Dopo questa puntata del Basement di Gazzoli non vi scaccolerete più a tavola, davanti ai commensali, lasciando cadere nei piatti dei vostri vicini le briciole cerulee del vostro muco raffermo. Se lo farete, almeno avrete usato la mano giusta, e la posata più adatta. L'ospite del Bsmt, infatti, è Csaba dalla Zorza, regina indiscussa del sapersi comportare a tavola. Amanti del rutto libero: portate pazienza e prestate consiglio, almeno finché l'arte delle flatulenze sonore non verrà culturalmente rivendicata come diritto, magari sotto forma di anglicismo trendy. Freeburping, suona anche bene. Nell'attesa, però, impariamo a compportarci come si conviene. Per esempio, sapete che il cucchiaino da thè non va messo al posto del cucchiaio da dolce? La sapete la differenza? Probabilmente no, ma non siete soli: secondo Csaba è uno degli errori più diffusi, “Anche dopo 500 puntate (di Cortesie per gli ospiti), dai. Se lo usi, va nel piattino da thè. Se non hai il cucchiaino da dolce, non dico che devi andarlo a comprare, ma se metti quello da thè è come dichiarare l'errore”. E, a proposito di errori, il secondo è quello di “Esagerare nella apparecchiatura, cioè pensare che più metti oggetti, più è bello. La tavola non può essere troppo piena, altrimenti diventa scomoda”.

Ma l'aspetto che mette più in imbarazzo le persone, secondo Csaba, è versare le bevande agli ospiti: “Tanti pensano che, per essere gentile, devi versare l'acqua, o il vino, a tutti. È come il cestino del pane: il padrone di casa non può alzarsi e mettere le fette di pane ai commensali con le pinze. Il cestino si mette in mezzo alla tavola e bisogna passarlo. È normale, ed è quella la regola. Non c'è il servizio, e il padrone non può diventare il cameriere”. Poi c'è una questione annosa, questa volta relativa al mangiare fuori: chi paga? Spoiler: niente romana, né lasciare la borsetta sul tavolo per poi scappare senza aver saldato il conto. “Chi invita, paga. Tocca sempre all'uomo, perché fino a cinquant'anni fa le ragazze non potevano proporsi, dovevano aspettare di essere scelte, quindi il conto lo paga lui. Ma la regola non è che il conto lo paga necessariamente l'uomo: di norma deve pagare chi invita. Quindi, se io invito Gazzoli a cena, il conto lo devo pagare io. Viceversa, paga lui. Con gli amici è lo stesso: non bisogna dire che li si invita a cena, altrimenti possono pensare che il pasto gli verrà offerto. La formula dovrebbe essere: voglio organizzare una cena, che ne dite di partecipare?”. Sempre parlando di ristoranti, perché l'uomo deve entrare per primo? “Il galateo è un testo di 500 anni fa, e l'invenzione dei ristoranti per mangiare fuori risale ai primi del Novecento. Ai tempi, l'uomo entrava per verificare che l'ambiente fosse di circostanza, che non ci fossero donnacce o elementi pericolosi per la signora e per la sua reputazione”.
Largo a un tema più politico: in epoca antipatriarcale, qual è il limite tra sessismo e galanteria? “Se un uomo apre la portiera a una donna, oggi, la donna gli scoppia a ridere in faccia. Il baciamano? Bisognerebbe chiedere a una ventenne, cosa ne pensa. Il punto è che la gentilezza non può passare di moda, mai. Certe ragazze pensano che se un uomo è gentile, allora sta minando la tua autostima in quanto donna. Io credo che la gentilezza di dovrebbe essere gender free. È come ballare il valzer, uno segue e l'altro conduce. Aprire la portiera, o far passare per prima una donna, è un atto di gentilezza, e si fa così per consuetudine, non perché c'è una regola”. Tempi che, fortunatamente, cambiano, anche sul lavoro. Csaba ricorda che, quando ha iniziato, “Nel 1990, essere una donna in ufficio con nove maschi voleva dire che dovevo portare il caffè a tutti. Anche se ne sapevo molto più di loro”. Buone maniere, per concludere, anche digitali: alzi la mano chi non ha mai sinceramente detestato l'amico o il collega che ti manda vocali a raffica, costringendoti ad ascoltarli. Csaba ha litigato con la sua dottoressa per questo motivo: “Al terzo vocale che mi mandava le ho detto: i primi due li ho ascoltati, ma non intendo farlo più. Lei mi dice: ma è molto più comodo per me. E io: però non trova che sia molto più scomodo per chi li deve ascoltare?”

