Nel mondo delle serie tv c’è un prima e un dopo The White Lotus, la creatura perfida e geniale di Mike White. Come mai ha funzionato così tanto? Perché ci ha insegnato una cosa semplice e definitiva: il paradiso può avere l’arredamento di design, ma sotto resta pur sempre un inferno. Il format perfetto per raccontare il nostro tempo. Dietro l’ironia patinata, c’è un sottotesto spietato e verissimo: ci piace vedere i privilegiati cadere. Godiamo nel guardare i ricchi autodistruggersi in ambienti da sogno. The White Lotus è una forma di piacere oscuro, quasi catartico. Un voyeurismo morale, forse, ma irresistibile. E diciamolo: vedere il privilegio frantumarsi, soprattutto quello che non avremo mai, ha un suo fascino perverso. Forse però è arrivato il momento di pensare a qualcosa di nuovo, a una serie capace di scartare davvero, di proporre un immaginario alternativo. A creare un progetto che parta da un’altra idea. Anche se per ora le piattaforme sembrano dirci una cosa chiara: preparatevi a una lunga serie di eredi, cloni, cugine e versioni “locali” di The White Lotus. Alcune funzioneranno. Altre faranno finta. Sirens, in tutto questo, alla fine si ritaglia un suo spazio. Le somiglia (abbastanza), ma se ne distanzia. Il potere c'è ma è diventato manipolazione. E si parla, tanto, di libertà...

Scritta da Molly Smith Metzler (Maid), Sirens è ambientata in una villa vista oceano con Julianne Moore, Meghann Fahy e Milly Alcock. Tre donne, tre traiettorie diverse. Devon (Alcock) è una trentenne con la vita a pezzi: fast food, relazione clandestina con il capo sposato e un padre da gestire. Simone (Fahy), sua sorella, è il contrario: elegante, composta, apparentemente arrivata. Fa da assistente personale alla miliardaria Kiki (Moore), una matriarca-guru della nuova era, affascinante e ambigua come una sirena d’Ulisse. Kiki che è il cuore tossico della serie. Un personaggio che vive su quel confine sfocato tra cura e controllo, manipolazione e empowerment. Ma quindi Sirens funziona? Sì e no. Funziona se vi piace soffrire nel vedere una porzione di realtà riflessa. Se avete voglia di capire perché, in fondo, noi donne non saremo mai del tutto libere. Da noi stesse, dall'ansia di essere perfette, dallo sguardo degli altri e delle altre. Visivamente impeccabile, un’atmosfera sempre sospesa e, soprattutto, una Julianne Moore che seduce ogni cosa—ancora una volta. Sirens è la cugina di The White Lotus, certo meno riuscita, ma vicina ai miti, ai simboli e alle leggende di un tempo che non tornerà più. Al concetto di potere e famiglia. E poi, puntata dopo puntata, ci arriva quella domanda disturbante che risuona fortissima: noi donne siamo davvero libere solo quando qualcuno ci guarda?

