Io della vita non ho mai capito un caz*o. È una citazione, sì. Ma è anche una mezza verità. Volessi giocare la carta delle citazioni ad libitum, come negli sfumati delle composizioni classiche potrei anche azzardare delle verità supposte. Tanto per dare ulteriori indizi. Il fatto è che Jodellavitanonhomaicapitouncazzo è una canzone che tra tre settimane festeggia venti anni, in quella magica finzione per cui un singolo estratto da un album di colpo si trova a vivere vita propria rispetto al medesimo brano contenuto nell’album stesso. Era infatti l’8 ottobre del 2004 quando Caparezza, lui il titolare del brano, l’ha tirato fuori come sesto singolo del suo secondo albim, uscito a marzo dell’anno precedente, e baciato da un incredibile successo nel momento in cui come singolo è uscita quella mina di Fuori dal tunnel, a ottobre 2003. Un successo tale, appunto, da giustificare poi l’uscita di sei singoli, roba d’altri tempi, ma anche in altri tempi comunque incredibile. Di colpo lui, l’ex Mikimix, con quella cofana di capelli ricci in testa a diventare una delle voci e delle penne più interessanti d’Italia, destino che anche oggi lo accompagna. Bene, dirà qualcuno, ma perché ci stai facendo lo spiegone su chi è Caparezza? Lo sappiamo tutti bene. Vero? Ma magari non tutti sapranno, la cosa si sta muovendo più oltreconfine che in Patria, che oggi Jodellavitanonhomaicapitouncazzo sta diventando una hit un po’ in giro per il mondo, seguendo quelle logiche legate agli algoritmi che, proprio in quanto legate agli algoritmi, noi che algoritmi non siamo e che non ragioniamo con le medesime logiche fatichiamo a comprendere. Era successo anni fa pure a Beggin, la cover eseguita dai Maneskin in una delle puntate di X Factor che li aveva visti protagonisti, salvo poi perdere in finale con Lorenzo Licitra, loro erano nel mentre andati a vincere Sanremo con Zitti e buoni, erano anche andati a vincere Eurovision, “e i francesi che si incazzano”, altra citazione colta, messa qui più per salvare una credibilità, la mia, da tempo compromessa, sempre a parlare di pop. Comunque, era successo ai Maneksin, che di colpo sono diventati virali in tutto il mondo con una cover vecchia di quattro anni, per di più cover, quindi manco scritta da loro, mentre avevano fuori un singolo scritto da loro con cui avevano vinto Sanremo e Eurovision, ma l’algoritmo è un algoritmo, non fa sconti e non è interessato ai diritti d’autore, quindi Beggin che vola verso il miliardo di streams, certo tirandosi dietro il resto, la viralità funziona così.
Oggi sta succedendo a Caparezza, con meno virulenza, rimanendo in campo medico, ma con altrettanta meraviglia di chi segue la cosa. Di colpo, non si sa perché, questo si evince dai tanti commenti in lingue varie che si trovano sotto il video su Youtube, Jodellavitanonhomaicapitouncazzo ha iniziato a comparire tra le proposte suggerite a gente che si trova in Inghilterra, negli Usa come in Spagna o chissà dove. Il video, che è un video animato, fatto anche un po’ alla cazzo, incuriosisce, perché nella copertina campeggia la sua faccia riccioluta, paragonata in alcuni commenti a quella del leader System of a Dawn, Serj Tankian, con molta fantasia, va detto. Di qui il click che ha portato milioni di persone verso questa canzone ai loro orecchi evidentemente buffa, perché cantata, o rappata, in una lingua sconosciuta, incomprensibile, vista anche la mole imponente di parole, per di più con quella voce lì, quella che Caparezza, l’alter ego artistico di Michele Salvemini, canta e rappa, non esattamente una cosa alla Bocelli. Click che poi si è spostato su Spotify, dove la canzone ha cominciato a macinare numeri. Così che oggi su Youtube la canzone ha quattordici milioni di views e su Spotify quasi dieci, quarto brano presentato come tra i più ascoltati dell’artista fermo da un po’, brano che per altro sta in quella singolare classifica sotto Vengo dalla luna e Fuori dal tunnel, tratti dal medesimo album.
Ora, a parte la verità scolpita su pietra del titolo, applicabile immagino un po’ a tutti, e a parte il giochino metatestuale del brano, nel quale Caparezza, quasi profeticamente conscio di essere con quel medesimo lavoro sul punto di esplodere a fama meritoria, lì a analizzare e smembrare pezzo a pezzo il suo stesso alter ego, resta questa incredibile faccenda di come la carriera tutta del cantautore di Molfetta sia una perfetta fotografia dei non sense della discografia, italiana e non, con il successo che arriva sempre nei momenti e per le ragioni apparentemente sbagliate. Uno che ha costruito la sua carriera e la sua credibilità sulla cura e la sapienza con cui ha scelto le parole delle sue canzoni è infatti esploso come autore di quello che per molti era un jingle da banco delle Veline, in realtà canzone che proprio contro quel mondo si scagliava, e ora, a distanza di venti anni, ecco un altra hit involontaria, per di più per un pubblico che non può nonostante tutto capirne il significato. Il nonostante tutto, va detto, è riferito ai commenti che si trovano sotto il video su Youtube, dove a parte i tanti “ma chi cazzo è”, traduco, seguiti in genere da bei complimenti, come dire, “non so chi è ma mi piace”, ci sono tanti nostri connazionali che, in italiano o in un inglese decisamente fantasioso provano a spiegare chi appunto Caparezza sia, generando un metamondo decisamente bello da vedere, forse anche da vivere. Sogno per sogno sarebbe bello ipotizzare che di colpo la discografia tutta di quello che a ragione è il nostro Frank Zappa, perché tutti si concentrano sempre sulle parole di Caparezza, ma io mi concentrerei un po’ anche sulla varietà delle musiche, e non facciamoci sempre fregare dall’abito, che cazzo, andiamo in profondità, che uno può diventare famoso anche perché si presenta come un fumettone, qui i capelloni ricci e la voce da Gargamella, lì i baffoni da macho e i codini a lato della testa, ma regalare pagine musicali notevoli, qui lo dico e qui lo confermo, sogno per sogno, dicevo, sarebbe bello ipotizzare che di colpo la discografia tutta di Caparezza diventasse patrimonio dell’umanità, come certi monumenti o panorami importanti che si trovano dalle nostre parti. Sarebbe cioè bello vedere Caparezza al fianco di nomi importanti del rock e del pop, proprio come è capitato ai quattro Maneskin, stavolta però partendo da un brano suo, vecchio di venti anni, e diventato famoso perché un giorno Youtube è impazzito, o perché un qualche nerd da qualche parte nella Silicon Valley ha deciso che era arrivato il momento di divertirsi davvero. Resta, ma su questo credo di non essere affatto divisivo, almeno per una volta, che Jodellavitanonhomaicapitouncazzo, e voi, mi sa, siete tutti con me.