Amadeus ha fatto centro anche stavolta, e la prima polemica di Sanremo 2024 è servita. A finire nel mirino sono i La Sad, inclusi a sorpresa tra i 27 big in gara. Si sono presto create due fazioni: nella prima quelli che si chiedono chi siano, al di là di qualsiasi pretestuosa ironia, nella seconda invece quelli che hanno già ascoltato qualche brano del trio emo-trap, e che proprio per questo - Codacons e Associazione utenti dei servizi radiotelevisivi in primis - ne chiedono l'esclusione, per via dei testi giudicati violenti, le frasi che inneggiano all'uso delle droghe e le parole sessiste. “Ma tu sei peggio della coca, sei una tr*ia, e ti scop*rei solo per strapparti il cuore”, per citarne solo due fra tanti. Proprio nei giorni in cui l'Italia piange Giulia Cecchettin e la violenza sulle donne è all'ordine del giorno, la provocatoria bomba a orologeria esplode. Dietro Theo, Plant e Fiks che nei concerti e negli scatti social pare siano avvezzi a simulare rapporti con bambole gonfiabili e rendono esplicito il loro inno alle droghe, mimando il gesto di sniffare.
Se per l’intervista in cui confessava l’uso di droghe, nel 2010 Morgan venne però escluso dalla gara, recentemente loro hanno detto a Rolling Stone: “Non bisogna demonizzare la droga. Se ogni tanto la usi per divertirti con gli amici o perché in quel momento ne senti l'esigenza ci sta… A Sanremo se ci invitano urliamo quello che vorrebbero censurare”. Quindi, anche se titolo e testo della canzone che la band porterà all'Ariston è ancora top secret, le premesse per gesti provocatori ci sono tutte. Saranno solo pregiudizi? La pensa così il direttore artistico e non indugia in un video su Instagram a difenderli a spada tratta. “Ciao a tutti”, ha esordito. “Sono andato a vedere sul vocabolario la parola pregiudizio: opinione preconcetta capace di far assumere atteggiamenti ingiusti”. Il riferimento è chiaro: “Ecco perché io non amo le persone che hanno pregiudizi. Prima si ascolta la canzone, si guarda il film e poi si giudica. Dopo, non prima. È sbagliato avere un pregiudizio”, conclude, chiedendo quindi al pubblico di dare prima modo al collettivo di esibirsi, per poi farsi un’idea.