Quello che stiamo vivendo è un po’ un periodo del caz*o, diciamolo a voce alta. Il termine “periodo del caz*o”, immagino, è figlio di una cultura patriarcale, perché identifica col cazzo, evidentemente indicato come cifra ricorrente di un determinato periodo, qualcosa di poco piacevole. Si dice anche “sono caz*i”, del resto, o anche “sono caz*i da pelare”, anche se qui dichiaro ufficialmente di non sapere esattamente cosa si intenda col pelare un caz*o. Comunque, identificare con la presenza corposa di ca*i qualcosa che sia negativo tradisce una visione maschile e eterosessuale della situazione. Col che, ci mancherebbe pure che io vada a infilarmi in certi vicoli ciechi, non intendo certo dire che donne, appartenenti in qualsivoglia forma alla comunità LGBTQ+ o altri indicherebbero necessariamente come piacevoli o benevoli periodi che presentino una gran quantità di cazzi, parlo di quello che conosco, per non sbagliare. Di fatto, però, questo è un periodo del caz*o. Lo è guardando al nostro miserevole quotidiano, perché il tempo si fa rigido, le giornate buie, l’estate ancora lontana, e qui a parlare è sempre il maschio eterosessuale di cui sopra, che è incidentalmente anche meteopatico e amante del caldo, ma lo è ancor più universalmente per le questioni che tutti conosciamo, maschi eterosessuali e non, le guerre, la crisi economica, il disastro ambientale, i cambiamenti climatici e via discorrendo. Un periodo del cazzo, appunto, certi giri di parole patriarcali, come anche “rompere i coglioni”, “vaffancu*o”, “incazza*i” per dire, o “che figata”, rendono perfettamente l’idea, forse proprio perché in una società patriarcale siamo nati e cresciuti, e in una società patriarcale viviamo.
Viviamo però in un periodo del caz*o perché, credo incidentalmente, il caz*o è stato più o meno a suo modo protagonista di un paio di situazioni divenute di interesse pubblico, o per dirla coi giovani, virali sui social. Guillermo Mariotto, stilista per la maison Gattinoni e ormai da una vita giudice di "Ballando con le stelle", è infatti inciampato su un pisello, per dirla coi fratelli Grimm. Due sabati fa, è storia, il nostro ha abbandonato in corsa il programma condotto da Milly Carlucci e in onda sulla prima rete della RAI. Subito dopo aver inscenato una simpaticissima gag con Amanda Lear, infatti, l’eccentrico giudice si è allontanato dalla scena, senza più fare ritorno. Sulle prime si è pensato a un abbandono momentaneo, appunto da eccentrico gigione, ma quando non lo si è visto tornare un po’ tutti si sono interrogati sulla faccenda, a partire dai suoi colleghi di banco e dalla stessa Milly. Di fatto la puntata è arrivata alla fine con un giudice in meno, e sui social si sono cominciate a rincorrere le voci più incredibili. Questo finché qualcuno non ha postato su X un estratto dei suoi ultimi istanti in onda, con tanto di boa di struzzo colorati, lui steso in terra ai piedi di Amanda Lear e di tutta una serie di ballerini muscolosi e discinti. È a quel punto che, vedi come gira il mondo, il nostro ha allungato una mano, afferrando, chissà se volontariamente o meno, il suddetto caz*o di un ballerino. Il tweet, chissà se si chiamano ancora così, mostrava la scena anche al ralenti, non lasciando spazio a interpretazioni. Col farsi virale di quel video, il tutto mentre gli altri protagonisti del programma parlavano di scuse piuttosto strampalate, in molti hanno citato l’omologo caso di Memo Remigi che, nel programma della Bortone, quando la Bortone aveva un programma pomeridiano in RAI, fece scivolare la manina sul culo di Jessica Morlacchi, al momento impegnata in quel del Grande Fratello VIP, finendo prima sulla graticola social, poi alla gogna e infine cacciato senza diritto di replica dalla RAI tutta. Molestie, si disse ai tempi, credo a ragione. Stavolta la faccenda è più fumosa. Perché ai tempi Jessica Morlacchi confermò la cosa, mettendoci un legittimo carico sopra, mentre stavolta il ballerino senza nome nulla ha fatto sapere, e perché se Mariotto sia o non sia parte del programma di Milly Carlucci non è ancora stato chiarito. Da principio il nostro ha fatto sapere che la sua fuga improvvida era dovuta a un’emergenza occorsa nel suo principale luogo di lavoro, il tutto a causa di un malore di una sua collaboratrice che avrebbe lasciato un buco nella squadra, buco da lui stesso coperto, un importante evento in Arabia di portare a casa. Il tutto in qualche modo confermato da alcuni amici appartenenti al mondo dello spettacolo, tutti silenziosi riguardo il ballerino. Poi c’è stato il Tapiro consegnato da Staffelli, corredato da parole non piacevoli, mezze minacce, insomma comportamenti a loro volta poco consoni a chi lavora per mamma RAI. Infine, si legge in queste ore, la dichiarazione di una fuga dovuta a una brutta tachicardia, il che poco avrebbe a che fare con l’emergenza in maison Gattinoni tanto quanto col cazzo del ballerino afferrato volontariamente o meno. Nel mezzo, però, è arrivata la denuncia della senatrice di Fratelli d’Italia Susanna Donatella Campione, lì a gridare alla molestia omosessuale. Grida che hanno chiamato a difesa del prode Mariotto i suoi collechi, chi a parlare di malafede in chi parla di molestia, chi a dire che molestia non era e indicare proprio nell’omofobia di Fratelli d’Italia il problema. Chiaro che di fronte alle accuse di Fratelli d’Italia le prese di posizione garantiste siano necessarie, perché stiamo pur sempre parlando di un partito che ha dimostrato una omofobia affatto latente, ma di fatto, un po’ come per le risate fatte in compagnia della Fagnani da Elisabetta Canalis, lì a vantarsi di aver pestato in un bar Bobo Vieri perché gelosa, viene da chiedersi cosa sarebbe mai successo se a essere oggetto di ipotetiche molestie fosse stata una donna (così come se a raccontare di un pestaggio in un bar per gelosia fosse stato un uomo, vittima una donna). Se Mariotto sabato prossimo sarà a "Ballando con le stelle", settimana scorsa la puntata è saltata per la diretta della prima della Scala, prenderemo atto che per Milly Carlucci e la RAI tutta gli atteggiamenti di Mariotto, quelli estrosi mostrati in scena, l’ipotetica molestia come il linguaggio violento e volgare mostrato a Striscia la notizia rientrano in atteggiamenti del cazzo, da prendere alla leggera. Andiamo avanti.
Naska, cantautore autore di un pop-punk piuttosto amato dai più giovani si è esibito all’Unipol Forum di Assago, Freak Show il titolo del suo concerto. Nel farlo, forse proprio perché uno dei loro album si intitolava "Freaky Styley", si è esibito con un calzino infilato sul pisello, proprio come ai tempi erano usi fare i Red Hot Chili Peppers. "Socks on the cock", così dicevano i quattro californiana a metà strada tra funky e hard rock, un tempo si diceva crossover, ovvero, letteralmente “calzini sul caz*o”, e in effetti questo era. Nel caso di Naska, suggerito in questo dallo stylist Nick Cerioni, come lui, Naska, e come me, marchigiano, il tutto agevolato da una mutanda color carne su cui il calzino era evidentemente attaccato, oltre che debitamente imbottito. The Freak Show, tanto per chiudere questa parte così didascalica, è anche il titolo del terzo album del nostro, uscito a fine ottobre. La faccenda del calzino sul pisello, o sedicente tale, ha fatto ovviamente il giro dei social, perché non tutti hanno colto la citazione colta, e anche quelli che l’hanno colta hanno avuto da ridire. Se n’è parlato, ma per i motivi sbagliati. Se n’è parlato tra cultori del rock, per stabilire prima chi fosse questo Naska, e poi se fosse legittimo che un personaggio come lui, gli amanti del rock pare di intuire non lo abbiano apprezzato molto, per quel poco che avranno sentito prima di esprimere la propria sentenza, sia degno o meno di emulare nientemeno che i Red Hot Chili Peppers. Qualcuno, proprio per distinguere e mostrare quindi le debite differenze, ha evidenziato come loro, Anthony Kiedis, Flea, Hillel Slovak, poi morto di overdose, e Jack Irons, in seguito anche coi Pearl Jam, poi sostituiti da Chad Smith e John Frusciante, da noi divenuto noto come Jack grazie al romanzo ipergenerazionale di Enrico Brizzi “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, ha evidenziato, dicevo come loro, Anthony Kiedis, Flea, Hillel Slovak e Jack Irons infilassero direttamente i calzini sul cazzo, senza trucchi e senza inganni, a chi ama il rock la tendenza a fare a gara a chi ce l’ha più lungo (o largo) viene piuttosto naturale, per questioni genetiche. Per altro "Freaky Styley" sarebbe arrivato solo due anni dopo quell’uscita ormai mitologica, e ripetuta altre volte negli anni, con di nuovo Slovak, assente dall’omonimo esordio della band, alla chitarra, ma con Cliff Martinez alla batteria, così anche per parlare di argomenti seri in mezzo a tante, letteralmente, cazzate. Altri hanno sottolineato come questi giovani d’oggi non siano in grado di inventarsi più niente, citando i casi recenti dei Maneskin e di Achille Lauro, a loro volta impegnati un po’ troppo a rifarsi alla storia del rock più che a farsi venire idee originali e supportarle con musica che nel rock sia ascrivibile. Per altro, torno a dire, il mio conterraneo Nick Cerioni, in questi due casi in buona compagnia con Alessandro Michele, ex direttore creativo della maison Gucci, oggi in forza a Valentino, Nick Cerioni come me e Naska marchigiano, è dietro a quel loro muoversi di citazione in citazione, l’artista mediocre copia, il genio ruba, a voi stabilire se siamo nel mondo della scopiazzatura o del vero e proprio furto. Tornando però a Naska da Loreto e il suo calzino sul caz*o, Loreto in precedenza nota per ospitare la Santa Casa, cioè quella che credenza cristiana vuole sia stata l’abitazione di Nazareth nel quale è vissuto Gesù con la Madonna e San Giuseppe, portata fin presso al Monte Conero dagli angeli, proprio in queste ore nelle campagne marchigiane è usanza si accendano fuochi nella notte, a ricordare quelli che ai tempi si accesero nelle case e nei campi per accogliere lo strano convoglio, pista di atterraggio ante litteram, e anche per aver dato i natali alle Winx, è proprio da quelle parti la sede della Rainbow, la casa di produzione delle streghe più famose dei cartoni animati, create dal laureatano Iginio Straffi. Tornando a Naska da Loreto e il suo calzino sul caz*o, comunque sia, a ben vedere, però, a parte qualche sporadico caso, quasi nessuno ha sottolineato come, avesse fatto qualcosa di analogo una donna, si sarebbe subito parlato di mercimonio, di “gente che invece di cantare mostra il culo”, citazione di Gino Paoli, di gente che se non è in mutande non saprebbe che mestiere fare e via discorrendo. Certo, Naska non ha detto che indossava un calzino sul caz*o per combattere il femminismo, o magari addirittura il patriarcato, ma che un ragazzo piacente si mostri mezzo nudo, giocando certo di imbottiture ma comunque sfoggiando atteggiamenti sexy sembra la cosa più normale del mondo, della serie che il culo di Elodie continua a fare più colpo di un calzino infilato sul caz*o, come le mutande di Angelina Mango valgono evidentemente di più di quelle di Tony Effe, e via discorrendo. Discorsi del caz*o, immagino li bollerà qualcuno. E visti i tempi che corrono direi che quantomeno ho la garanzia che finiranno sulla bocca di tutti, sempre senza doppi sensi, sia chiaro.