Qualche tempo fa noi di MOW l’abbiamo definito “l’ultimo dei mohicani”. “Mi è piaciuta quella definizione”, ci ha detto Dj Ringo, direttore creativo di Virgin Radio ed emblema istantaneamente riconoscibile della stazione. È un combattente. Le sue battaglie passano per il rock (modalità: diffusore del verbo) e per la trap (modalità: deriva della musica). In una delle ultime interviste che ci ha rilasciato, disse: “I discografici sfruttano i trapper perché vendono a discapito della qualità”. Questa volta non gli abbiamo chiesto opinioni particolari su questo o quel cantante, abbiamo solo provato a invadere il suo sacro fortino: la radio.
Claudio Astorri, esperto e lungimirante consulente di direzione di Rai Radio 2, ci raccontava di quanto il sistema di rilevamenti degli ascolti radio sia quantomeno antidiluviano… Passa ancora per le telefonate agli ascoltatori, che vengono interrogati, a campione, sulle loro abitudini di fruitori. Un sistema che ha fatto storcere il naso a Radio Rai, che quest’anno ha interrotto il rapporto con Ter, la società degli editori radiofonici che produce i dati di ascolto, “avendo constatato in questi anni numerose criticità metodologiche”.
È vero, il metodo non è eccezionale, ma io non posso lamentarmi (sorride, nda). Più seriamente: tutti hanno accettato questo sistema, adesso la Rai sbatte la porta perché gli ascolti diminuiscono? In altri tempi avrei accolto meglio questa decisione, ora mi suona strana. Dopodiché è loro pieno diritto smarcarsi. Per noi il primo semestre del 2023, secondo Ter, è stato da record – +774.000 ascoltatori –, quindi il metodo di rilevazione di cui stiamo parlando non è esattamente al centro delle nostre riflessioni.
Non hai tanta voglia di cambiare ancora, insomma…
Ma no, dai. Cambiamo un’altra volta? Torniamo al caos di quindici anni fa? Oggi se hai la sfiga che trenta dei tuoi non rispondono al telefono hai perso 300.000 utenti, però cosa ci puoi fare? Più che altro spero non chiamino solo di mattina, altrimenti rispondono giusto le massaie (ride, nda).
Nonostante il metodo antiquato, hai comunque il polso della situazione circa lo stato di salute di Virgin?
Ma certo, non tutto passa per i sondaggi! Tra parentesi – fosse per me – un sondaggio sugli ascolti radio lo infilerei pure nelle schede elettorali, in aggiunta al foglio su cui si vota. Che radio ascolti? Che tv vedi? Che candeggina compri? Anche se poi, a votare, ci va solo mezza nazione. A parte gli scherzi, non sta a me scegliere il metodo di rilevazione degli ascolti. L’importante, per noi che facciamo radio, è farci ascoltare e che il nostro sforzo – che può anche significare “successo” – venga in qualche modo intercettato e riconosciuto.
Nell’ottica di questo sforzo, sempre Astorri ti citava dicendo che il tuo modo di fare radio, ad esempio, offre qualcosa in più rispetto a Spotify: il racconto. Come a dire che ancora oggi la musica alla radio può essere qualcosa in più di una semplice playlist.
La musica ha ancora bisogno della radio. Dove vanno gli artisti se non si fanno ascoltare per radio? Solo su Spotify? Non credo che Spotify possa scompaginare la situazione in termini di guadagni e classifiche. Inoltre, nel nuovo anno, la piattaforma non premierà più i brani con meno di 1.000 streaming all’anno. Questi pezzi non riceveranno più un compenso, e credo che l’intera faccenda penalizzerà molto gli emergenti. Cosa che peraltro non ci riguarda perché non passiamo musica italiana. Ma tornando a bomba: Astorri su di me ha maledettamente ragione (ride, nda).
Perché non ti senti una replica di Spotify, al di là del fatto della musica “narrata”?
Perché vado per la mia strada. Una strada che sa ancora essere imprevedibile. Passo dalla new wave al punk al rockabilly. E propongo anche cose nuove. Noi di Virgin non siamo per forza i migliori, ma siamo diversi. Molta gente sceglie Virgin non solo perché siamo rock, ma perché non siamo allineati a tutti gli altri. Sulle nostre frequenze non ascolti l’ennesimo trapper o il nuovo singolo di Lady Gaga.
Concordi con Linus quando dice che la radio è in buona salute?
Ragazzi, la radio non la abbatterete mai. È come il parrucchiere per le donne. Davvero, vi rendete conto di quanto è facile ascoltarla? Di quanto sia ovunque? La prima cosa che fai quando sali in auto è accendere la radio, alcuni ci ascoltano via app, con le cuffiette, altri dal computer. Vantiamo ancora un’immediatezza che la tv non ha. Ci puoi interagire con la radio. Tutto il giorno, perché noi non siamo protagonisti solo dopo cena. C’è gente che mi ascolta da quando andava alle medie, oggi ha figli e nipoti magari. Ok, questo significa che ormai sono un dinosauro del mezzo, ma non credo che la televisione possa vantare lo stesso livello di fidelizzazione su cui conta la radio. Il nostro segreto è una voce che ti può fare sognare, un segreto che ancora attrae, crea affezione.
Virgin è una radio moderna? Soprattutto rispetto alle sfide lanciate dalle nuove tecnologie?
Siamo moderni e antichi. Passiamo musica vecchia, ma siamo anche la radio dei festival: Firenze Rocks, Lucca Summer festival, I-Days. Tutte rassegne piene di giovani. Per non contare i concorsi, che funzionano tantissimo. E se i giovanissimi non ascoltano la radio (la radio la si ascolta dai 25 anni in su, più o meno), non rinunciamo ai social. Moderni e antichi, segnatela.
È un problema il fatto che la radio oggi stenti a “tirare dentro” i giovanissimi?
Forse. Ma oggi abbiamo diciannovenni che si sono fatti tre anni di Covid chiusi in casa. Che si sono abituati ad essere soprattutto smartphone-centrici. Per non parlare delle responsabilità di certe emittenti che non si sono certo fatte promotrici di grande musica. Ma ci arriveranno dopo, non temete. Prima o poi alla radio ci si arriva.
Le responsabilità di cui parli hanno un suono?
Beh, trap e qualità sono due concetti lontani, dai. La radio deve anche educare, un minimo. Far capire cosa significa essere un artista, chi è un artista di qualità. Ormai tutto ruota attorno alla quantità (leggi “musica commerciale”, “numeri”), è più difficile cogliere e diffondere qualità. Noi, su questo, ci sentiamo la coscienza a posto perché i giovani li abbiamo sempre cercati e spesso li abbiamo anche trovati. I ragazzini devono solo crescere. Non ci va un quattordicenne alla prima della Scala, non è pronto, ma potrà arrivarci se vorrà. Piuttosto, la radio ricominci a proporre più musica di qualità e vedrai che i ragazzi ci raggiungeranno ancora prima del previsto.