Chi non conosce Beyoncé? Una delle popstar più famose e soprattutto più potenti al mondo, che scala le classifiche ormai da oltre vent’anni. Dal quel suo primo debutto, da giovanissima, con le Destiny’s Child, fino ai grandi successi come “Crazy in Love” (featuring col marito Jay – Z), “Beautiful Liar”, “Irreplaceable”, “Listen”, “Halo”, “Single Ladies” e altre decine e decine di brani che l’hanno resa la regina, non solo di Mtv, ma anche del pop, con oltre 200 milioni di copie vendute in tutto il mondo, 32 Grammy e un patrimonio stimato da quasi due miliardi di dollari. Ebbene, ma può mai “Queen Bey”, essere vittima di razzismo?
L’artista 43enne, oltre al prediletto genere pop, con influssi r&b e hip-hop, negli ultimi anni si è cimentata spesso e volentieri anche con la musica country, come testimonia in particolare il suo ultimo album “Cowboy Carter” uscito nel 2024 che la ritrae anche con un cappello da cowgirl in copertina, oltre che in diversi altri scatti promozionali, e che soprattutto ha venduto oltre 220.000 mila copie. Eppure, nonostante il successo e l’apprezzamento del pubblico, “Queen Bey” è stata estromessa dai “Country Music Awards” per cui il padre dell’artista – che è notoriamente afroamericana, dettaglio, in questo caso, da non sottovalutare – ha parlato di un caso di razzismo: “è ancora una questione di bianco o nero”, ha commentato l’uomo con il sito di gossip Tmz, riferendosi al colore della pelle della figlia che non sarebbe stato “accettato” nella competizione di musica country – almeno, secondo lui – dato che il country invece, storicamente, è ancora associata a interpreti bianchi. Mathew Knowles ha però aggiunto di non essere affatto sorpreso dell’esclusione della figlia, dato che “ci sono più bianchi in America e purtroppo non votano [gli artisti] in base alle capacità” per cui “l’esclusione parla da sola. Beyoncé non ha mai trovato molto spazio nelle radio country americane, considerata probabilmente troppo pop per quel mondo…”.
Se quanto Mathew Knowles sostiene fosse vero, sarebbe senz’altro un fatto gravissimo, dato che non solo si parla di una delle artiste più famose e di successo al mondo, ma anche perché sarebbe sì, un caso di razzismo ingiustificato. Peccato che l’uomo abbia “dimenticato” di sottolineare che in realtà, nello stesso concorso, ci siano non una, ma ben due nomination di un altro artista nero, Shaboozey, che ha anche collaborato proprio con Beyoncé per diversi brani. Si può allora parlare di vero razzismo? La sensazione è piuttosto quella che sia stato montato un ennesimo caso di polemica per nulla, non volendo accettare che a volte, soprattutto sull’arte, a farla da padrone sono i gusti dei “fruitori” (in questo caso degli ascoltatori), e non successi o etichette guadagnati precedentemente. E che puoi anche essere Beyoncé, ma se un brano (o un album) non piace, o almeno non piace a tutti, non ci si può fare niente. È solo questione di gusti e il razzismo (per fortuna) non c’entra niente.