Tra l'ex tennista Paolo Canè e il giornalista de Il Fatto Quotidiano Andrea Scanzi c'è stata una polemica molto accesa. Quello che voleva (o doveva) essere un articolo celebrativo e un ritratto del tennista per una rubrica de Il Fatto chiamata “Che peccato” è diventato a sorpresa oggetto di lite tra i due. Paolo Canè, ex tennista azzurro e oggi voce del tennis in Rai, non ha gradito alcuni aspetti del pezzo del giornalista e ha replicato tramite un video sulla propria pagina Facebook, un video a cui a sua volta Scanzi ha risposto con su YouTube. A margine di una intervista sulla situazione che sta attraversando Jannik Sinner, Luca Bottazzi da ex tennista (oltre che coach, oggi studioso, insegnante e scrittore di tennis, docente universitario UniMi) è voluto intervenire per prendere le difese del collega Canè, ma anche per spiegare la differenza tra il parlare di tennis ed essere esperti di tennis. Non ha parlato, quindi, solo di Scanzi, ma anche di Massimo Gramellini, Aldo Grasso e Cazzullo che, a suo dire, commentano il tennis senza essere perfettamente padroni della materia.
Luca, hai letto quindi dello scontro tra Paolo Canè e Andrea Scanzi?
Si, ho seguito la cosa perché conosco Andrea Scanzi e ho sentito anche al telefono Paolo Canè. È dispiaciuto per quanto è successo. Andando al punto, l’articolo di Scanzi si può interpretare in diversi modi. Molte persone che poi lo hanno commentato sui social lo hanno percepito in termini caricaturali nei confronti di Paolo. Da qui la sua risposta video in cui ha replicato in maniera pacata. Ovviamente, valutare uno scritto non è mai così scontato come invece per un video, nel quale le intenzioni si palesano in modo evidente a chiunque. C’è l’intonazione, e si capisce se la frase vuole essere aggressiva anziché scherzosa.
E dal video di Scanzi che cosa si evince?
Lui dice di aver voluto celebrare Paolo Canè. Difatti rileggendo il testo Scanzi illustra le gesta sportive di Paolo, ma allo stesso tempo lo ritrae pure come una macchietta. Alterna così, in un modo che può essere percepito come irriverente, la figura di Paolo Canè. Poi, nel video, Scanzi spiega come si tratti del suo prezioso e intelligibile stile letterario, ricco di spunti colmi di ironia. In questo modo dice di adorare Paolo, mentre dall’altro gli fa fare una figura da analfabeta. Scanzi aggredisce in modo frontale, altezzoso, celebrando la propria figura, quasi sublimandola. Qua e là ribadisce la sua intenzione volta a elevare Paolo, per poi rispedirlo nella polvere. Dice di essere ironico, ma dal video emerge al contrario una palese aggressività, che da un lato mette in luce la grandezza di Andrea Scanzi e dall’altro la presunta pochezza di Paolo Canè. Per fortuna che Scanzi apprezza Canè’! Alla luce dei fatti vien da chiedersi quali fossero allora le intenzioni dell’articolo. Quindi le moltissime persone che hanno preso le difese di Paolo sui social dopo l’articolo forse non sono poi tutte deficienti. Oppure Scanzi non è forse così abile come lui crede di essere con la penna o la tastiera in mano, nel manifestare le proprie intenzioni. A tutti gli effetti, sono veramente troppi quelli a cui sono sfuggite le manifestazioni di affetto di Scanzi nei confronti di Canè. Così mi chiedo: com’è possibile che migliaia di lettori si siano schierati dalla parte di Canè? Vero è che oggigiorno la gente non comprende il significato di ciò che legge, riportano le ricerche, però in questo caso specifico sono davvero tanti. Se però tale dato fosse riscontrabile in termini di analfabetismo generalizzato, vien da pensare come i tanti follower che seguono Scanzi lo facciano altrettanto a vanvera. Eppure, a ben osservare il problema è anche un altro.
Quale?
Attorno a Scanzi, come ad altri giornalisti noti che occupano uno spazio importante che oggi si buttano sulla moda del tennis, c'è questa credenza che loro abbiano expertise in ogni ambito. Mi spiego. Vale la formula attraverso la quale più un personaggio è noto e più sa di tutto. Quindi per i media conta chi dice e non cosa dice. In tal maniera, questi individui parlano di qualsiasi tema uscendo spesso dal loro campo, e magari risultano pure credibili. Così Scanzi, quale ordinario appassionato si occupa di tennis tratteggiando il tennista Canè. Scrive solo perché segue il tennis da appassionato? Allora il duca di Kent, che premia da 40 anni i vincitori di Wimbledon, dovrebbe illuminare il pianeta del tennis dall’alto del suo sapere, essendo il più grande esperto di tennis del mondo!
Stai dicendo che Scanzi non è competente?
Sì. Ovviamente si può parlare di tennis anche senza essere degli esperti, ma farlo con arroganza mi pare insopportabile. Se usi certi toni allora devi possedere ben altro peso specifico in materia. Nello specifico, non mi risulta che Scanzi abbia mai giocato a un certo livello, abbia mai allenato dei giocatori, abbia mai insegnato tennis, abbia mai prodotto pubblicazioni riconosciute in materia in ambito accademico o scientifico e quant'altro, o abbia mai prodotto dei libri sulla storia o sulle dinamiche evolutive del gioco. Insomma, il nulla. Stiamo dunque parlando di un appassionato che per carità ha le sue opinioni, ma non è un esperto di tennis. Eppure, vedendo come lui si autocelebra nel video, dicendo addirittura ‘Paolo Canè deve ringraziarlo, mi sembra una totale esagerazione. L’opinione di Scanzi nel tennis vale invece quanto quella della casalinga di Voghera che guarda la tv, quando l’ambito è quello dell’esperto.
Addirittura?
Su questo piano lui dimostra di procedere come un tipico analfabeta funzionale. Ribadisco, non è un esperto come forse vuol far credere, ma forse peggio ancora, per come viene percepito dal comune lettore. Del resto, tratteggia Canè parlando di “turbo rovescio”, del suo “limite caratteriale”, ma non aggiunge nulla, parla per etichette. Paolo Canè era un giocatore che sapeva giocare in tutte le zone del campo, sapeva giocare anche molto bene vicino alla rete. Era un giocatore che conosceva tutti i colori dell'arcobaleno del tennis, sapeva smorzare i ritmi come alzarli improvvisamente. Paolo non è riuscito a sbocciare come fuoriclasse perché era un formidabile giocatore di racchette di legno. Sapeva accelerare con quegli strumenti come pochi ho visto fare. Al contrario di oggi che con queste racchette tirerebbe forte pure Fantozzi. Ma le racchette di legno andavano in pensione nei primi anni Ottanta. Mi fermo qui, il discorso sarebbe troppo lungo. Così Scanzi illustra “turbo rovescio” Canè con una sintesi scontata quanto datata, quindi da supermercato, si potrebbe anche dire. Per cui, se uno scrive in spazi prestigiosi e visibili, perché deve produrre questo livello? Posso capire che sia una strategia funzionale ad allargare il pubblico, dunque attirare le zucche vuote e avere più follower, ma allora perché fare l’arrogante? Sembra quasi che il prezzemolo Scanzi voglia fare concorrenza all’onnipresente Lucarelli, magari a Ballando con le Stelle.
Ma perché?
Prima di tutto mi risulta che sia presente in tutte le salse e poi che litighi con tante persone. Litiga con Morgan che fa il musicista, con Sgarbi che è un critico d'arte. Spero sinceramente per Scanzi, senza mai sfiorare l’ambito musicale in un senso e quello culturale nell’altro, altrimenti sarebbe una vera follia. Invece, con Paolo Canè è entrato anche nel merito della materia tennis illustrando il gioco di Paolo e le sue competenze specifiche. Difatti, ha parlato del Canè telecronista, iche non aggiunge nulla al prodotto, definendolo praticamente un incompetentemente. Così mi chiedo, se Paolo Canè è un incompetente, allora sono degli incompetenti pure tutti i direttori delle testate sportive che lo ospitano? Possibile... Magari ha ragione Scanzi, non lo so, o forse Paolo Canè ha semplicemente il suo pubblico che lo apprezza, e le valutazioni di Scanzi sono delle enormità. Di certo, non si può piacere a tutti, però tanti riscontrano in Paolo una piacevole compagnia. Poi ognuno di noi ha i propri limiti, che forse Scanzi non ha. Resta il fatto che Paolo Canè qualcosa di tennis la capisce rispetto a Scanzi. Non c'è dubbio che la penna e la dialettica di Scanzi siano superiori a quella di Canè, però la questione resta un’altra.
Quale?
A Scanzi mancano diversi fondamentali per poter dialogare di tennis con Paolo Canè e quindi quando lo tratteggia, a mio singolare parere, lo descrive in modo basico. Come già detto, usa luoghi comuni da bar sport. Troppo scontato questo “turbo rovescio”, perché Paolo Cane’ è ed è stato molto di più. Ma non è tutto! Scanzi si permette di dire che Canè non deve lavorare in televisione, perché non è capace evidentemente di commentare il gioco. Impressionante! Paolo, è’ stato un campione di tennis, oggi è un signore di 60 anni che lavora, fa il maestro di tennis con una grande dedizione con i suoi allievi. È una persona totalmente lontana da quello che era il Canè di gioventù, perché si matura, si diventa grandi, si ha maggiore esperienza. Il problema del grande atleta, quando è giovane, è che viene esposto alla ribalta ed è un ragazzo che mediamente ha studiato poco in generale. Poi c’è il resto della vita.
E chi è il Canè di oggi?
Una persona diversa rispetto al passato dove è stato etichettato. Una persona che ha saputo cambiare. E Scanzi lo avrebbe scoperto se si fosse scomodato per intervistarlo, prima di scrivere di lui. Invece, si è limitato a rovistare comodamente tra le righe di Wikipedia. Del resto, saper cambiare, sempre secondo la ricerca, è la forma più alta di intelligenza. Chissà, magari Paolo Canè è forse più intelligente di Scanzi, chi può dirlo... Scanzi litiga con tanta gente, dice che intende dire una cosa quando molti lettori ne capiscono un’altra, guardando alle manifestazioni di sostegno a Paolo. Di fatto, Scanzi ama mettere sempre dei punti per rafforzare le sue affermazioni. Al contrario, un grande Maestro di teatro come Eduardo diceva che al massimo è possibile mettere delle virgole, mai dei punti.
Quali dei tanti?
Per esempio, quando Scanzi afferma perentorio che Canè dovrebbe ringraziarlo per il suo articolo, manco fosse Italo Calvino. Andrea Scanzi resta comunque un bravo giornalista, capace di fare teatro e scrivere libri. Ma non è il assolutamente il Vangelo come tende a far credere, almeno in riferimento al suo video. E ahimè, Scanzi non è l’unico di questi tempi.
E chi altro?
Generalizzando, i vari Aldo Grasso, Gramellini, Cazzullo, e chi più chi meno, altri importanti giornalisti, si sono recentemente tuffati nell’ambito del tennis, grazie alla fenomenologia Berrettini e ancor più quella di Sinner. Alcuni producendo critiche feroci, altri meno. Siccome sanno come il tennis sia un tema caldo, come un’armata Brancaleone si sono tuffati a capofitto dentro la torta a forma di racchetta, novelle autorevoli voci del pianeta tennis. Il fine, ovviamente, non è quello di informare il pubblico, ma solo di attirare l’attenzione. Così mi chiedo: questo modo di procedere è fare giornalismo, oppure del volgare “vanverismo”?