Siamo all'alba del 2024. Le feste stanno per andare in archivio e pure i bilanci dell'anno che è appena terminato. Mangeremo ancora panettoni e pandori (nessuna battuta sulla questione Balocco-Ferragni, a posto così) per qualche giorno e poi ci guarderemo allo specchio stringendoci la pancia e partiremo coi soliti buoni propositi che prevedono l'iscrizione in palestra, il mangiare sano e le camminate quotidiane per rimanere in forma e che rimarranno buoni propositi perché alla fine ci sentiamo bene anche così e chi se ne frega della linea. Il 2023 della musica italiana è stato come tutti gli altri anni. Dischi bellissimi, artisti incredibili, concerti tutti sold out che sembra che la musica di casa nostra stia vivendo una sorta di età dell'oro che alla fine se gratti è quasi tutto rame con una pennellatina d'oro sopra che se ci passi col dito il trucco è svelato. Su Music Audience mi occupo principalmente di artisti emergenti e anche di quelli cosidetti mainstream che poi mainstream non si è capito bene cosa significhi, ma va bene lo stesso. Lo faccio in modo anche dissacrante, o per cercare di strappare una risata perché se domani ci svegliamo col vestito di mogano allora ci accorgiamo che prendersi troppo sul serio, darsi un tono, alla fine è inutile e si spreca del tempo.
Per quanto riguarda il 2023 degli emergenti è stato un anno bello, sicuramente migliore rispetto al mondo degli artisti legati alle major tra certificazioni da far impallidire pure i Pink Floyd e sold out che alla fine sold out non lo sono ma non si dice perché non sta bene. A onor del vero bisogna dire che tra gli emergenti ci sono quelli che si comprano il disco d'oro in rete, ci appiccicano un'etichetta col loro nome e poi lo sfoggiano sui social, magari accompagnato dal numero degli streaming fatti che la maggior parte sono streaming comprati come comprati sono i loro followers sui social che vorrei chiedere a Babbo Natale (proposito per il 2024) di fargli capire che alla fine tutto questo è solo per soddisfare il loro ego e per questo ringraziamo certi produttori o certe etichette che per strappare due spicci agli artisti attirati da una fama farlocca pubblicano e pompano qualsiasi roba ma alla fine peggio per loro ma per fortuna non sono tutti così.
Il 2023 rimarrà nella storia per l'ingresso dell'intelligenza artificiale che secondo molti ruberà il lavoro e ruberà la creatività, l'inventiva. Sarà. O potrebbe essere soltanto progresso. Come quando inventarono il motore a scoppio e, sicuramente, i costruttori di carrozze non la presero benissimo. L'IA deve essere presa per quello che è, quasi un divertimento. E, come divertimento, ho chiesto ad una di loro di indicarmi il meglio della musica del 2023. E non sono mancate le sorprese. Forse.
È venuto fuori che la miglior canzone del 2023 è Mon amour di Annalisa. E chi l'avrebbe mai detto dopo che ci ha sfracassato gli zebedei, senza entrare nella questione autori-etichetta-editoriali sollevata da Morgan eccetera eccetera. Miglior cantante? Naturalmente Sfera Ebbasta... e basta però fare due conti e farsi due domande, come per Annalisa, ma se vi piace la trap siete apparecchiati che è una meraviglia. Non è finita.
Poi arriva la prima sorpresa: miglior cantautore italiano? Lucio Corsi. E chi è? Bè, se googlate (come dicono i giovani o i boomer?) scoprirete tutto sull'artista in questione. Nessuna sorpresa, invece, per quanto riguarda la miglior cantautrice italiana, et voilà, è Annalisa e, come disse una volta Fabio Capello, «ho detto che non comment». Sulla miglior band italiana nessun dubbio: i Måneskin ma, mi raccomando, si pronuncia Moneskin con la o bella chiusa. Il miglior cantante emergente italiano invece è Marco Fracasia. Come per Lucio Corsi: googlate gente, googlate. Il miglior cantautore emergente invece è Alessandro Casini, davvero bravo. Che poi tutti gli emergenti citati sono bravi. Come, per chiudere la carrellata gentilmente offerta da una macchina che a pensarci bene fa venire i brividi ed inquieta anche un po', è la miglior cantautrice emergente italiana, ovvero Laila Al Habash. Niente citazioni colte o elucubrazioni per chiudere queste righe ma solo un piccolo consiglio: di artisti emergenti bravi ce ne sono tantissimi, basta saper cercare, scavare, studiare. Non fermatevi all'ovvio, al primo nome che ci propinano. Non è tutto mainstream (ma cosa vuol dire ancora non l'ho capito), non è tutto major, non è, come disse George Weah ai tempi del Milan e prima che entrasse in politica «tutto un magna magna».