Un disegno indimenticabile: “Quella sera Slash mi mostrò anche alcuni dei suoi disegni, e mai avrei immaginato che meno di un anno dopo avrebbe creato un logo per la band in cui avremmo militato insieme: due pistole con delle rose attorcigliate sulle canne”. Una poetica stupefacente: “Il crack accentuava ogni cosa in maniera positiva. Le caratteristiche dell’appartamento della ragazza, scialbo e triste, diventarono improvvisamente bellissime. L’isola ricavata con un tavolo laminato, che separava la cucina dal soggiorno, assunse improvvisamente una propria perfezione architettonica, un uso dello spazio così logico e brillante che la sua bellezza mi lasciò senza fiato”. L’incontro con Axl: “Quando mi presentai alla mia prima prova con i GN’R, sul finire del marzo 1985, io e Axl ci salutammo e iniziammo immediatamente a scherzare. Mi piacque da subito. A quel punto, un tizio qualunque che si stava occupando dei suoni chiese ad Axl di provare il microfono. Lui emise un urlo tipico dei suoi, ed era qualcosa che io non avevo mai sentito prima. C’erano come due voci in una, che uscivano contemporaneamente! C’è una definizione per questo fenomeno, in musicologia, ma tutto ciò che sapevo in quel momento era solo che quel ragazzo fosse diverso, potente e fottutamente serio. Non aveva ancora imparato a dominare la sua voce – era più originale che virtuoso a quel punto – ma era palese che non si fosse trasferito a Hollywood, dall’Indiana, per il clima. Era lì per lasciare un segno, e per mostrare chi fosse all’intero dannato pianeta.”
Un’ammissione sofferta: “Se c’è una cosa che nessuna band potrà mai fare, è detronizzare i fottuti Rolling Stones”. In libreria potete trovare IT’S SO EASY e altre bugie di Duff McKagan (Editore Il Castello, pp. 400, € 22, con traduzione italiana di Giuseppe Ciotta). Duff McKagan è il bassista originale e cofondatore dei Guns N’ Roses e ha contribuito a buona parte dei loro più grandi successi. Ha formato i Velvet Revolver con lo storico sodale Slash e militato in altre band di successo, oltre a condurre una carriera solista. È editorialista per Seattleweekly.com ed ESPN. com e, tra le varie testate, ha collaborato con il New York Times, Rolling Stone e Playboy. Nel 2016 ha pubblicato il suo secondo libro: How to Be a Man (And Other Illusions). È laureato in Marketing ed Economia e ha avviato una società di consulenza patrimoniale. Questo libro è l’autobiografia di Duff McKagan, uno dei fondatori dei Guns N'Roses, mentre racconta il cammino verso la celebrità e il successo del gruppo. Nel 1984, quando aveva vent'anni, Duff McKagan partì da Seattle per inseguire i suoi sogni musicali e sfuggire alla trappola delle droghe che stava travolgendo la comunità punk locale. Dopo un breve periodo a Los Angeles, dormendo nelle strade, rispose a un annuncio di un tale che si firmava "Slash" per un posto da bassista. Da quel momento, emerse una delle band più iconiche della storia, i Guns N' Roses, che conquistarono il mondo vendendo oltre cento milioni di album.
L’autore racconta l’incredibile percorso del gruppo verso la realizzazione di album multiplatino, tour epici in stadi di tutto il mondo e la celebrità globale. E insieme a questo arrivano i problemi di salute dovuti agli eccessi alcolici dell’autore: “Il mio pancreas, ormai ingrossato quanto un pallone da football a causa di tutto l’alcool, era esploso. Avevo ustioni interne di terzo grado dappertutto a causa degli enzimi digestivi rilasciati dall’organo ferito”. Così, dopo aver sfiorato la morte a causa dell’alcolismo, McKagan trova una nuova strada verso la sobrietà con decisioni sorprendenti che segnano un punto di svolta nella sua vita personale. Toccante la parte dedicata alle figlie nei ringraziamenti: “Voi e la vostra mamma mi avete dato una nuova vita e una nuova luce, e io avrò cura di voi e vi proteggerò sempre, facendo del mio meglio per tenervi lontane dagli abissi bui e profondi in cui sono caduto io”. Un libro da non perdere che è anche il racconto epico di un gruppo partito dal basso che ha raggiunto le stelle e ha lottato per restare fedele al sogno che avevano chiamato “Guns N’ Roses”.