“Basta con la qualità. A noi la qualità c’ha rotto er caz*o”. René Ferretti della serie Boris insegna. Ma in Italia si è realmente abbassata la qualità o siamo noi che non siamo più in grado di riconoscerla? La classifica dei dieci artisti più ascoltati nel nostro Paese su Spotify nel 2024 potrebbe essere utilizzata come esercizio per capire questa cosa. Un esercizio che, in un certo senso, ha provato a fare Andrea Scanzi su Il Fatto Quotidiano. “Tutto ciò non denota solo il crollo del gusto medio musicale, ma anche lo svilimento della cultura e - conseguentemente - ‘abbrutimento della società”. E a guardare la classifica, dove vediamo nomi come quelli di Geolier, Sfera Ebbasta e Lazza (per citare le prime tre posizioni), qualcuno potrebbe anche dargli ragione. E la situazione potrebbe non migliorare proseguendo con i restanti nomi della top ten: Tedua, Anna, Guè, Kid Yugi, Capo Plaza, Shiva e Tony Effe. Non parliamo certo di grandi poeti contemporanei, ma anche qui qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire. Nel suo articolo Scanzi propone una lista che dovrebbe invitare a riflettere sull’effettivo “crollo del gusto medio italiano” e sullo “svilimento della cultura”. "La canzone più ascoltata è 'I p' me, tu p' te' di Geolier. Devastante". “È vero che ogni epoca ha avuto classifiche di vendita piene di obbrobri [...] queste classifiche sono figlie di algoritmi paraculi e forse pure ‘gonfiate’”. E ancora: “Oggi per emergere tocca passare dai talent. E chi sono i giudici? Bob Dylan e Fossati? No, Achille Lauro e Jake La Furia. Per emergere, un giovane deve piacere ad Achille Lauro. Che è come se un aspirante politico, per emergere, dovesse piacere a Gasparri”.
Sarebbe troppo facile accusarlo di essere un “boomer”. E a lui farebbe solo piacere, probabilmente. “Sì, sono un boomer, e meno male! Ho 50 anni e mi sono vissuto gli anni ‘80 e ‘90, ho studiato i ‘70. Chi mi dice boomer è gente che ascolta Lazza e Tedua. Io ho visto i Led Zeppelin, ascolto i Pink Floyd e i Radiohead. E voi mi parlate di Tony Effe? Ma per favore?”. A dirlo è Scanzi stesso, con una punta di ironico orgoglio. E anche se è bellissimo che qualcuno si riconosca nel termine “boomer” senza farne un caso di stato, viviamo comunque nel 2024. I tempi sono cambiati, come i gusti e la fruibilità della musica. Siamo passati da girare con il walkmen e il lettore cd all’mp3, fino ad avere tutto ciò che vogliamo ascoltare a portata di smartphone. Così com’è cambiato il modo di ascoltare, si sono evoluti anche i gusti musicali. E sarebbe giusto, forse in un mondo utopico, avere grande contezza del passato per poter parlare con lucidità del presente. Se le argomentazioni di “giovani & giovanilisti” sono “pietose”, Scanzi “scivola” su una banalità: “Nei Settanta i ‘vecchi’ contestavano fenomeni come Elvis e Beatles, e chi crede che Tony Effe o Kid Yugi (chi?) verranno studiati tra trent’anni come John Lennon capisce meno di niente”. Ecco, chiedersi chi sia Kid Yugi nel 2024 e come chiedersi chi sia, per essere volontariamente provocatori, John Lennon. Non vogliamo mettere in dubbio che Scanzi non sappia davvero chi è Kid Yugi, ma fa ancora “figo” dire di non conoscere un artista che probabilmente ha ascoltato, almeno una volta, anche la famosissima “casalinga di Voghera”? Sembra quasi di tornare indietro nel tempo, a quando il critico Nantas Salvalaggio nel 1980 ha scritto un articolo “al vetriolo” su Vasco Rossi. “Il divo di questo ‘complesso’, che più complessato di così si muore, è un certo Vasco. Vasco de Gama? Ma no, Vasco Rossi… per descriverlo mi ci vorrebbe la penna di un Grozs, di un Maccari: un bell’ebete, anzi un ebete piuttosto bruttino, malfermo sulle gambe, con gli occhiali fumè dello zombie, dell’alcolizzato, del drogato ‘fatto’”.
Ci sembra giusto ribadirlo: ha davvero senso far finta, ancora oggi, di non conoscere un artista? Soprattutto, Scanzi ha scelto proprio uno dei rapper della nuova generazione che sembra essere tutto, meno che analfabeta funzionale. Basterebbe leggere uno qualunque dei suoi testi (in particolare da “Globe”, il suo primo album), per rendersi conto della moltitudine di citazioni dal mondo della letteratura, del cinema, persino della fisica. “Ci faremo entanglement anche ad un megaparsec” è una delle frasi più emblematiche de “Il Filmografo”, brano contenuto in “Globe” appunto, dove si fa riferimento a fenomeni quantistici e astronomia. Insomma, non ci sembra si parli esattamente di cose “semplici”. Soprattutto, di nulla che possa fare riferimento a un effettivo “svilimento della cultura”, ma anzi il contrario. Poi certo, non tutti sono Kid Yugi, e non tutti vogliono esserlo. Scanzi però ha raccontato di aver vissuto gli anni Ottanta e Novanta e di aver studiato i Settanta. Per questo, forse, dovrebbe soffermarsi anche sulla musica contemporanea. Secondo noi, troverebbe i testi di Kid Yugi molto interessanti. Il nostro è un invito all’ascolto, perché anche i “boomer” possono cambiare idea.