Vasco (Rossi) e Gaetano (Curreri), come dire Zocca e Vignola, due paesini del modenese distanti appena una ventina di Km. Quei Km che la vita ha annullato prima con Punto Radio e la passione per le radio libere, e poi con la musica. Forse non tutti sanno che il re dei rocker italiani ha cominciato il suo percorso da cantautore grazie anche agli incoraggiamenti della voce degli Stadio. Agli albori di una collaborazione e di un'amicizia sopravvissute anche al successo (e alla gelosia di Lucio Dalla, come ci racconterà Curreri), e che ha permesso la nascita di alcune delle canzoni più celebri del repertorio di entrambi, inevitabilmente presenti nell’ideale colonna sonora della docu-serie Netflix Il supervissuto (album in uscita domani). Oltre a capolavori per altri interpreti: E dimmi che non vuoi morire (portata al successo da Patty Pravo, che la cantò per la prima volta al Festival di Sanremo 1997), La tua ragazza sempre (interpretata da Irene Grandi), Vuoto a perdere (cantata da Noemi) e tanti altri. Chissà se scopriremo mai il segreto del loro idillio lungo quasi 50anni: “Vasco è mio fratello”, ammette Gaetano…
Non tutti sanno che fu proprio lei a spingere Vasco a incidere il suo primo 45 giri...
“Eravamo parecchio giovani... - ricorda - ai tempi abitavo in un paese che si chiama Vignola, e lui a Zocca, e sperimentava a Punto Radio: così incuriosito da quella voce presi la corriera e bussai alla sua porta. Quell'incontro diventò poi un progetto musicale da presentare alle case discografiche, però a Milano andò male. Vasco era scoraggiato, ma io non mi arresi e trovai un altro discografico che era Paolino Borgatti, che entusiasta permise la realizzazione del suo primo album: ...Ma cosa vuoi che sia una canzone... (1978); poi arrivò Non siamo mica gli americani! (1979; entrambi suonati e arrangiati da Curreri ndr), anche se un certo punto fui scelto per suonare con Lucio Dalla...”.
A questo proposito, c'è un disco, La faccia delle donne (il secondo degli Stadio ndr) in cui lavorò con entrambi; è vero che litigò con Lucio quella volta?
“Eccome, era geloso di Vasco, della nostra amicizia e collaborazione artistica; per inteso Dalla è stato il mio pigmalione, e non abbiamo mai litigato, anche perché era impossibile discutere con lui. Quando sentì il brano però disse: cosa volete fare, Dalla e De Gregori? (Banana Republic ndr)”.
Come finì?
“Che volle registrare la sua voce ai cori! Di certo non fu un trio studiato a tavolino”.
In quasi 50 anni d'amicizia qualche discussione con Vasco c'è stata?
“Discutiamo anche animatamente, ma non litighiamo mai, e c'è una ragione. Ci guardiamo in faccia e scoppiamo a ridere, perché ci vogliamo talmente bene che anche lo sfogo passa in fretta”.
Per cosa discutete?
“Dico sono questo: io sono fan dei Beatles, lui dei Rolling Stones; insomma, siamo agli antipodi, ma ci arricchiamo a vicenda”.
Com'è che Lucio e Vasco non hanno mai legato professionalmente?
“Figurarsi, Lucio le provò tutte per collaborare con lui, ma Vasco non contemplava questa possibilità. Questo perché, pur nutrendo per lui un'ammirazione infinita, com'è normale che sia, sapeva anche della sua indole da comandante”.
Si può dire che lei è il talent scout di Rossi?
“Lo dice lui - ride - sicuramente lui è il mio; mi ha dato possibilità incredibili, come quando ho suonato il pianoforte in solitaria davanti a 200mila e passa persone”.
Chi cucina meglio dei due?
“Facciamo prima, andiamo al ristorante! Io non so fare neppure gli spaghetti, li scuocio!”.
Fa il modesto, ma ha scritto per i più grandi, Rossi, Lucio, la Bertè, Patty Pravo, l'elenco è lungo.
“Non è questione di modestia... comunque gran parte di queste canzoni le ho scritte proprio con Vasco, io la musica e lui il testo. Prendi E dimmi che non vuoi morire, è un insieme di intuizioni che la magica interpretazione della divina Patty ha trasformato in evergreen”.
C'è un motivo per cui avete scritto tanto per le donne?
“È un modo per misurarsi con un universo che c'affascina”.
Gliela butto lì, visto il toto-nomi in corso, come vede gli Stadio a Sanremo?
“Ci siamo già stati da ultimi e poi quarti e poi abbiamo vinto. Di soddisfazioni ne abbiamo avute, poi chissà, anche se al momento non ci penso”.
Magari di nuovo come autore?
“Chi può dirlo; per esempio con Loredana Bertè è andata così: avevo una canzone nelle testa da un sacco di tempo e lei l'ha portata persino su quel palco (Cosa ti aspetti da me, 2019 ndr)”.
Come vede la musica d'oggi?
“Credo che ci siano tante cose buone, anche se massificate dai talent che con la musica hanno poco a che fare; non sempre il successo corrisponde alla qualità. Soprattutto che la discografia non bruci i talenti, bisogna aver pazienza: se fosse andata così ai tempi oggi non avremmo Vasco!”.
Ma alla fine, Lucio o Vasco: a chi deve di più?
“A tutti e due; Dalla è stato il maestro, mi ha insegnato questo mestiere e gli devo eterna gratitudine. E Vasco... bè lui è mio fratello”.