Ebbene sì, nell’epoca dell’intelligenza artificiale e delle app supersoniche che misurano ogni cosa, dal battito cardiaco al livello di sincerità dei sentimenti che proviamo (questo no, ma abbiate fede), il sistema radiofonico italiano, per quanto riguarda le rilevazioni dei dati d’ascolto, è ancora vincolato ai sondaggi tramite telefonata, noto come il metodo Cati (Computer-assisted telephone interviewing). Si tratta di una modalità di rilevazione diretta di unità statistiche realizzata attraverso interviste telefoniche, dove l'intervistatore legge le domande all’ascoltatore e registra le sue risposte tramite un software dedicato. Sistema un po’ antiquato, che stride parecchio con questi tempi ultra-tracciati, che è stato persino rilanciato per il prossimo anno. Ter, il Tavolo editori radio, ha infatti aperto, sul finire dello scorso novembre, le adesioni per le rilevazioni degli ascolti radiofonici in Italia per l’anno 2024. “A riguardo – ha spiegato il presidente Federico Silvestri in un’intervista apparsa su Brand News – verrà condotta un’indagine principale, basata su 120mila interviste nel corso dell’anno 2024, realizzata da Gfk Italia e Ipsos, che produrrà, per tutte le emittenti iscritte, i dati degli ascoltatori nel giorno medio, nei sette giorni, nonché l’ascolto nel quarto d’ora e la durata dell’ascolto”. Noi abbiamo chiesto ad alcuni big del settore che cosa ne pensano di questa faccenda anche per capire se siamo gli unici, in fin dei conti, a rimanere perplessi di fronte a un sistema che, di fatto, è anche quello che produce i dati in grado di ingolosire (o disincentivare) gli stakeholder.
Claudio Astorri, consulente di direzione di Rai Radio 2, in questa recente intervista su MOW aveva così commentato la notizia dei rapporti interrotti tra Radio Rai e Ter: “Avendo constatato in questi anni numerose criticità metodologiche. (...) Sono anni che Rai invita Ter a trasformarsi, evolversi. Questo per arrivare a ricerche ben fatte, puntuali. Lo scorso luglio, dopo circa tredici anni, Agicom ha imposto a Ter di diventare un Jic (Joint industry committee), ossia un tipo di società che si basa su una fusione tra editori radiofonici, grandi agenzie e centri media-pubblicitari, indicando anche una nuova metodologia di rilevamento dati, una miscelazione intelligente di vari tipi di misurazione. Il problema è che da noi si ha paura a cambiare, la Rai da tempo fa pressione e a un certo punto si è stufata di insistere. Risultato? Ter non ha ascoltato né la Rai, né l’ordinanza dell’Agicom, così nel 2024 i metodi di rilevamento non verranno corretti”. Dj Ringo, direttore creativo di Virgin Radio, sull’intera faccenda ci scherza anche un po’ su: “È vero, il metodo non è eccezionale, ma io non posso lamentarmi. Più seriamente tutti hanno accettato questo sistema, adesso la Rai sbatte la porta perché gli ascolti diminuiscono? In altri tempi avrei accolto meglio questa decisione, ora mi suona strana. Dopodiché è loro pieno diritto smarcarsi. Per noi il primo semestre del 2023, secondo Ter, è stato da record – +774.000 ascoltatori –, quindi il metodo di rilevazione di cui stiamo parlando non è esattamente al centro delle nostre riflessioni. E poi… Cambiamo un’altra volta? Torniamo al caos di quindici anni fa?”. Il resto dell’intervista lo leggerete presto sempre qui su MOW. Critico, infine, Emilio Pappagallo, direttore artistico di Radio Rock, che in occasione di un’altra intervista di imminente pubblicazione, ci ha confessato come questo metodo, oltre ad essere antiquato, presenti rischi concreti: “Ci sono radio che vanno a raccogliere migliaia di consensi in regioni dove in realtà non sono presenti solo perché il loro nome è simile a quello di radio più famose. Così si creano situazioni che viaggiano sul confine sottile che separa equivoco e truffa. E poi è un metodo che genera continue polemiche”. Polemiche che non saranno certo destinate ad affievolirsi nel 2024.