Ai David di Donatello 2025, il cinema italiano sembra respirare un’aria nuova, un’aria che sussurra il nome di giovani talenti. Maschi, femmine, registi di opere nuove ... tante storie, tanti linguaggi, che, insieme, tessono il racconto di un cinema che si reinventa. Finalmente. E tra questi nomi e volti candidati si nasconde già una potentissima vittoria: quella di un risveglio che scuote un sistema che fatica a rinnovarsi. Basta guardare le categorie per farsi trascinare dal cambiamento che, si spera, non sia solo una folata di vento momentanea, ma l’inizio di una trasformazione profonda e radicale. Forse è solo un caso, ed è certo solo una questione di merito il fatto che a essere nominati siano stati tanti under 35 (in più categorie), ma per noi è importante dirlo, sottolinearlo, perché tutto questo fa stare bene. Fa sperare. Prendiamo la categoria di miglior attrice protagonista. Candidate: Romana Maggiora Vergano, 27 anni, con Il tempo che ci vuole e Tecla Insolia, 21 anni, per L’arte della gioia. Ancora, Celeste Dalla Porta, 27 anni, Parthenope e Martina Scrinzi, 28 anni, Vermiglio. E poi c’è l’eccezione, ma ugualmente meritatissima, di Barbara Ronchi per Familia.

Miglior attore protagonista? Candidato anche Francesco Gheghi, classe 2003, sempre per Familia (uno dei migliori film dell'anno passato di cui vi avevamo parlato qui). Poi c’è la sezione degli esordi, che quest’anno segna un vero passaggio verso il futuro. Un futuro che sembra riappropriarsi di quelle stesse menti del domani che qualcuno aveva dimenticato lo scorso anno. Nel 2024, l’età media dei registi selezionati era di circa 50 anni. Nel 2025 invece troviamo: Edgardo Pistone, classe 1990, con Ciao Bambino (candidato anche nella categoria miglior produttore), Margherita Vicario, 37 anni, con Gloria, Loris Lai con I bambini di Gaza e Gianluca Santoni, 34 anni, con Io e il Secco. E poi, a sorpresa ma con merito, anche Nerì Marcorè. Insomma, in questo movimento che nasce, in questa nuova onda che si solleva ai David, c’è una dolcezza sottile ma anche tanta ferocia e la sensazione che qualcosa stia davvero cambiando. E un'altra conferma che questi giovani talenti, non più relegati alla sola categoria delle promesse, possano, davanti agli italiani, prendersi tutto il mondo e non più unicamente sognarlo.

