La serie Netflix sul caso di Yara Gambirasio continua a far discutere, soprattutto per il taglio innocentista che è stato percepito da molti spettatori. Presente nel corso degli episodi anche Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva con l’accusa di omicidio, che per la prima volta ha parlato davanti alle telecamere. Produttore e regista della docuserie Gianluca Neri, già autore della docu-serie SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano, che non era del tutto estraneo al caso di Yara: “Partecipando alle udienze del processo d’appello, ho avuto fin da subito l’impressione di trovarmi in un circo nel quale ognuno recitava la sua parte, con magistrati e media impegnati a costruire l’immagine del mostro”. Neri, infatti, a partire dalla seconda udienza di appello al Tribunale di Brescia, ha preso parte al processo seduto nei banchi della difesa. E, ci chiediamo, come mai questa circostanza non viene mai menzionata nella serie? Non solo, Gianluca Neri nel 2017 ha scovato una foto scattata dal satellite WorldView-1 il 24 gennaio 2011, nel periodo in cui Yara risultava ancora come persona scomparsa. Le tracce della tredicenne di Brembate Sopra si sono perse il 26 novembre del 2010, per poi essere ritrovata senza vita in un campo incolto di Chignolo D’Isola il 26 febbraio 2011. Un particolare, questo della fotografia, di non poco conto, che al tempo uscì sulle varie testate giornalistiche e che è presente anche nella pagina Wikipedia di Gianluca Neri. Ma da dove arriva questa foto? L’autore la scova durante il processo di lavorazione a Unknown1, documentario sull'omicidio di Yara Gambirasio girato in inglese. Nella foto il corpo di Yara a quanto pare sembrerebbe non esserci, e Neri decide di consegnarla alla difesa di Massimo Bossetti, al tempo condannato in primo grado all'ergastolo.
Alcuni esperti, per via del grado di nitidezza della foto, hanno ritenuto che sia impossibile stabilire se al momento dello scatto il corpo di Yara fosse o meno presente sul campo di Chignolo D’Isola. Ovviamente c’è anche chi la pensa diversamente. Come mai questa circostanza legata alla fotografia, che lega in prima persona Neri con il caso di Yara, non viene mai riportata nella serie Netflix? Se il corpo di Yara davvero non era presente nel momento in cui la foto è stata scattata, e venga avallata come prova, questo potrebbe andare a sostenere la tesi secondo cui Yara sia stata uccisa all’interno della palestra. E quindi, come mai non si è premesso che l’autore del progetto probabilmente sta dalla parte di Bossetti? "Io non so se Massimo Bossetti sia innocente oppure colpevole. So che in Italia si dimentica spesso l’articolo 533 del codice di procedura penale, secondo il quale è meglio avere un colpevole fuori che un innocente in galera. È il principio della condanna oltre ogni ragionevole dubbio. E vale anche di fronte ad Hannibal Lecter. Farebbero bene a rileggerselo un po’ tutti i politici, a destra e a sinistra. Io sono un uomo di sinistra. Eppure credo che, con la caccia giudiziaria contro Silvio Berlusconi, la sinistra abbia consegnato alle procure le chiavi del paese, aprendo uno spazio enorme all’arbitrio dei magistrati, e alimentando il desiderio di manette del paese”. La serie, comunque, il dubbio che Bossetti sia innocente o meno lo ha istillato nella mente degli spettatori. Ma ci chiediamo, è giusto che ormai i processi invece che svolgersi nelle aule dei tribunali si tengono su Netflix? Ai posteri l’ardua sentenza…