Sugli schermi dei cinema trionfa la storia dell’automobilismo italiano. Così, dopo Ferrari di Michael Mann, è arrivato il momento di Race for glory: Audi vs Lancia. Il film è diretto dal regista Stefano Mordini, e vede come protagonisti Riccardo Scamarcio, nelle vesti di Cesare Fiorio, e l’attore di origini tedesche Daniel Brühl nelle vesti del team manager di Audi. Proprio come il biopic dedicato a Enzo Ferrari, anche questo film è ambientato nel passato: ci troviamo nel 1983, agli inizi della grande rivalità che ha caratterizzato buona parte dei campionati mondiali di rally degli anni ’80, ovvero, per l’appunto, quella tra Lancia e Audi. Si tratta sicuramente di un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati del genere, anche se occorre mettere in chiaro alcuni punti. Infatti, Race for glory ha già debuttato nelle sale del nord America; e dall’altra parte dell’oceano cominciano ad arrivare delle recensioni discordanti. Tra chi applaude all’opera di Mordini, e chi invece la boccia. Ecco perché…
Nonostante sia un film italiano, con regia italiana e Scamarcio anche nelle vesti di produttore, Race for glory ha cominciato a essere proiettato oltre oceano, negli Stati Uniti e in Canada dove ha debuttato in contemporanea il 5 gennaio. Qui in Italia, invece, bisognerà attendere fino al 29 febbraio per poter vedere l’iconico (per alcuni) volto di Tre metri sopra il cielo interpretare l’iconico (per tutti) Cesare Fiorio guidare il team Lancia nella storica campagna del 1983, fino alla vittoria finale del rally di Sanremo. L’attesa è tanta, nonostante il film non stia ricevendo una grande attenzione mediatica, ma alcuni commenti potrebbero stroncarla. Infatti, Joe Leydon, nella sua recensione pubblicata su Variety, rivela che “il film non è una descrizione avvincente, né tantomeno emozionante”, e a quanto pare non è nemmeno una descrizione realistica visto che, scrive sempre Leydon, sullo schermo viene proiettato l’avviso: “Questo film non può essere considerato una descrizione fedele dei fatti”. Ma i commenti di Leydon diventano via via sempre più pesanti: “Si tratta di una panoramica competente ma banale degli eventi che anticipano e seguono il campionato mondiale di rally”, e ancora, Scamarcio “non solo si regala tutte le battute migliori, ma comanda anche la maggior parte del tempo sullo schermo” e “quando non è sullo schermo accade ben poco di interessante”. Di tutt’altro avviso, invece, è la recensione pubblicata su The Drive a firma di Maddox Kay, secondo cui Race of glory sarebbe addirittura meglio di Ferrari di Michael Mann, questo perché non si perde nel racconto di relazioni extraconiugali, ma “segue l’arco di un team nel corso di una stagione storica”. Comunque sia, entrambe le recensioni trovano gli stessi punti deboli, come la poca attenzione sulle figure dei due piloti e sui vari personaggi secondari, o la scarsa caratterizzazione della grande rivalità tra Lancia e Audi; mentre, secondo il critico cinematografico di Variety, le scene di corsa sono “poco più che banali” a differenza di quelle di Ferrari, raccontate da MOW. I punti forti? L’assenza del cliché del romanticismo: a quanto pare qui ci sono soltanto le auto.