Per una volta parliamo di un caso di giustizia vera, giustizia per un grande artista ma specialmente per i diritti che sono legati ( come abbiamo imparato dai precedenti articoli su questo tema ) alla stessa musica e a questo mestiere. Essere 'artisti' più che mai dovrebbe essere una responsabilità oggi e far comprendere che gli scapestrati irresponsabili sono destinati a rimanere meteore, mentre le stelle più brillanti dalle quali nascono nuove costellazioni sono quelle che hanno coordinate ben precise e che guardando il cielo potrai sempre riconoscere. Ecco perché questo 'caso' non è affatto lasciato al 'caso' ma è ben calcolato e valutato da chi evidentemente ha capito che il diritto d'autore e i diritti connessi non sono accessori optional da aggiungere alla propria 'immagine' bensì sono proprio i pilastri sui quali fondarla. Renato Zero ha ottenuto una vittoria importante in una causa sui diritti d’autore contro le principali major della musica, ebbene sì, e nello specifico parliamo del gruppo Universal, Sony e Warner. Il Tribunale di Milano ha infatti condannato la società di gestione dei diritti SCF a pagare 145.000 euro a Tattica. 'Tattica' è l’etichetta indipendente di cui Renato Zero detiene il 75%, 12% il fratello Giampiero Fiacchini e altrettanta percentuale appartenente all'avvocato Simone Veneziano, che ha deciso di gestire autonomamente i diritti musicali legati al proprio catalogo, senza affidarsi alla collecting prima citata. Nonostante ciò, SCF ha comunque trattenuto una commissione di intermediazione, successivamente emersa, come se Tattica fosse un cliente tradizionale e avesse conferito mandato/licenza sulla gestione del proprio catalogo. Il produttore ( Tattica in questo caso ) ha quindi contestato questa trattenuta, sostenendo di non aver conferito mandato alla società. SCF, che raccoglie i diritti d’autore per milioni di brani, nazionali ed internazionali, solitamente trattiene una percentuale standard sui compensi che raccoglie da radio, TV e luoghi pubblici ( i famosi diritti connessi ), ma il Tribunale di Milano ha dato ragione a Tattica, stabilendo che SCF non può trattenere la solita quota di intermediazione se non ha ricevuto un mandato dal titolare dei diritti regolarmente contrattualizzato. La difesa di SCF, che probabilmente farà ricorso, ha cercato di giustificare l’intermediazione sostenendo che fosse parte della gestione standard di questa tipologia di mandato, nonostante questo, il Tribunale ha ritenuto che non fosse dovuto alcun compenso per questo tipo di attività in quanto non vi era un accordo formale tra Tattica e la collecting.
Questa sentenza rappresenta un precedente significativo nel panorama musicale italiano, in un contesto dove la digitalizzazione, gli streaming, le royalties, e le difficoltà degli artisti indipendenti nel negoziare con le major ( e non solo ) rendono spesso complessa la gestione e la comprensione stessa dei diritti e dei contratti proposti. Il caso di Renato Zero e Tattica riflette la crescente esigenza degli artisti di avere un controllo diretto sui propri diritti e di stabilire rapporti più equi con le entità di gestione collettiva e dei proventi derivati. Finalmente qualcuno che può osare ha osato, finalmente qualcuno ha aperto la strada che tutti temono, quella contro i 'poteri forti' della discografia italiana. Ma come si evita di arrivare a questo punto e come altri artisti possono evitare di finire in cause di questo tipo senza avere la giusta competenza o i mezzi economici per affrontarle? Per evitare controversie come quella tra Renato Zero e SCF, gli artisti e i produttori indipendenti dovrebbero partire da contratti chiari e ben definiti con le società di gestione dei diritti, specificando in modo preciso quali diritti vengono ceduti e quali no, perché, per quanto tempo e a chi. Se decidono di gestire autonomamente i propri diritti, è fondamentale formalizzare questa scelta e documentarla correttamente, evitando ambiguità che possano portare a futuri conflitti. Inoltre, consultare un avvocato o un consulente esperto in diritto d’autore prima di prendere decisioni importanti è un passo cruciale per evitare malintesi legali, specialmente quando si parla di cessione di master e di contratti scritti in 'legalese'. Anche se si sceglie di lavorare con una collecting o una qualsiasi etichetta ( major o anche indipendente ) è fondamentale negoziare preventivamente le condizioni, stabilendo una percentuale chiara per evitare sorprese come quella ricevuta da Renato Zero, e per i più inesperti è consigliabile anche avere contezza della proprietà effettiva dei masters, dei depositi ( SIAE o Soundreef ) e di tutti gli aventi diritto. Mantenere un dialogo costante con le collecting e con il proprio team o consulente, comunicando tempestivamente ogni cambiamento nelle modalità di gestione dei diritti, è fondamentale per prevenire problemi legali e burocratici che possono intaccare il percorso musicale degli artisti. Infine, personalmente, consiglio di rimanere costantemente aggiornati sulle normative e i cambiamenti legislativi nel settore, questo garantisco che aiuta molto a gestire i diritti in modo corretto e ad evitare conflitti o incomprensioni future.
Insomma, è finito il tempo di truffe e discografiche che mangiano sulle spalle degli artisti, è giunto il momento di informarsi e tutelarsi prima di lanciarsi nel marasma del mercato musicale. Questo a quanto pare vale per big ed emergenti, spero vivamente che questo caso sia solo il primo di molti a vantaggio dell'arte vera e propria e di chi considera questo un vero e proprio lavoro e non un hobby o una vetrina temporanea per gonfiare il proprio ego e la propria fama. Se vogliamo essere considerati artisti in quanto tali dobbiamo tener fronte a tutte le probabilità ed essere i primi consapevoli, altrimenti ci sono moltissimi altri 'mestieri', fare l'artista, o meglio, essere un artista è una vocazione ma anche una responsabilità. Prendiamoci cura dei nostri diritti e della nostra musica per primi, gli altri dovranno adeguarsi a noi, non noi a loro.