Vedere i David di Donatello è un po’ come andare a vedere i ragazzi della parrocchia che mettono in scena nel teatrino adiacente alla chiesa una versione di Amici di Maria de Filippi goffa e low budget, dove qualcuno salta, qualcuno fa un ballo di gruppo e qualcuno canta fingendo di suonare una chitarra di cartone.
I David, per come vengono gestiti quasi ogni anno (ma soprattutto quest’anno), sono un po’ gli Oscar low budget della parrocchia italiana. Mentre l’anno scorso abbiamo pensato bene di liquidare la categoria del miglior film internazionale, bruciando qualsiasi possibilità di sembrare un Paese che prende sul serio il cinema, quest’anno siamo riusciti a essere ancora più provinciali.
Un ospite avevano, Timothée Chalamet, e sono riusciti a portare a termine un disastro da manuale, con presentazioni completamente sconnesse, un traduttore con la voce di Giovanni Allevi che ha tentennato in più di un’occasione e domande imbarazzanti persino per loro due, Mika ed Elena Sofia Ricci, conduttori soporiferi di uno spettacolo che di spettacolare non ha nulla.

Inizia Elena Sofia Ricci: “A proposito di star internazionali, io stasera guadagno punti, perché tra le figlie, le amiche delle figlie, gli amici… quando hanno saputo chi sta per arrivare mi hanno bombardato di messaggini”.
Mika: “Uno dei protagonisti più talentuosi del cinema internazionale, una star capace di genere tendenze e stili. Fra poco qui sul palco… Lo diciamo il nome?”
Elena: “Ma certo, qui sul palco Timothée Chalamet. E intanto…”
E intanto niente, tocca a Chalamet.
Mika: “È arrivato il momento del David speciale”
Elena: “Ha attraversato l’oceano per essere qui questa sera”
Mika: “È vero”
Elena: “Un artista poliedrico e queste immagini ce lo raccontano”
Una clip da A Complete Unknown.
Ecco a voi, Timothée Chalamet. Un attore che a neanche trent’anni ha collaborato con alcuni dei migliori registi del momento ed è stato il protagonista di alcuni dei film migliori degli ultimi anni, da Chiamami con il tuo nome a Dune. Cos’è per l’Italia che lo premia? Un artista poliedrico, Santiddio. Un attore talentuoso, capace di generare tendenze e stili. Un influencer… Facciamo sul serio?
E poi le domande. Mika gli chiede, visto che ha cantato nel film su Bob Dylan e in quello su Willie Wonka: “Farai mai un album tutto tuo?” E lui, che di mestiere, almeno per ora, fa l’attore, risponde: “No”. Tocca a Elena Sofia Ricci, attrice consumate e donna di spettacolo, che non avendo smesso i panni da suora di Rai1 ha pensato bene di fargli una domanda talmente piatta e fuori luogo che sarebbe stato meglio se avesse tolto dalla tasca una caramella alla propoli e gliel’avesse passata per poi fargli un buffetto sulla guancia: “C’è Kylie Jenner, ma anche tuo papà. In questi giorni avete intenzione di fare qualche particolare gita per Roma”. Ma che te ne frega? Sinceramente, chi se ne frega.
Davvero abbiamo chiesto, per usare le loro parole, a Chalamet di attraversare l’oceano per chiedergli se nel weekend si farà una gita per Roma? Questo, comunque, spiega perché io e la mia ragazza eravamo convinti che Chalamet si sarebbe solamente collegato da remoto dalla sua villa in America. O forse spiega perché lo abbiamo sperato fino all’ultimo. Per risparmiarci questa figura meschina.
