Fabrizio Corona, ospite dell’ultima puntata di MondoCash Podcast, ha commentato la super discussa serie Netflix sul caso di Yara Gambirasio. Una docuserie in cui viene posto l’accento, sempre in maniera indiretta, sull’eventualità che Massimo Bossetti sia innocente. Questo nonostante, lo ricordiamo, sia stato condannato in via definitiva all’ergastolo. “Questa serie, che è una docuserie, in realtà è una fiction, perché Bossetti fa l'attore, convinto di essere una star, protagonista della sua serie, e si comporta da artista, da personaggio. Ma voi l'avete visto? L'avete visto Bossetti come è vestito? Pantalone chiaro, gel, biondo, pizzetto, camicia, scarpa bella e pulita. Il carcere sembra uno spazio bellissimo, lui che si muove, recita, fa le facce, abbronzatissimo. Ma non è un attore, è uno accusato di omicidio”. Ma la cosa più grave in realtà è un’altra: “È che Netflix, che è un brand importantissimo, ha fatto una serie mettendo al centro l’intervista di Bossetti. Ma la cosa che conta è che tutti ascoltano le parole dei due genitori, che per scelta loro privata, hanno deciso di non essere mai mediatici, quindi non hanno mai, da quando è successo il caso a oggi, quindi più di dieci anni, rilasciato un'intervista. Mai sono andati davanti alle telecamere, sono sempre stati stretti nel loro dolore”. I genitori di Yara hanno proseguito su questa strada anche stavolta, decidendo di non mostrarsi nemmeno nella docuserie.
Eppure ci sono lo stesso: “Netflix cosa fa? Prende gli audio, le intercettazioni, i messaggi privati che i genitori lasciavano nella segreteria telefonica della figlia dopo la scomparsa e li fanno ascoltare a tutti. La madre che piange e gli dice amore mio dove sei, spero che stai bene in questo momento, tutti i messaggi privati. Gli interrogatori e le dichiarazioni del processo le utilizzano come un'intervista, come se i due genitori fossero protagonisti, mettendo davanti a milioni di persone le loro immagini, il loro dolore, il loro dramma, fottendosene di quello che hanno vissuto. È veramente uno sciacallaggio e una strumentalizzazione del dolore vergognoso”. Ma questo non perché i genitori di Yara abbiano dato il loro permesso: “Il processo è un atto pubblico, quindi nel momento in cui tu depositi gli atti la stampa può prenderli e può utilizzarli. Non c'era bisogno del permesso dei genitori. Netflix lo può fare da un punto di vista giudiziario, ma non lo può fare da un punto di vista etico perché i protagonisti della serie sono i genitori”. E sulla possibilità che Bossetti sia stato pagato per prendere parte alla serie: “Certo che è stato pagato. Netflix può pagare 50.000 euro”. Una cifra che, qual ora l’avesse intascata sul serio, per la sua famiglia farebbe la differenza: “Bossetti era un muratore che faceva due lavori. Se guardate la serie, se conoscete la storia, mentiva alla moglie quando andava nel centro estetico, perché non voleva dire alla moglie che buttava 6 euro a settimana per farsi la lampada. Sì, sei euro a settimana. 50.000 sono molti di più. 50.000 per una persona così è una grossa cifra”. Concordiamo, mentre se Bossetti sia innocente o colpevole Fabrizio Corona preferisce non esprimersi. Del resto sembra che ormai i processi abbiano da tempo abbandonato le aule dei tribunali per trasferirsi su Netflix. E’ la piattaforma il nuovo grado di giudizio?