Cosa ci ricorderemo di Cannes 2025? Forse che è stata l’edizione più politica degli ultimi vent’anni. Forse che tra i riflettori e le paillettes, la Croisette è diventata improvvisamente terreno di scontro per voci che da troppo tempo venivano ignorate. C’erano striscioni per Gaza, dichiarazioni contro l’ipocrisia europea, i governi, i dazi e poi un vincitore della vita e del cinema con A Simple Accident, Palma d’Oro al regista iraniano Jafar Panahi. Lui che doveva essere a Venezia 79 con il suo film, ma è stato chiuso dentro una prigione (di nuovo) con l'accusa di propaganda contro il governo iraniano. Un festival, quello di Cannes, che è sembrato, almeno da fuori, vero, reale. Giovane. Verso i problemi di oggi, verso il futuro. Tra tutti i titoli in gara, però, una presenza magnetica, tagliente, che si è portata a casa il premio come miglior attrice. Si chiama Nadia Melliti. Non ha mai fatto cinema, l’abbiamo conosciuta in La petite dernière, opera prima dell’attrice e regista Hafsia Herzi, star del cinema francese (straordinaria in La Ravissement), ma che qui firma la regia con un film personale e politico. Melliti interpreta Fatima, la figlia più giovane di una famiglia franco-algerina, alle prese con i sogni, le pressioni, la religione e la scoperta di sé nella Parigi universitaria. Una storia di formazione, tratta dal romanzo autobiografico di Fatima Daas (L’ultima), diventata film grazie a una co-produzione franco-tedesca e a un cast in parte composto da attori non professionisti. Fatima ha 17 anni. È intelligente, curiosa, spaventata.

Sente il peso delle aspettative familiari, ma anche la forza di un’identità nuova che scalpita per venire fuori: è musulmana, algerina, francese, e comincia a percepire attrazione per le donne. Dentro di lei si muovono mondi che spesso la società vorrebbe incompatibili. E Nadia Melliti questo conflitto sembra incarnarlo con un’intensità rara, fatta di sguardi e parole dette a mezza voce. Ma chi è davvero Nadia Melliti? La verità è che, al momento, sappiamo poco. Ventitré anni, origini algerine, parla perfettamente arabo. In passato ha giocato a calcio, ha studiato alla Sorbona, e finora non aveva mai recitato in un film. A Cannes è arrivata come un outsider, ne esce come la nuova voce del cinema francese. Se ne sono accorti tutti in sala che La petite dernière non è solo un film. È una dichiarazione di esistenza. E Melliti lo abita con la potenza di chi non deve dimostrare niente, perché è già tutto. In mezzo a tanti film patinati, a troppe star da copertina buttate a casaccio in sceneggiature vuote, di questo Festival ci ricorderemo senz'altro le polemiche (giuste), i flash, l’etica, i ragazzi. E tra vent’anni, tra tutto quello che abbiamo visto da lontano, Cannes 2025 sarà stato anche l’anno in cui abbiamo conosciuto per la prima volta Nadia Melliti.
