È stato il promoter del primo San Siro di Vasco (correva l'anno 1990), ma anche il gestore di locali come Rolling Stone, City Square e Alcatraz e fondatore di Radio Music 100 (futura Radio Deejay). Enrico Rovelli, 80 anni il prossimo marzo, colui che fra i primi ha portato in Italia Bruce Springsteen e Queen (solo per citarne due), e che ha lavorato con Pino Daniele, Renato Zero, Adriano Celentano, Patty Pravo e tanti altri, è un pezzo di storia della musica dal vivo in Italia. Ma una vita sola non basta per contenere tutto quello che ha fatto. Una delle ultime cose è in realtà la prima: una sua mostra di dipinti, scultore e bassorilievi. Una delle ultime, appunto, visto che l'ultimissima è un libro in uscita a ridosso del compleanno, di cui ci spoilera (tra le altre) una gustossima anteprima...
Comincio con una domanda semplice, o forse no: chi è veramente Enrico Rovelli?
Non so se posso dirmelo da solo... Bé ho fatto tante cose nella vita, non per niente ultimamente ho realizzato anche una mostra (la prima personale), ‘Mille volti’. A parte questo, ho sempre lavorato, da quando avevo 9, 10 anni, ai tempi si usava fare il fiorista, l'elettricista, per me era importante portare a casa soldi, anche solo 50 lire. Poi sono stato in politica più di 10 anni, e ho frequentato la scuola d'arte al Castello (Sforzesco di Milano) perché volevo fare il pittore....
Cosa unisce la passione per l'arte ai megaconcerti?
Non è un processo veloce. In poche parole, ho aperto un mio primo locale a Riccione (Bla bla bla) nel 1969. Amante della musica rock, ho portato tante band nuove, per quell'epoca. Poi sono tornato a casa, a Milano, e a Bollate ho messo su un altro locale chiamato Carta vetrata, dove suonavano gruppi come la PFM, Ivan Graziani, a cui volevo un gran bene, e così via, e in quel modo ho cominciato. Una scommessa, visto che ho rischiato anche economicamente. A un certo punto sono entrato in contatto con le case discografiche, che mi hanno proposto di seguire alcuni artisti, anche stranieri. Nel frattempo ho conosciuto Armando Gallo (giornalista tra i più conosciuti all'estero ndr). Ecco, lui era a Londra e mi proponeva degli artisti che potevano funzionare anche qui. Così ho portato i Genesis in Italia e tanti altri...
Si può dire che lei ha fatto la storia della musica dal vivo, ma anche una volta si facevano i finti sold?
No no, non è che avevi possibilità di invitare mille e più persone gratis. Dunque ci si credeva, e se non andava erano problemi tuoi che perdevi soldi.
Quindi ci rimetteva di tasca sua.
È successo anche dopo trent'anni di carriera, con Adriano Celentano. Ho perso 2 miliardi e mezzo, quella volta…
Di che anno parliamo?
1994, il tour italiano andò peggio del tour europeo, però i soldi di quello europeo se li tenne lui…
Coi finti sold out chi ci rimette?
L'artista, che non può non sapere che c'è gente che non paga il biglietto. Se non lo sa, allora, è stupido...
Ha condiviso con Vasco il primo San Siro, che pensa della facilità d'accesso d'oggi? Dalla Amoroso a Blanco ai Pinguini Tattici Nucleari...
Ormai non è più la scala del rock. Nel 1984, quando ho portato Bob Dylan, con Carlos Santana e Pino Daniele, lo era. O l'anno dopo con Springsteen, anche se lì è stata un po' dura, perché poco prima era successa quella tragedia in cui morirono tanti tifosi della Juventus (la strage dell'Heysel). Si erano messi in testa che poteva accadere di nuovo, ma i concerti non creano queste fazioni. Tornando a noi, i Pinguini Tattici hanno raddoppiato però, sono esplosi... non me l'aspettavo, e far venire gente gratuitamente per due date non è verosimile.
Mi par di capire che avrebbe scommesso su di loro...
Ormai seguo più le band dei locali e mi do alla pittura, ma non oserei di certo con Amoroso o Blanco, se devo dirla tutta.
È vero che Vasco la licenziò quando emerse che era agente infiltrato fra gli anarchici?
Io sono sempre stato anarchico, e lo sono ancora adesso. Bene, Vasco mi ha sospeso per colpa di Dario Fo, che rispondendo a un'intervista gli chiese: ‘come fai a stare con uno così?’ Tutto questo lo racconterò in un libro che uscirà fra qualche mese... Ecco Vasco, questa è la risposta: quello che facevo prima erano cazzi miei. E non dovevo neppure dar conto a Dario Fo, che era fascista, e poi ha fatto il balzo con i comunisti. Infatti lo chiamo il fascista-rosso...
Con Vasco quindi non ha più rapporti?
No no, abbiamo sempre avuto rapporti, anche lavorativi, Simone Tomassini (di cui Rovelli era manager) apriva i suoi live, per dire. Poi ci siamo un po’ allontanati, ma da novembre dell'anno scorso, ci risentiamo.
L'ha visto il Supervissuto?
Sì, l'ho visto, e sono anche meravigliato di esserci. Visto che non ha inserito tutti...
Immagino che Rossi sappia di doverle molto.
Quando ci scriviamo, ci rispettiamo, ci diciamo belle cose. Posso dire che questa serie è proprio ben fatta: non pensavo dicesse certe verità, certe sue cose...
Lui è così nella vita?
È così, era così, e infatti dopo la visione gli ho scritto: ‘ti ho visto ancora come eri prima’. Gli ho fatto i complimenti, insomma.
L'artista che le ha dato più soddisfazione, in tanti anni?
Più di tutti Vasco e Pino Daniele, di cui sono stato grande amico e manager per nove anni, ma diciamo che tanti, dai Queen a Springsteen...Del resto ho lavorato con moltissimi, penso solo agli italiani: Baglioni, Zero, Masini, e sono anche stato manager di Fabrizio Moro, a cui sono molto affezionato. Poi è morto mio figlio... ho avuto 2 grossi lutti (il figlio Billy e l'altro figlio Davide), e quando ho lasciato Vasco era appena morto Billy. Quando Vasco racconta la genesi di Sally, che era risalito dalla barca, che era la mia barca, e la prima persona a cui la fa ascoltare è proprio mio figlio, che definiva un punk: ‘se piace a un punk, è fatta’, diceva così... Poi ho gestito le donne più complicate, da Patty Pravo, che penso con affetto, a Anna Oxa...
Che pensa dei Måneskin (finché saranno intesi come band, almeno...): sono sopravvalutati?
Tutte le volte che parlo con qualche suo collega la domanda è d’obbligo. Finora la mia risposta è sempre stata: stiamo a vedere. Adesso invece dico: sono sulla buona strada, sono forti.
Come da tradizione, neanche quest'anno mancano le polemiche sui cachet dei concerti di Capodanno. Da Mengoni a Cagliari (inizialmente si parlava di un milione di euro, cifra poi smentita) ai Pooh a Salerno per 500.000 €: ma è una spesa giusta?
Assolutamente no, ma siamo matti? Vanno a rubare i soldi, sono soldi del popolo, visto che paga il Comune!.
Qual è la cifra adeguata, secondo lei?
Quelle di una volta, al massimo 150.000 € per i nomi più importanti e poi si scende fino a 20.000, 30.000.
A Linus dà ancora qualche consiglio?
Qualche volta capita - ride - anzi l'ho invitato al mio compleanno, il 18 marzo ne compio 80. Anche lui è nato con me, con Radio Music che poi ho ceduto a Cecchetto ed è diventata Radio Deejay.
Qual è il suo rapporto con Sanremo?
Ne ho portati tanti, ho vinto anche con Masini... ma ora non lo guardo più. Amadeus sarà anche bravo, ma non condivido le sue scelte, che non sono sue.
E di chi sono?
Ride, e nel silenzio allude…