E lui mi rispose il giorno dopo e infatti ci siamo visti, senza sbronzarci. Ed è nato un rapporto di profonda stima, ogni tanto ci sentiamo con le note vocali. Se ti riferisci al conoscerlo artisticamente io lo conosco da quando avevo 14 anni, cioè dal 1998, e l’ho scoperto per l’esattezza con il vinile C’è chi dice no”. Altra musica poco apprezzata ne abbiamo? Ovviamente sì: “Mi fa schifo, ma proprio schifo, il reggaeton, non mi piace quasi mai il reggae, a meno che non lo faccia Bob Marley (Exidos, per esempio, è uno dei dischi che abbia ascoltato nell’ultimo periodo). Non capisco e non mi piace il rap tranne rarissimi casi come Frankie hi-nrg mc, o Eminem, e la trap mi fa vomitare. La trap mi fa schifo come mi fa schifo l’autotune, come mi fanno schifo i testi, come chi mi fa schifo chi è convinto che la musica sia quella cosa lì. Se fosse esistita negli anni Novanta non se lo sarebbe inculato nessuno”. Infine domandone metamusicale e, dunque, politico. Domanda: L’ennesima bordata di fango di Gilmour verso Water. Riusciremo mai a vederli di nuovo amici? Risposta. “Non saranno mai amici come non lo sono probabilmente mai stato e come di sicuro non lo erano più già da Wish you were here in poi, anzi prima, già da The Dark side of the moon, continuano a fare grande musica fino a The final cut, ma non sono stati più amici. Erano diventati quattro che lavoravano insieme, ma l’amicizia non c’era più. Non me ne frega niente dei loro scazzi, Gilmour non capisce niente di politica, quando parla di politica è teleguidato e telecomandato dalla simpaticissima moglie”.