image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • Sport
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Calcio
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • Sport
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Topic
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Deep Purple, la band che non conosce eclissi torna con “=1”. E Ian Gillan a 78 anni mette tutti in riga

  • di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

4 agosto 2024

Deep Purple, la band che non conosce eclissi torna con “=1”. E Ian Gillan a 78 anni mette tutti in riga
Il nuovo album dei Deep Purple, il ventitreesimo in studio, è una dichiarazione stupefacente. La band inglese si (ri)afferma come concetto. Non fanno classic-rock e neppure hard-rock, i Deep Purple fanno i Deep Purple. E lo fanno benissimo. Di slancio. Con Bob Ezrin ancora alla guida, il nuovo chitarrista Simon McBride che energizza tutto e Ian Gillan, 78 anni, che pur con ogni fisiologica limitazione lancia polvere di stelle, ruggiti e classe “soul” su ogni verso cantato…

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

C’è qualcosa di misterioso e surreale in questo quarto di secolo che cala le fasi ultra-autunnali di legacy-band come i Deep Purple (primo album nel 1968; Ian Gillan ha 78 anni compiuti) nell’humus di una società tecno-centrica che spesso, con un solo sguardo, fa invecchiare tutto all’istante. Qui siamo alle prese con un gruppo (nella sua nona incarnazione, Mark IX) che proviene letteralmente da un altro mondo. Un mondo che ancora non masticava l’heavy metal ma aveva fatto già la conoscenza di quell’hard-rock che ne è stato il diretto precursore. Deep Purple, Led Zeppelin, Black Sabbath, la trimurti da cui la musica dura ha origine. I DP di oggi, pur lontani parenti di quei primi DP (ci sono giusto Gillan alla voce – il buon Rod Evans durò un annetto – e Ian Paice alla batteria), però, non sono un ologramma, un riflesso generato dalla IA. Sono carne, anzianotta, che bolle ancora. Grazie anche, va detto, alla partecipazione dell’ultimo chitarrista della serie, quel Simon McBride, classe 1979, che un paio di anni fa ha sostituito Steve Morse (28 anni di fedele militanza per lui) nel segno di una quasi assoluta continuità di approccio (McBride si è descritto come un seguace di Gary Moore). A produrre il tutto, di nuovo, Bob Ezrin, che ha disegnato il suono degli ultimi Purple, protagonisti di un rinascimento costante che lascia sinceramente sbalorditi.

Qualcosa potrebbe far gridare al miracolo in “=1”, ventitreesimo album in studio della band inglese? Forse no. C’è però qualcosa che possa lasciare a bocca aperta, tanta è l’ispirazione che i solchi di questo disco trasudano? Ebbene sì. Fin dall’inizio e fino alla fine. Canzoni potenti. Concise, divinamente congegnate dal punto di vista melodico (i Purple di oggi sono decisamente più una band di melodie che una band di riff), altrettanto divinamente arrangiate, con ogni musicista coinvolto che non spreca una singola nota che sia una, rigoroso e selvaggio al tempo stesso. E poi Gillan, diamine. Limitato dalla biologia, canta esattamente come è giusto che canti, controllato e magnetico, imprimendo il proprio timbro su ogni verso pronunciato. In termini di scrittura, nulla di delirante, ma i testi sono figli di un uomo che ha ancora a cuore le basi (le relazioni, il mondo là fuori, i cambiamenti). È uno spettacolo vecchio, di classe immensa, che profuma di nuovo, “=1”; o forse viceversa. E funziona. Perché, nonostante i saliscendi di una carriera che è stata un otto volante, nonostante le evoluzioni e le involuzioni storiche di ogni suono possa essere ascritto alla categoria “heavy”, un disco simile oggi potevano tirarlo fuori solo i Deep Purple. Che nel 2024 non suonano né classic rock né hard-rock, bensì Deep Purple. Badate, non Deep Purple epoca “In rock” o “Machine head”. Deep Purple come band che si fa interprete di un concetto esteso, estendibile, tramandabile. Il concetto ultimo di sé.

Nei primi venti secondi di “Show me”, prima ancora di pronunciare una singola parola, Gillan caccia un urletto che è la cosa più Plant incisa in quasi otto decadi di vita. Tre colpi secchi – i primi tre brani – e poi “Portable door”, uno dei singoli. E “=1”, album mai introverso o buono per varie interpretazioni, è già tutto lì: spedito, ruggente, vintage ma al punto giusto. Con “Old-fangled thing” si rallenta un po’, scelta corretta che olezza di vecchio pub-rock. Con “If I were you” arriva una ballad dall’incedere quasi sensuale e le variabili – ossia i format dei brani in gioco – di “=1” finiscono qui, quasi avessero seguito un vecchio e saggio manuale anni ’70 (seconda metà, soprattutto) che a un bell’assolo e a un bel bridge suggerisce di non rinunciare per nessuna ragione al mondo. “Pictures of you” è un picco di finezza melodica, “Lazy sod” sprizza voglia di vivere, poi irrompe “Now you’re talkin’” e Gillan forza ma non sbraca. La coppia finale “I’ll catch you” e “Bleeding obvious” chiude tutto suonando come una summa, malinconica e riflessiva, di ciò che si è ascoltato fino a quel punto. Tutti in bella vista, i talenti del carrarmato Purple. Tutti in grande spolvero, i musicisti (un plauso particolare anche a Don Airey alle tastiere). Con Gillan, siamo sempre lì, che raramente ha cantato così soul. Ascoltatelo bene in “I’ll catch you” e ditemi che sentite ogni sua parola, ditemi che non vedete più, davanti a voi, una vecchia gloria del rock giunta ai saluti quasi finali, bensì un uomo, un qualsiasi uomo, che invoca il Cielo affinché gli dia una ragione (un amore realizzato) – la ragione – che renda Vita la propria vita. L’album finisce, ci si rende conto di quanto anacronistico sia e lo si fa ripartire. Per godersi qualcosa che abita altrove.

20240725 135146854 6394
20240725 135111260 9236

More

Apple Music, la top 100 dei migliori album di sempre è un delirio woke che riscrive la storia. E Lauryn Hill...

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

PROVOCAZIONE?

Apple Music, la top 100 dei migliori album di sempre è un delirio woke che riscrive la storia. E Lauryn Hill...

Abbiamo ascoltato “No name”, il nuovo album di Jack White: ci ha salvato dallo streaming e basta ricordarlo per i Mondiali del 2006...

di Michele Monina Michele Monina

A volte ritornano

Abbiamo ascoltato “No name”, il nuovo album di Jack White: ci ha salvato dallo streaming e basta ricordarlo per i Mondiali del 2006...

Diciott’anni e non sentirli (i trapper): “Meglio The Beatles everyday. Mentre i Maneskin...”. Da Correggio (ma senza Ligabue) un libro lettera d'amore di Federico Martelli a McCartney, Lennon e soci Fab Four

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Giovani controcorrente

Diciott’anni e non sentirli (i trapper): “Meglio The Beatles everyday. Mentre i Maneskin...”. Da Correggio (ma senza Ligabue) un libro lettera d'amore di Federico Martelli a McCartney, Lennon e soci Fab Four

Tag

  • Culture
  • Musica
  • Rock

Top Stories

  • Abbiamo visto il film La città proibita (ora su Netflix), ma com’è? Grazie a Dio, in Italia abbiamo Gabriele Mainetti. Ecco perché dovreste recuperarlo: per ricordarvi quanto può essere bello il nostro cinema

    di Ilaria Ferretti

    Abbiamo visto il film La città proibita (ora su Netflix), ma com’è? Grazie a Dio, in Italia abbiamo Gabriele Mainetti. Ecco perché dovreste recuperarlo: per ricordarvi quanto può essere bello il nostro cinema
  • Abbiamo letto L’Anniversario (Feltrinelli), il libro vincitore del Premio Strega di Andrea Bajani, ma com'è? Un giovane Holden del 2025, ma condito di fascismo e patriarcato...

    di Gian Paolo Serino

    Abbiamo letto L’Anniversario (Feltrinelli), il libro vincitore del Premio Strega di Andrea Bajani, ma com'è? Un giovane Holden del 2025, ma condito di fascismo e patriarcato...
  • Abbiamo letto il libro postumo di Michela Murgia, “Anna della pioggia” (Einaudi, 2025): ma com’è? L’ultimo regalo della scrittrice, che ci ricorda come resistere al patriarcato: “Abbiamo dovuto diventare capaci di sognarci fuori dai sogni degli uomini”

    di Viola Di Grado

    Abbiamo letto il libro postumo di Michela Murgia, “Anna della pioggia” (Einaudi, 2025): ma com’è? L’ultimo regalo della scrittrice, che ci ricorda come resistere al patriarcato: “Abbiamo dovuto diventare capaci di sognarci fuori dai sogni degli uomini”
  • Ok, ma chi è davvero Alessio Loparco di Temptation Island, asfaltato dalla fidanzata Sonia Mattalia dopo un giorno? Abbiamo trovato i suoi profili social: tra campionati vinti a calcio, Ruzzle, tartarughe e baci, perché lei lo segue ancora su Instagram?

    di Jacopo Tona

    Ok, ma chi è davvero Alessio Loparco di Temptation Island, asfaltato dalla fidanzata Sonia Mattalia dopo un giorno? Abbiamo trovato i suoi profili social: tra campionati vinti a calcio, Ruzzle, tartarughe e baci, perché lei lo segue ancora su Instagram?
  • Siamo stati al concerto di Ultimo a San Siro, ma com'è andata? Pioggia, emozioni e sold out! Ecco come si è trasformato da artista emergente a leggenda in meno di 10 anni...

    di Giuditta Cignitti

    Siamo stati al concerto di Ultimo a San Siro, ma com'è andata? Pioggia, emozioni e sold out! Ecco come si è trasformato da artista emergente a leggenda in meno di 10 anni...
  • NO VASCO, IO NON CI CASCO! Ultimo batte il record di biglietti venduti a un concerto? Ma i numeri nel pop non cancellano la storia del rock. La differenza tra Tor Vergata e Modena Park spiegato da chi c'era (sul palco)

    di Clara Moroni

    NO VASCO, IO NON CI CASCO! Ultimo batte il record di biglietti venduti a un concerto? Ma i numeri nel pop non cancellano la storia del rock. La differenza tra Tor Vergata e Modena Park spiegato da chi c'era (sul palco)

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Ma che fine ha fatto Checco Zalone? A teatro ha battuto tutti, anche Enrico Brignano e Pintus, e allora in molti si chiedono perché...

di Matteo Mattei

Ma che fine ha fatto Checco Zalone? A teatro ha battuto tutti, anche Enrico Brignano e Pintus, e allora in molti si chiedono perché...
Next Next

Ma che fine ha fatto Checco Zalone? A teatro ha battuto tutti,...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy