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Cinema italiano, 4 miliardi di euro bruciati in produzioni fantasma? Ecco com'è avvenuto il grande sacco di Roma col tax credit di Dario Franceschini...

  • di Beniamino Carini Beniamino Carini

3 giugno 2025

Cinema italiano, 4 miliardi di euro bruciati in produzioni fantasma? Ecco com'è avvenuto il grande sacco di Roma col tax credit di Dario Franceschini...
Un buco nero da 4 miliardi di euro. È quanto avrebbe inghiottito il tax credit cinematografico voluto da Dario Franceschini nel 2016. A denunciarlo è La Verità, che parla di budget gonfiati, controlli inesistenti e un sistema che più che sostenere il cinema, ingrassa furbi e faccendieri. Intanto, la Procura di Roma indaga

di Beniamino Carini Beniamino Carini

Che il cinema italiano stesse messo malino lo sapevamo. Che fosse anche il nuovo Eldorado dei soldi pubblici bruciati, forse non tutti ne erano al corrente. E inveceil quotidiano La Verità ci sbatte in faccia un numero che fa paura: quattro miliardi di euro. Non incassati da Netflix o spesi per girare kolossal d’autore. No, evaporati in un sistema di crediti d’imposta dove, secondo l’avvocato ed esperto Michele Lo Foco, il concetto di controllo è stato sostituito da quello di “ce la raccontiamo tra amici”. Il tutto nasce nel 2016, quando Dario Franceschini – allora ministro della Cultura e aspirante mecenate del cinema nostrano – tira fuori il suo asso nella manica: un tax credit maggiorato per chi produce film in Italia. In teoria, un’idea bellissima. In pratica, un’autostrada per i furbi e i finti produttori. Perché le regole ci sarebbero pure, ma – denuncia La Verità – nessuno le verifica davvero.

Dario Franceschini
Dario Franceschini

Il meccanismo è semplice e perverso: dichiari che il tuo film costa 3 milioni, magari ne spendi uno e mezzo, e intanto ti prendi i soldi dello Stato. Il trucco? Nessun controllo effettivo sui budget dichiarati. Basta una fattura, una voce di spesa, e via con i soldi pubblici. Il risultato: montagne di film che nessuno ha mai visto, produzioni fittizie, e un sistema che ha svuotato le casse pubbliche senza produrre reale valore artistico o occupazionale. Il problema non è solo etico. È culturale, industriale e ora anche giudiziario. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. Un esposto è già sul tavolo. Venerdì ci sarà un tavolo tecnico sul tax credit. Ma la domanda che bisognerebbe porsi è un’altra: com’è stato possibile che tutto questo sia durato anni senza che nessuno – dal Ministero al Parlamento – si accorgesse di nulla? Perché mentre attori e registi indipendenti fanno la fame, c’è chi si è costruito fortune su progetti inesistenti o su fiction sfornate in serie, buone solo a prendere il bonus e a sparire nel catalogo infinito del “già visto e dimenticato”. Il cinema italiano, quello vero, intanto continua ad arrancare. Perché i soldi che dovrebbero finanziare visioni, storie, coraggio e talento sono finiti in progetti gonfiati, dove la creatività è l’ultima cosa che conta. E il film più surreale, come gli capita spesso, lo ha scritto ancora una volta lo Stato.

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