«Negli anni della guerra vivevo in un piccolo borgo, Pecorari, vicino Castellammare di Stabia (Napoli). Ero un ragazzino curioso e un giorno mi ritrovai con una bomba a mano tra le mani, senza sapere cosa fosse. La staccai con un linguetta e la buttai via come fosse un giocattolo rotto. Esplose. Una scheggia mi colpì al braccio, e persi parte del muscolo», racconta Don Backy, al secolo Aldo Caponi, ex membro del Clan di Celentano, che abbandonò dopo una clamorosa lite con Adriano. Il suo pezzo L’Immensità, presentato a Sanremo nel '67, è una pagina di storia. Ma l'artista toscano, classe ’39, è molto più di una canzone, è uno che ha attraversato la musica leggera italiana con il talento del compositore. «Quando rifletto su qualcosa, lo faccio ancora in napoletano - dice -, se fossi nei suoi panni, adesso penserei: ‘Aggia scrivere’». Lo abbiamo intervistato.
E scriviamo. Dopo la guerra, come è arrivata la musica?
Tornammo a Santa Croce sull’Arno, dove vivo tuttora. Ogni domenica andavamo al dancing La Sirenetta, c’era una band che suonava. Un giorno, senza pensarci troppo, chiesi al pianista se potevo unirmi a loro. Avevano un repertorio americano: Frankie Avalon, Paul Anka... Quello fu il mio battesimo sul palco. E sotto si radunavano le coppiette...
E le ragazze, immagino. Era un latin lover?
Beh, si cantava anche per cercare di conquistare le ragazze.
E quante ne ha conquistate?
Beh, qualcuna… (ride).
Al Clan di Celentano, invece, come è arrivato?
Grazie a una storia che poteva finire male e invece... colpo di fortuna! Un mio amico, Franco, si innamorò di una ragazza del paese, ma i genitori non volevano saperne, quindi scapparono di casa. Mi ispirai a quella fuga per scrivere la storia di Frankie Ballan. Gli cambiai il nome per non metterlo nei guai. Registrai il pezzo a Torino e lo mandai alle case discografiche... ma niente, non se lo filavano. Troppo avanti per l'epoca, una ballata in stile country western. Poi mia sorella lesse che Celentano cercava nuove voci. Mi convinse a mandargli il pezzo. Io? Figurati, pensavo, non mi prenderà mai...
Invece aveva ragione lei.
Mi mandò a chiamare. Sono stato il quarto a entrare nel Clan.
E siete diventati subito amici.
Non era un'opzione, era nello statuto: dovevamo essere amici. Eravamo in quattro: io, Adriano, Ricky Gianco e Guidone. Oggi leggo di gente che si vanta di essere stata nel Clan, tipo Teo Teocoli, ma non è così. Alcuni hanno solo inciso per l'etichetta, punto. Non mi faccia dire altro…
Si riferisce a Teocoli?
Guardi, lui ha vissuto sulle mie spalle per due o tre anni. Pranzi, cene, pagavo sempre io. Una notte, parliamo del '64/65, si presentò a casa mia e mi chiese 250.000 lire perché aveva fuso il motore della macchina a Parigi, e doveva farla tornare in treno. Ovviamente, non aveva un soldo.
Anche Al Bano si accredita come membro del Clan.
Ma per favore! Al Bano? C’entra come i cavoli a merenda. Non ha mai inciso nulla sotto l’etichetta del Clan. Faceva solo parte della scuderia di artisti per cui la produzione spettacoli del Clan organizzava serate. Tutto qui. Adesso gli fa comodo farsi pubblicità in questo modo, ma la verità è un’altra.
E perché ha litigato con Celentano?
I conti non tornavano. Si vendevano i dischi, ma le cifre delle vendite risultavano più basse di quelle effettive. Gli attriti sono partiti da lì, ma si sono acuiti con il matrimonio.
Quindi Claudia Mori è co-responsabile?
Dopo essersi sposato, Adriano non era più lo stesso, non si faceva più vedere. Non piacevo alla moglie, perché tifavo apertamente per la sua ex, Milena Cantù. Simpatica, alla mano, una vera compagnona. Quando Adriano l'ha mollata, mi è dispiaciuto. Claudia questo lo sapeva e non mi sopportava. Alla fine, tra i dischi non pagati e il matrimonio, la rottura è stata inevitabile.
E siete finiti anche in tribunale. C’è speranza di fare pace?
Ogni volta che vado a fare un concerto, c’è sempre qualcuno che mi chiede: e Adriano? Ma io gli ho lanciato tanti segnali. Ora basta. Se non vuole metterci una pietra sopra, anche adesso che abbiamo più di 80 anni...
Teo Teocoli e Rosalinda sostengono di non parlare con lui da parecchio. Come si spiega questo isolamento?
È semplice: Adriano è terrorizzato dall’idea di ammalarsi. I figli hanno ragione a lamentarsi, perché anche i suoi amici più stretti hanno sempre detto che come padre lascia a desiderare. Ma c’è di più. Una persona che ci conosce entrambi, una sera l’ha invitato a cena, e lui ha risposto: Sono tre anni che sono in pigiama. Non solo: pare che i figli, per vederlo, debbano fissare un appuntamento con la mamma. Vuoi vedere tuo padre? Bene, dimmi quando e ti dico l’orario.
Torniamo al Sanremo de L’Immensità. Mogol è co-autore del brano.
Sì, ha cambiato tre parole e si è preso il titolo di co-autore.
Questo ha incrinato i vostri rapporti?
No, è successo per un’altra questione. In qualche modo, sono stato io a lanciare l’idea della Nazionale Cantanti. Milena Cantù mi aveva invitato a una partita di beneficenza a Milano, e io portai Gianni Morandi e Paolo Mengoli. Il giorno dopo, Mogol ci invitò a giocare da lui e mi venne in mente l’idea di una squadra di cantanti. La cosa piacque, ma non se ne parlò più, almeno con me. Qualche tempo dopo, un funzionario tv mi invitò a Modena per una partita di beneficenza, e mi ritrovai davanti la Nazionale Cantanti già bella che organizzata, con tute e tutto il resto. Io? Neanche considerato. Bè, alla fine non mi fecero scendere in campo. Un organizzatore mi spiegò che Mogol aveva minacciato di non giocare se c’ero io. Forse non ha mai digerito la storia vera dietro L’Immensità. Da quel giorno, ho smesso di frequentare certe persone, eccetto Sandro Giacobbe e Paolo Mengoli, che è un amico.
E Morandi?
Morandi? Non ha detto una parola. Come al solito, si nasconde dietro gli altri. È una delusione dal punto di vista umano.
Perché non torna a Sanremo dal '71?
Perché non mi hanno più preso. E io ho smesso di proporre canzoni. Evidentemente, ci sono motivi per cui non vogliono vedermi su quel palco.
Che motivi?
Ah, se lo sapessi… Se dico che c’è un ostracismo nei miei confronti, poi sono io che faccio polemica. Ma la verità è che non c’è spazio per i veterani.
Ci riproverà con Carlo Conti?
Non è anche lui un veterano? I veterani fanno ancora concerti, lo faccia sapere a Sanremo. Ma oggi quel palco è più interessato al gossip...
C’è qualcuno delle nuove leve che le piace?
Alcuni non li considero neanche cantanti, mi spiace. E poi ci sono quelli che salgono sul palco in mutande...
Si riferisce a qualcuno in particolare? Qualche mese fa ha criticato Elodie.
Elodie? Non è l'unica. A lei farei cantare Sognando, il brano che ho scritto per Mina. Vediamo se è capace.
Se Sanremo non è nei suoi piani, cos’altro bolle in pentola?
Ho un paio di progetti in arrivo: una favola che sarà letta su Audible da Gino Lamonica, e poi trasformata in fumetti. Dei libri e un disco, prodotto da Sergio Cerruti, dove canterò dieci canzoni che ho scritto per altri.