Sulle pagine de La Verità si alza un doppio attacco frontale. Da un lato Maurizio Belpietro, dall’altro Mario Giordano. Nel mirino ci sono da una parte il virologo Roberto Burioni, dall’altra il ministro della Salute Orazio Schillaci. Belpietro parte dalla Costituzione, ricordando che “tutti i cittadini non soltanto sono uguali davanti alla legge, ma hanno pari dignità sociale e il medesimo diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. Tutti. Dunque anche il professore Roberto Burioni, che ieri su Repubblica ha voluto dedicarci un duro articolo per esserci permessi di difendere la nomina del professor Paolo Bellavite e quella del pediatra Eugenio Serravalle nel comitato consultivo del ministero della Salute che si occupa di vaccini”. Una difesa che, ricorda il direttore de La Verità, non è piaciuta a Burioni, dopo che i due medici erano stati rimossi “a furor di cupola medico-scientifica dal ministro Orazio Schillaci, il quale, nonostante Bellavite e Serravalle fossero in netta minoranza nel gruppo di esperti, ha ceduto, arrendendosi alle pressioni dei baroni che in Italia governano la sanità”. L’attacco di Belpietro si concentra poi sull’atteggiamento del virologo: “La revoca dei due professionisti non allineati con gli ayatollah del vaccino è stata salutata con entusiasmo da Burioni, che sul quotidiano di casa Agnelli, noto organo indipendente dal potere politico e degli affari, ha classificato la decisione di Schillaci tra le giornate più importanti e positive per la scienza. Ovviamente, ognuno è libero di festeggiare ciò che vuole, anche le balle”.

Belpietro se la prende poi con la costante esposizione mediatica di Burioni: “Ogni giorno su X brinda e polemizza con chiunque, al punto che ci viene da pensare dove trovi il tempo per inviare tutti quei post, partecipare a ogni tipo di trasmissione tv, inneggiare a successi calcistici e tennistici e poi avere anche modo di insegnare e ricercare”. E cita perfino le dichiarazioni dell’epoca della pandemia: “Io conservo tutte le sue dichiarazioni. Da quella in cui sosteneva che il virus non sarebbe mai arrivato in Italia, a quella in cui spiegava dall’alto della sua arroganza che le mascherine erano inutili, salvo poi ricredersi”. E poi arriva a definirlo “ayatollah del vaccino. Nonostante la sua fatwa, La Verità continuerà a dar voce a chi ha opinioni diverse. Per fortuna non siamo in Iran e lei, nonostante si creda il guardiano della rivoluzione, è solo il megafono un po’ ridicolo e un po’ pittoresco di una cupola che si crede dotata di poteri dittatoriali”. Poi arriva Mario Giordano: una “cartolina” indirizzata al ministro della Salute Orazio Schillaci: “Caro ministro Schillaci, le scrivo questa cartolina perché sono molto preoccupato: non è che, oltre al celebre decreto per le nomine della commissione vaccini, nel frattempo ha firmato a sua insaputa anche qualcos’altro? Che ne so? Un assegno in bianco? Un’ipoteca sulla casa? La candidatura al prossimo Sanremo?”.

Poi Giordano ironizza sull’approccio del ministro: “Mia mamma mi diceva sempre: se non sai quello che fai, non vai da nessuna parte. Oggi, invece, a non sapere quello che fai vai diritto al ministero. Ora però, caro ministro, per cortesia, già che c’è non potrebbe firmare senza leggere anche un altro documento? Non abbia timore: lei come sempre non sa che cosa fa. Ma noi sì. Sono le sue dimissioni”. Il ritratto che Giordano traccia di Schillaci è quello di un ministro “calato dall’alto, forse persino dall’altissimo, qualcuno dice persino dal Colle”, che avrebbe mostrato continuità con il suo predecessore Roberto Speranza. “Era stato Speranza infatti a nominarlo al Consiglio superiore della sanità e lei aveva subito contraccambiato schierandosi a favore del Green pass, dei lockdown, dei Dpcm, esaltando il valore solidaristico dei vaccini. Che ci si poteva aspettare da lei?”. Poi l’affondo: “Qualche tempo fa l’hanno accusata di aver pubblicato in una sua ricerca dati copiati e farlocchi. ‘Non lo sapevo, è colpa del microscopista’, si è giustificato. Ora l’hanno accusata di aver nominato due scienziati non proprio allineati al mainstream nella commissione vaccini: ‘Non lo sapevo, è colpa del clamore’, si è giustificato. E ha cancellato tutto senza timore di abbassarsi a livelli assai bassi, anzi Bassetti. Davvero le fanno paura due persone non allineate su venti?”. La conclusione è devastante: “Hanno scritto sui social che l’unico Schillaci degno di menzione è il calciatore dei Mondiali 90. Come dar loro torto? Quello, per altro, era uno Schillaci con le palle. A differenza sua”.