25 anni di carriera. Un traguardo che può far paura solo a pensarci, ma che diventa festa, celebrazione, riflessione, quando ad attraversarlo è qualcuno come Cesare Cremonini. E per raccontare questo viaggio non bastava uno studio, serviva una mappa. Così nasce BSMT On The Map, il nuovo format di Gianluca Gazzoli, che esce dal Basement per andare a trovare le persone nei posti dove tutto è cominciato. Perché certe storie, certi ricordi, certe canzoni, si capiscono solo se ci metti i piedi dentro. Se ascolti chi li ha vissuti, camminando accanto a lui. E con Cesare Cremonini è quasi obbligatorio partire dal Dall'Ara di Bologna. "Quando entri qui dentro diventi un bambino, hai 8 anni ed è la prima volta che vai allo stadio in vita tua. I ricordi di un bambino come me nascono prima qua e poi sul palcoscenico". E proprio dallo stadio Dall'Ara sono partiti i desideri di Cremonini, tra cui quello di cantare anche negli stadi. "È un tempio emotivo della mia vita. Ho un ricordo preciso di quando iniziai a scrivere le mie canzoni cantando in curva e pensavo proprio: chissà se un giorno questi cori si trasformeranno in quelli del pubblico per una mia canzone". È lì che si sono incrociate la vita privata e quella pubblica, senza mai dividersi davvero. "La mia sfida è sempre stata quella di far diventare la mia vita privata l'arma vincente di una carriera". Ma a Bologna non basta il successo per essere accolti.

"Quando ho iniziato a fare musica la prima cosa che ho pensato è: già diventare importante a Bologna vuol dire essere in Champions League, perché c'erano Lucio Dalla, Carboni, Bersani, tanti artisti emiliani da Zucchero a Vasco Rossi, è un terreno di gioco gigantesco". E anche qui, un altro grande sogno: "se diventerò credibile, rispettato a Bologna, se farò parte della storia culturale musicale della città allora potrò dire di essere anche un artista nazionale, e così è stato". Il divismo, ha raccontato Cremonini, a Bologna non ha mai avuto senso e ha spiegato a Gazzoli: "quando ho iniziato coi Lunapop e ho avuto questo successo straordinario, Bologna non gliene fregava niente. Primo tour sold out ovunque, tour dei record, Bologna no. Ci fece sobbalzare, non capivamo il motivo, ma Bologna è una città che basa tutto sulla credibilità e umanità". Cesare Cremonini ha sempre voluto "essere libero" e non ha mai avuto un fanclub, come ha raccontato, perché "le sue canzoni combaciano con la sua crescita personale" e non riesce a stare dietro "alle esigenze del pubblico". Il motivo? La continua evoluzione. "Attraggo nuovo pubblico e ne deludo di vecchio. Quando ho fatto 50 Special, Un giorno migliore, avevo 18 anni, non l'ho mai più fatto, già al secondo disco ero più sul cantautorato, avevo un approccio più indie. C'è stato il momento elettronico di Logico, Grey Goose, la grande enfasi dell'orchestra di Poetica, Possibili scenari, Nessuno vuole essere Robin. La ragazza del futuro, disco particolare perché nato dentro la pandemia e molto concettuale, e Alaska Baby, un disco anglosassone, alla ricerca di sonorità che hanno a che fare col viaggio e la mia ricerca personale". E sulla viralità dei brani, Cremonini ha raccontato di non fare mai nulla perché la sua musica lo diventi. "La viralità mi preoccupa, giustamente e legittimamente segue algoritmi propri. Ci sono tanti che cercano di diventare virali e non ci riescono e poi va virale quella che non ti aspetti, c'è questa imprevedibilità che mi fa pensare che devi fare quello che vuoi tu e poi diventerà virale quello che interessa al pubblico". E quando Cesare Cremonini è andato virale, guardando la classifica si è reso anche conto di essere l'artista più "vecchio".
Dallo stadio Dall'Ara in questa puntata di BSMT On The Map si passa a un altro tempio per Cesare Cremonini: il suo studio. "È il mio regno, passo la vita qui". Ad accoglierli la Vespa 50 Special (sì, proprio quella della celebre canzone dei Lunapop) e tantissimi testi, archiviati ordinatamente, che custodiscono la storia delle canzoni di Cesare Cremonini. Tra i tantissimi ricordi archiviati dal cantante, anche quello dell'audizione per Sanremo nel 2000. "Avevamo fatto 50 Special e Un giorno migliore, andammo primi in classifica, provammo a fare Sanremo ma ci bocciarono. Andammo al Festivalbar con Qualcosa di grande e vincemmo. È stato un anno particolare". Ma chi ha detto di no ai Lunapop a Sanremo? "Una commissione, che c'è sempre". Si torna poi al Dall'Ara, in una sorta di flashback, e Cesare Cremonini qui torna a raccontare dello stadio in riferimento alla sua musica: "Nel mio ambiente non portano fortuna due cose: passare da una situazione all'altra per un contratto iper milionario. [...] Inseguire i soldi non paga. Nella musica ci sono momenti in cui ti offrono contratti molto importanti perché cercano di portarti via dalla situazione in cui sei e lì devi stare attento. Mi sono allontanato tantissimo dalla televisione, perché con la fine dei Lunapop ho capito che quello che mancava era la credibilità di essere un artista e musicista. Ho fatto quello e caso strano la mia carriera è stata sempre in ascesa, ho fatto bene". E di nuovo in studio, seduti uno di fronte all'altro quasi come se fossero nel Basement di Gianluca Gazzoli, Cremonini è tornato a raccontare i suoi brani: "Le canzoni sono metà dell'opera, non sono tutto. Tu sei metà dell'opera, il pubblico arriva, riceve la canzone che gli porti, la completa con la sua vita e finisce la canzone. Questa è una cosa importantissima da ricordare perché non occorre capire sempre quello che stai facendo, avere una spiegazione razionale, perché tu non sei mai il tutto, è una collaborazione silenziosa col pubblico, anche segreta per certi versi". Il cantante si è anche soffermato sui dissing, dando ragione a Salmo, e ha spiegato: "sono la cosa più facile da fare, perché quando devi offendere qualcuno è easy. Io credo molto nei dissing d'amore, che sono il contrario, un flusso di coscienza in cui c'è il bene che porti dentro e nascondi, veramente può diventare un dissing fluido, che ha senso, ed è la cosa più difficile che puoi fare della musica secondo me". In questa puntata speciale del podcast di Gianluca Gazzoli si parla tanto non solo di musica, ma anche di Bologna. Ed è in questa città, sotto i portici, che Cremonini ha incontrato Vasco Rossi di recente. "L'ho abbracciato e gli ho detto ti voglio bene. Vasco è un punto fermo per chi fa il mio mestiere, ci sono due cose che trovo straordinarie: la verità di quello che porta dentro, che dalle canzoni emerge sempre, e la profondissima sensibilità che sa raccogliere molto dolore e per la fame di sopravvivenza trasforma in canzoni. È un faro". E tornando a parlare degli stadi, Cremonini ha raccontato: "Il sogno nasce prima che diventassero un luogo di conquista, di pirateria per certi versi. Sono contento di essere parte di una generazione per cui gli stadi sono qualcosa da conquistare. Sono felice di esserci arrivato col mio percorso".
